Paolo, mia moglie ed io

Paolo, mia moglie ed io

Paolo, mia moglie ed io
Racconto soltanto ora, a distanza di anni, una storia vecchia, che ha finito col condizionare tutto il seguito della mia vita matrimoniale. Infatti il rapporto con mia moglie da quella volta cambiò completamente, cinicamente dal momento che in un certo senso si liberalizzò emancipandoci entrambi. Ma questo tuttavia non è accaduto senza provocare dolorose e taciute ferite che non smisero di sanguinare, perché mai completamente cicatrizzate nonostante il reciproco trasgressivo e disperato appagamento dei sensi che funziona da farmaco oppiaceo e placebo, almeno per me.
La protagonista è, come può intuirsi dalle poche riga iniziali, mia moglie Vanda, nome naturalmente non corrispondente a quello vero, come pure quello che assegnerò agli altri protagonisti della storia. Vanda, apprezzata insegnante di scienze alle superiori, dopo circa 10 anni di matrimonio, paventando un nostro isolamento sociale, ad un certo punto, insistendo ripetutamente, fece sì che iniziassimo a frequentare alcuni suoi colleghi con le rispettive famiglie. Si trattava di cinque o sei coppie, quasi tutte senza figli che cominciammo ad incontrare soprattutto nei fine settimana per andare insieme a cinema o a cena fuori ma anche in casa di qualcuno di noi, per festeggiare insieme compleanni, onomastici, o per scampagnate, gite fuori porta e, dopo un po’, in qualche caso, anche vacanze comuni.
Tra queste coppie ce n’era una composta da Anna, una collega di Vanda, professoressa di lettere, bella ragazza rossiccia, alta più o meno quanto mia moglie, elegante e solare, dotata di una naturale simpatia con un sorriso aperto e contagioso. Suo marito, Paolo, era un giovane ben messo, di famiglia ricca, curava l’impresa di famiglia. Disponevano della casa più grande e più bella oltre che di una residenza estiva in campagna molto grande soprattutto per quello che riguardava gli spazi esterni notoriamente molto apprezzati nella bella stagione. Questa villa, direi per condizione naturale, ben presto divenne sede, quasi esclusiva, degli incontri della comitiva nei mesi della calura.
Erano entrambi più giovani di noi, lui 7 anni meno di me e 4 meno di mia moglie, lei rispettivamente 10 e quasi 7 ed avevano due figli, un bambino ed una bambina entrambi piccoli. Mi accorsi immediatamente che tra Vanda e Paolo, che corredava il proprio viso con un paio di baffi sottili e troppo ben curati perché non potessero essere considerati da lui uno strumento di seduzione, (mia moglie ha sempre avuto un debole per gli uomini con i baffi, una volta era persino riuscita a convincermi a farmeli crescere) era scoccata una simpatia reciproca e condivisa. Ma non solo quella perché mi resi conto subito che si era accesa anche la scintilla di un’attrazione fisica, sensuale, un erotismo che gli sguardi scambiati, i sorrisi ed i reciproci ammiccamenti, tradivano, pur se lei non ammise mai nulla, nonostante le mie continue insinuazioni e domande, dalle quali si difendeva dandomi del visionario. I segni tuttavia erano evidenti. Vanda iniziò ad aver più cura di se stessa, anche se non ce ne fosse poi necessità. All’epoca era una trentasettenne molto ben tenuta e nel pieno della sua maturità sessuale. Bruna, capelli neri che le avvolgevano il viso che ha sempre avuto piuttosto piccolo ma sempre ben incastonato in quella cornice corvina poggiante sulle spalle. Alta 1 metro e 60, seno florido, gran culo e due belle gambe, magre sotto, ma con due cosce poderose che hanno fatto fantasticare tante classi di studenti nelle loro pratiche masturbatorie. Non a caso, a scuola, era nota già alle superiori, da alunna, prima ancora che salisse in cattedra, per come si scosciasse tutte le volte che le succedeva di accavallare le gambe. Infatti aveva (e conserva) l’abitudine di non tenere alcuna attenzione né riservatezza in quel gesto che, in tal modo, con nonchalance come dicono i cugini d’oltr’alpe, le scopriva completamente le cosce. Spesso inoltre sovrapponendole una all’altra tarda ad unirle compiacendosi di tenere sospesa su quella sottoposta, l’altra che viene sovrapposta. In questo modo, (che in verità ritengo le venisse naturale, non credo cioè fosse voluto almeno inizialmente, poi col tempo presa coscienza della sudditanza provocata negli uomini che le spiano il movimento, nel farlo certamente vi ha aggiunto una qualche malizia) era normale mostrare le cosce e soprattutto, lasciare che nello spazio aperto tra le due, si vedessero le mutande, che, per una sua scelta mai motivata, ha sempre indossato bianche. Quel colore, naturalmente, in quelle condizioni le rendeva maggiormente visibili, a differenza di quanto sarebbe accaduto per esempio con biancheria di colore scuro. A tutto ciò si aggiungeva un altrettanto istintivo sguardo sensuale che la faceva apparire come una donna che, prima ancor di essere spogliata dagli sguardi maschili, spogliava lei gli uomini che le capitavano a tiro, il che li faceva ancor di più eccitare.
