Lucy 4 – La soffitta

Lucy 4 – La soffitta

La porta si apre piano rivelando un locale ampio ma dal soffitto molto basso.
E’ la soffitta di una casa d’epoca, riadattata ad alloggio o, per meglio dire, a “scannatoio”, dal momento che il poco arredamento e la mancanza di una vera e propria cucina tradiscono il vero utilizzo di quei locali.
L’uomo che mi accompagna mi fa accomodare su un divano e parliamo un po’ di noi, dei nostri gusti e di che cosa ci ha portati su internet a cercare “amicizie piccanti”, poi, seguendo un rito ormai collaudato, lo lascio andandomi a chiudere nel piccolo bagno.

Dalla mia scatola portaprogetti escono uno ad uno gli oggetti che mi trasformano in Lucy; il serio professionista, virile fino al midollo, lascia il posto alla strana femmina dal corpo maschile ma inguainata in pizzi e nylon nero.
Sfilo adagio il piccolo plug col quale mi preparo ad ogni incontro, un velo di rossetto prugna a evidenziare le labbra, e si va in scena…
Entro nella camera e lui è già lì. Seduto sul letto a petto nudo, la camicia sbottonata e ampiamente aperta sul torace ornato di riccioli bianchi.
Mi siedo accanto a lui, con una mano accarezzo il suo torace nudo, giocherello con quei peli, lascio correre le mie unghie in un graffio leggero per fargli il solletico… avvicino il mio viso al suo e vedo con piacere che non si ritrae, anzi, cerca le mie labbra con le sue in un bacio che sa ancora del caffè preso prima al bar.
Ci lasciamo cadere insieme sul letto, mentre le nostre lingue danzano insieme, le sue mani dalla pelle rugosa esplorano il mio corpo attraverso la catsuit, mi artigliano le natiche.
Il mio compagno di oggi è un uomo che, nonostante l’età, si difende ancora bene. Il corpo è tonico anche se segnato dagli anni; mi stacco da quel bacio caliente e vado a esplorare il suo petto con mille baci leggeri, scendendo verso la pancia, slacciandogli i pantaloni mentre con la lingua disegno ghirigori sul suo basso ventre, sempre più giù.
Quello che estraggo dai pantaloni è un “signor” cazzo, di buone dimensioni e svettante verso il soffitto di quella piccola stanza. Profuma di pulito e prendo subito a coprire di baci la sua pelle di seta, ad onorarlo come merita.
E’ in questi momento che Lucy è viva come non mai; quando può accarezzarsi sul viso con un sesso maschile, quando può avvolgerlo tra le labbra. Sacerdotessa pagana di un dio blasfemo a forma fallica, un pene turgido che non ha un volto, come non hanno volto i sessi che nelle mie fantasie mi circondano, essendo allo stesso tempo divinità da onorare e omaggi lussuriosi alla strana femmina Lucy.
Scalcia via i pantaloni per agevolarmi, mentre io prendo in bocca i testicoli, li lecco…
Quel sesso è rigido, sa farsi onore nonostante l’età, e immagino quante donne abbia fatto felici quando quella foresta pubica era nera corvina.
Mi chiede di smettere, perchè vuole scoparmi, e io docile oggetto di piacere, mi dispongo su quel letto a pancia sotto, con le natiche ben protese verso di lui. Lo sento armeggiare con un profilattico, poi posso sentire la punta di quel sesso inguainato nel lattice appoggiarsi al mio sfintere.
I maneggi per indossare il profilattico, però, devono aver un po’ incrinato l’incantesimo, infatti mi viene quasi da pensare che quell’erezione fosse “aiutata” con metodi non naturali, qualcosa al di là della sola eccitazione. In poche parole il suo cazzo perde un po’ della rigidità, e non riesce a farsi largo nel mio buchetto proibito.
Ci prova, ci riprova, ma gli insuccessi non fanno altro che frustrarlo ancora di più.
Mi volto, libero il suo sesso dalla gomma che lo ricopre e riprendo a leccarlo, a succhiarlo… scivolo sotto di lui, leccando i testicoli, il perineo, l’ano… mi succhio un dito e provo a forzare piano piano quell’ingresso.
Lo sento irrigidire i muscoli, poi rilasciarli per permettere l’accesso di quell’ospite inatteso.
Purtroppo il suo sesso non ritrova la durezza di prima… in compenso il mio è duro e rigido come un pezzo di legno.
Dolcemente scivolo alle sue spalle: inginocchiati sul letto lo abbraccio da dietro… mordo leggermente la sua spalla, il suo collo, carezzo con la lingua il suo lobo mentre le mie mani artigliano il suo petto. Con piccoli movimenti del basso ventre riesco a posizionare la mia cappella fra le sue natiche, e vado in cerca del suo buchetto. Mi ci appoggio mentre lui mormora un “no” senza troppa convinzione…
Inizio a spingere facendolo piegare in avanti; con il peso del mio corpo ho gioco facile a farlo chinare porgendomi le terga, mentre sento distintamente che la punta del mio uccello ha forzato la prima porta.
Cerca di rialzarsi, ma usando il peso del mio corpo lo tengo giù, mentre lentamente, ma inesorabilmente, il mio membro avanza dentro di lui…
Con una mano cerco il suo uccello, solamente barzotto, e inizio a masturbarlo per fargli rilassare la stretta e consentirmi di penetrarlo più agevolmente… ben presto sono dentro di lui fino all’elsa, dentro a quel buchetto che aveva raggiunto -immagino- l’età della pensione mantenendo la sua verginità, e che oggi sto inaspettatamente ma piacevolmente sfondando.
Prendo a muovermi avanti e indietro lentamente, mentre lui soffia alcune bestemmie mescolate a gemiti di godimento.
“Ti piace essere scopato da una donna cazzuta? Ti piace? Sei arrivato alla tua età per scoprire che volevi solo avere il culo rotto… e io oggi te l’ho aperto…” gli sussurro all’orecchio, mordendogli poi il lobo.
Gli scarico uno, due, tre, quattro getti di sperma nell’intestino, mentre anche lui raggiunge il piacere, pur senza schizzare nelle mie mani.
Cammino tornando verso l’ufficio, con la mia cartelletta sotto il braccio.
Sul marciapiede opposto due universitarie ridono chiacchierando all’angolo della strada; e mentre Lucy riposa nel suo rifugio segreto di cartoncino plastificato, osservo i loro culetti e le loro gambe nervose sospirando…

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