Lucy 15 – Il mondo è piccolo (seconda parte)

Lucy 15 – Il mondo è piccolo (seconda parte)

Il sesso di F., nella mia bocca, aveva ormai ripreso tutta la sua durezza. Mi staccai da lui e, istintivamente, nel rialzarmi ripresi la mascherina che aveva celato i miei tratti e la indossai di nuovo. Dalla sua posizione, seduto sul letto, il mio amico aveva davanti agli occhi il mio arnese rigido, circondato dagli elastici reggicalze della guepière; allungò la mano, lo afferrò e se lo portò alla bocca suggellando definitivamente quel nostro inconfessabile patto di lussuria.
Mi godetti la sua bocca per un po’, ma poi decisi di ripristinare i ruoli. Lucy reclamava la sua parte, per cui mi sdraiai sul letto a pancia sotto, e lo invitai senza mezzi termini a farmi sua.
Sentii le sue dita, sulle quali evidentemente aveva depositato della saliva, frugarmi l’ano e dilatarlo, e poi il suo sesso che si appoggiava all’apertura, che spingeva, che forzava i muscoli… che penetrava a fondo dentro di me strappandomi rantoli di piacere.
“Sì… inculami… inculami…” lo esortavo, ma non ve n’era alcun bisogno. Non appena il mio sfintere si adeguò alla presenza di quello splendido cazzo, F. prese a pistonarmi vigorosamente, tenendomi stretta per i fianchi.
Il rumore delle mie natiche contro il suo basso ventre risuonava in quella camera ad ogni suo colpo, e ogni volta sentivo quei centimetri di carne maschia risalire il mio budello fino all’elsa.
“Sì, sì… così… rompimi per bene… ma non venire, mi raccomando…”
Forse glielo dissi giusto in tempo, dal momento che F. rallentò il ritmo dell’inculata fino a fermarsi; probabilmente i primi sintomi dell’orgasmo stavano già facendo capolino e di lì a poco avrebbe goduto tra le mie chiappe.
“Non ti preoccupare… non ti vengo dentro…” disse, come per rassicurarmi.
Mi sfilai il suo sesso dal culo e mi voltai verso di lui, più zoccola che mai.
“Non hai capito… io VOGLIO che mi tu mi venga dentro… con te posso finalmente farlo… ma non volevo che venissi ancora…”
Mi sdraiai sulla schiena e sollevai le ginocchia al petto, offrendogli la vista del mio buchino dilatato.
“Voglio che mi inculi così, voglio vederti mentre godi e mi riempi il culo di sborra…”
“Che troia che sei, che gran troia che sei…” disse mentre si avvicinava.
“La tua troia… la tua troia rotta in culo…” gli risposi.
Sentii distintamente la sua cappella appoggiarsi al mio buchetto, e poi venire risucchiata dentro.
Ora F. mi scopava mettendo nei colpi tutto il suo peso, e ad ogni affondo lo sentivo riempire il mio culetto ormai sfondato. Il viso tradiva il suo godimento, e immaginavo che di lì a poco l’avrei sentito fremere nell’orgasmo. Cercai di trattenermi il più possibile, perché non volevo raggiungere il piacere a mia volta e sprofondare poi in quel “periodo refrattario” dove Lucy abbandona un po’ questo corpo lasciandolo in vesti che non sono le sue.
Lo sentii urlare, il volto trasfigurato, e con uno, due, tre affondi spruzzò il suo sperma nel mio retto.
Poi si sfilò da me, e si sedette sul letto. Io sapevo che dovevo agire in fretta, prima che fosse lui ad aver dubbi, a farsi domande. Velocemente afferrai quel pene che stava perdendo consistenza e iniziai a baciarlo, a succhiare lo sperma rimasto all’interno dell’uretra, a leccare i residui del suo seme e dei miei umori anali lungo l’asta. Poi, con delicatezza, gli accarezzai l’ano con un dito e sentii il suo membro sussultarmi in bocca.
Piano piano iniziai a spingere, penetrandolo con un dito. F. si lamentò ma non si ritrasse, anzi; si sdraiò sul letto a godersi la mia bocca calda e quel dito insolente.
Mi spostai lentamente, fino a ritrovarmi testa a coda con lui. Volevo legarlo a me in maniera indissolubile e il mio piano sembrava procedere per il meglio.
Ben presto iniziammo a succhiarci reciprocamente i peni, mentre con le dita ci masturbavamo analmente. Tre delle sue dita scorrevano agevolmente nel mio culo sfondato, mentre il suo buchetto vergine sembrava apprezzare il mio dito indice che ne massaggiava le pareti dall’interno.
Stavo per venire, gli avrei riempito la bocca di sperma, mettendo un ulteriore sigillo al nostro reciproco patto.
Infilai con forza un secondo dito nel suo buchino, facendogli un po’ male, ma portandolo di nuovo al punto di non ritorno. Entrambi iniziammo a godere, e gli schizzi di liquido seminale riempirono le nostre bocche; ingoiai il suo sperma e poi ruotai sul letto a cercare la sua bocca. Non vedevo tracce sul viso o sul letto, quindi immaginai che avesse ingoiato anche lui il mio seme, e lo baciai un’ultima volta…

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