Aumentarono le sue sedute da parrucchiere ed anche dall’estetista, maggiori furono gli acquisti di abbigliamento, soprattutto camicette maliziosamente di una taglia più piccola così da valorizzare quella sua terza misura di seno tendente a divenire quarta, che, in tal modo, pareva volesse liberarsi dalle costrizioni dei bottoni. Ed ancora, vestitini di lanetta d’inverno e cotone d’estate, sempre piuttosto corti e soprattutto aderenti in modo da fasciarle le linee del corpo, oppure gonne quattro/cinque dita sul ginocchio aderenti o a pieghe così da offrire sempre e comunque generose visioni ogni volta che posasse su una qualsiasi seduta, si trattasse di poltrona o sedia, panchina o sgabello, quel suo bellissimo culo rotondo e pronunciato appena un po’ più del giusto, così da attirare forse qualche possibile critica da parte degli esteti, ma solo gemiti di desiderio ed occhiate di alto gradimento da parte dei mandrilli arrapati. Anche la misura del tacco delle sue scarpe si modificò, alzandosi, perché il suo tradizionale tacco basso, iniziò a farsi più alto.
Paolo cominciò subito a corteggiarla, mostrandosi simpatico e facendo il brillante, riempiendola di complimenti anche manifesti, ma celati agli occhi dei presenti da una apparente ironia che serviva solo a mascherarne le vere intenzioni, e più spesso sussurrati all’orecchio appena riteneva di non essere visto. Non va dimenticato che spesso, soprattutto d’estate, eravamo suoi ospiti e dunque, lui giocava in casa e questo dà sempre un vantaggio all’attaccante, costituendo contemporaneamente un handicap per chi deve invece sottrarsi all’assalto. Col tempo poi giunse anche qualche regalino tenuto sapientemente nascosto, ma non tanto da impedirmi di avvedermene, che mia moglie camuffava come acquisti personali. Vanda d’altro canto gradiva il corteggiamento e così anche le operazioni al trucco prima di uscire di casa, iniziarono a consumare maggior tempo di quanto non accadesse prima. Io assistevo pavido ed impotente al montare di una situazione di desiderio diffuso nell’aria che mal si conciliava con quella promessa di fedeltà scambiataci davanti al prete non molti anni prima. Sentivo vacillare la mia posizione e cominciai a riflettere su come riaffermarla nei suoi confronti, con pensieri che, in tali condizioni, non potevano essere completamente lucidi. Di conseguenza anche i comportamenti qualche volta, presero a mancare di … eleganza … Ricordo così che una sera in cui avevamo appuntamento con gli altri per una cena a casa di un comune amico, la vidi impegnata in quelle operazioni di trucco che conduceva con una lentezza ed una cura che soltanto fino a pochi mesi prima, non le appartenevano. Così attesi che si fosse truccata e vestita di tutto punto, pronta ad uscire e contro la sua volontà, essendomi eccitato per averne seguito le lente ed accurate procedure di preparazione, le usai violenza. La afferrai con la forza senza alcuna condivisione da parte sua, bloccandola in bagno per possederla da dietro, le tirai giù con violenza le mutande che finii col strappare in un angolo dopo averle sollevato la gonna che, rammento quella volta, di color marrone bruciato, era lunga e larga, giusta perché unitamente ai capelli che si era arricciati, sembrasse una zingarella. Sentii per intero tutto il suo disprezzo fino a scorgerle delle lacrime nello specchio che ritraeva le nostre figure mentre la prendevo, ma una volta che l’amplesso impostole fu terminato, si lavò e, come se nulla fosse accaduto, indossò un tanga riprendendo, le operazioni di trucco per non mancare all’appuntamento con gli altri, che per lei , in fondo, costituiva l’occasione di incontrare lui.
Strabiliante la forza delle donne quando le sorregge la determinazione, la vanità, la voglia di mostrarsi e probabilmente anche la voglia di essere desiderate prima e scopate dopo.
Paolo che aveva capito la situazione che si era creata in lei, la circuiva e aveva sempre cura di sederlesi di fonte in salotto, così che lei potesse mostrargli generosamente le cosce e le sue mutande, fino a quando ad un certo punto addirittura cominciò a farne a meno sia d’inverno ( “ è sufficiente il collant “ la sua giustificazione) sia d’estate ( “ per esigenze igieniche “ ) e lì a mostrargli era la topa pelosa con quei ripetuti, lenti e allargati scosciamenti tutte le volte che accavallava o scavallava le gambe. Quando invece ci si metteva a tavola in un modo o nell’altro, le finiva sempre accanto alla sua destra e lì iniziava un subdolo e strascicato lavoro di mani sotto il tavolo protetti dalla tovaglia cosa di cui io però, che li tenevo costantemente d’occhio, mi accorgevo. Non ho mai avuto il coraggio di far cadere in terra qualcosa così da potermi abbassare a raccoglierla, ma i lenti e ben celati movimenti delle loro braccia mi facevano intendere cosa succedesse lì sotto. Paolo era mancino e la masturbava cosa che lei non ha mai gradito molto, così quasi subito l’iniziativa passava alla mano destra di Anna che, in verità, è sempre stata una segaiola favolosa. Tra me e me ho sempre riconosciuto che da mia moglie regala molto più piacere farsi fare un segone che un pompino, pratica cui comunque non si è mai negata sin da ragazza, quando cominciai da subito a ficcarglielo in bocca, spesso persino quando, riaccompagnatala a casa dei suoi genitori, indugiavamo nell’androne del portone e la conducevo nel piano interrato nell’area destinata ad ospitare le lavanderie.
Le cose dunque procedevano in quel modo che per me iniziava a diventare un tormento ed una ossessione fino ad una estate in cui le due coppie decidemmo, mio malgrado, di andare in vacanza insieme in montagna in Trentino, non lontano da Cortina. Aveva fatto tutto lui, scegliendo località ed albergo. Un pomeriggio con la scusa di un fortissimo mal di testa, di cui in effetti soffriva spessissimo, Paolo mi chiese la cortesia di accompagnare Anna, sua moglie, per delle compere. Vanda riposava ( o forse fingeva …) e lì, lì non pensai a svegliarla. Con Anna impegnata in acquisti in diversi negozi di Cortina (le possibilità economiche glielo consentivano) ci assentammo per oltre un paio d’ore e quando tornammo, mentre io persi del tempo per poter parcheggiare l’auto all’interno del garage dell’hotel, operazione che tra l’altro richiedeva manovre complesse e ripetute essendo gli spazi disponibili resi difficili da una serie di colonne che terminavano in quell’ambiente, Anna salì e probabilmente dovette scoprirli a letto insieme. Non mi ha mai rivelato nulla ma credo che le cose siano andate così perché io rinvenni mia moglie in camera nostra, ancora semivestita e rossa in viso a causa del fatto che, così disse, si era innervosita, per il nostro ritardo! Inoltre già a cena quella sera l’atmosfera di colpo si fece fredda ed il giorno dopo una misteriosa telefonata di lavoro, ricevuta in nostra assenza, li costrinse ad un improvviso ed anticipato rientro dalle vacanze (eravamo lì ognuno con la propria auto). Anna è una donna bella e gentile, di buona famiglia ma dalle normali possibilità economiche, con un padre titolare di un buon impiego, ma monoreddito. Paolo con la sua ricchezza l’aveva gratificata di una vita con piacevoli opzioni che altrimenti non avrebbe potuto permettersi. Queste considerazioni probabilmente le suggerirono di evitare scenate, di contenere la sua reazione facendo finta di nulla ma imponendo al marito di chiudere o comunque limitare, per non dare troppo nell’occhio, le nostre rapportazioni che in effetti dapprima si diradarono e piano, piano cessarono del tutto di lì a poco. Se la mia ricostruzione fosse stata quella giusta, e non ci sono elementi per smentirne la validità, è chiaro che i due avevano già iniziato a scopare da qualche tempo e proprio da un episodio accaduto nei mesi successivi, venne la conferma.
Nonostante tutto però devo riconoscere che Anna ha sempre continuato a conservare nei miei confronti un atteggiamento di aperta cordialità manifestatomi costantemente ogni qualvolta è successo che le nostre strade si siano incrociate. Chissà forse solo la commiserazione che si riserva al povero ignaro … cornuto! Comunque l‘ho incontrata qualche mese fa e, poiché l’anno scorso è rimasta prematuramente vedova, per una brutta quanto imprevedibile, improvvisa e rapida, nell’epilogo, malattia di Paolo, mi ha abbracciato teneramente quando l’ho salutata così che, incoraggiato da quella atmosfera confidenziale, ho trovato finalmente il coraggio di farle la domanda che mi angosciava da anni, se cioè quella volta in montagna li avesse sorpresi in flagrante, per usare linguaggio da poliziotto. Da autentica signora gentile mi ha sorriso, e facendomi una carezza mi ha risposto: “ Che senso ha saperlo adesso, tu hai continuato a vivere con lei ed io con lui fino a quando non mi è stato sottratto.” Parole che equivalevano ad una confessione … Mi ha baciato sulle guance lambendomi le labbra e allontanandosi mi ha invitato a farle visita perché oramai è sempre sola, considerato tra l’altro che i due figli nel frattempo diventati adulti, frequentano entrambi l’Università a Milano e dunque vivono fuori casa quasi tutto l’anno. Le ho risposto che lo avremmo fatto e lei mi ha ribattuto che l’invito era personale, “ma se volete venire insieme … “
Quando mi deciderò ad andare a farle visita da solo, e forse lo farò, se non altro per chiarirmi potenzialità e limiti di un invito così ammiccante, (non esiste forse tutta una buona letteratura sulle disponibilità delle vedove?) anch’io potrei rivelarle un altro episodio risalente alla fine dell’ autunno successivo all’estate della vacanza in Trentino. Non ci frequentavamo più con la assiduità di un tempo ed un pomeriggio a causa di un piccolo incidente d’auto occorsomi un paio di giorni prima, anticipai il rientro a casa dal lavoro perché avevo necessità di consultare il mio carrozziere di fiducia per un preventivo da consegnare all’assicurazione. L’officina era nella zona artigianale della nostra città, sulla strada della residenza di campagna di Paolo che tra l’altro si trovava oramai a ridosso dell’abitato. Passandoci davanti mi parve, con la coda dell’occhio, di riconoscere parcheggiata all’interno della villa, seminascosta dalla vegetazione e dalla Mercedes di Paolo, l’auto di mia moglie Vanda.
Mi insospettii e parcheggiai la mia auto più avanti così che non fosse visibile dalla villa. Scavalcai senza difficoltà un muretto a secco alto circa un metro che cingeva lateralmente la proprietà di Paolo ed una volta dentro dovetti riconoscere che avevo visto giusto. L’auto era quella di mia moglie. Girai intorno alla costruzione che oltre al seminterrato, si disponeva solo sul piano terra e poiché la conoscevo, mi portai dal lato della zona notte. L’autunno dalle nostre parti spesso è meraviglioso così che la finestra aveva le persiane socchiuse con i vetri aperti all’interno per far filtrare un po’ di luce e soprattutto di aria. Riconobbi il corpo nudo di mia moglie che gemendo era cavalcioni su Paolo che dunque veniva scopato da lei. Poi ad un certo punto la girò per prenderla da dietro; la stantuffò per almeno 10/15 minuti durante i quali rimasi a guardare incapace di qualsiasi movimento o reazione, come paralizzato ma, rendendomi conto nel contempo che la scena mi stava eccitando. Quando finì, lui era così esausto che a lei, la quale pretendeva di continuare succhiandoglielo con la bocca, prese a dirle “ basta, mi hai distrutto “. Fu a quel punto che scuotendomi da quella innaturale assenza di movimento oltre che di respiro che mi aveva bloccato ma anche portato al massimo dell’eccitazione, spostai verso l’esterno gli infissi che non erano stati fermati in alcun modo ma solo accostati e con un piccolo salto mi introdussi nella camera. Il panico avvolse i loro visi ma, senza dire nulla mi spogliai, entrai nel letto e scopai mia moglie prima venendole dentro e poi prendendola da dietro, posizione che consentì a Paolo, ripresosi dalla fatica e dallo spavento, di adattarsi alla nuova situazione facendosi praticare quel pompino cui prima si era negato. Vanda era arrapatissima e si concesse contemporaneamente senza riserve ad entrambi, godendo assai del doppio cazzo simultaneo, esperienza che evidentemente desiderava vivere da tempo. Dopo un’ora circa ci rivestimmo e dissi “non voglio sapere da quando andate avanti, ma questa dovrà essere l’ultima”.
Da allora però molto è cambiato nei rapporti tra me e mia moglie. Si è instaurata una falsa cordialità solo formale da ostentare all’esterno per dare di noi visione di coppia amabile ed affiatata, ma contemporaneamente anche una reciproca disistima. Un mixer strano che fa da supporto ad una unione tenuta in piedi dal segreto che ci lega e dall’essere rimasti a vivere insieme complici in un patto non concordato né scritto, ma che si è radicato nei fatti : viverci l’un l’altro strumentalmente, per darci il reciproco piacere ed appagamento sessuale, condito da una dose di erotismo, a volte, lo riconosco, pericoloso, specie con l’avanzare delle nostre età. Infatti, fino a qualche tempo addietro, durante la settimana, evitando le giornate dal venerdì alla domenica, spesso, ho accompagnato mia moglie lontano da casa in città diverse dalla nostra, macinando anche tanti chilometri, per frequentare cinema poco affollati spesso proiettanti film “per adulti“, finché è stato possibile prima che sparissero dal mercato quasi tutti. Lo facevo per eccitarci reciprocamente tanto che le chiedevo di vestirsi evitando di indossare pantaloni in modo che le restassero ben in vista le gambe. Una volta acquistati i biglietti, entravamo in sala non insieme ma a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro lasciando che lei si sedesse distante da me accomodato in altre fila solitamente dall’altra parte, più in alto, sempre però in maniera tale da non perderla di vista. Non tardava molto, in quelle situazioni, dall’essere avvicinata da uomini a volte maturi, vecchi bavosi con arretrati sessuali, altre volte da ragazzi giovani, per non parlare di quando si ritrova circondata da due o tre ragazzini. Ben presto le loro mani iniziavano a frugarla tra le cosce che lei apriva senza reazione. Con alcuni finiva lì, accontentandosi di sentirla bagnata e facendola venire con il lavoro delle dita. A qualcun altro ha dovuto fare seghe mentre in alcune circostanze spingendole con forza la testa tra le loro gambe, ha dovuto praticare sontuosi pompini. Una sola volta un bruto, eravamo in galleria e non c’era nessun altro oltre noi, volle prenderla da dietro e dopo averla costretta ad alzarsi, la fece poggiare con le mani alla parete di fondo, al buio. L’aspetto ilare della situazione è che quando terminò invitò me a fare lo stesso, perché era chiaro che “la zoccola è venuta apposta, ci sta, le piace e ci sa fare”. Al termine di questi viaggi, usciti dalla sala, in verità scopavamo come quella volta da Paolo, senza freni né limiti, a casa e a volte perfino nell’ auto, fermandoci lungo la strada, cercando anfratti più o meno sicuri, quando la reciproca eccitazione non ci consentiva di resistere più a lungo per raggiungere le comodità della casa.
In tutti questi anni non mi sono mai esonerato dal considerarmi un marito cornuto. Del resto, come negarlo, ma poi ho anche realizzato di essere io a scoparmi mia moglie la quale da quella volta, soprattutto nelle circostanze descritte, si è rivelata un’altra rispetto alla fidanzata di una volta, o alla mogliettina dei primi anni di matrimonio, essendosi trasformata in una donna disinibita e sessualmente insaziabile, anche se la condiscendenza e l’assenza di una qualsiasi resistenza con la quale mi praticava il pompino sin dalle prime settimane di fidanzamento, qualche ragionamento avrebbe dovuto promuovermelo! Aveva ragione lo sconosciuto sodomita … peccato che certi cinema oramai siano scomparsi …

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