Angela

Angela

ANGELA

Si era svegliata al rumore del campanello della porta e si era accorta di essere nuda in una stanza che non conosceva.
Non era la sua stanza da letto, sembrava quella di un albergo e il letto sfatto testimoniava una notte di passione.
Indossò l’accappatoio che era sulla sedia e andò ad aprire la porta.
Era il cameriere che avanzò spingendo il carrello della colazione.
Nell’entrare il cameriere lanciò uno sguardo verso la scollatura dell’accappatoio che lasciava vedere il seno turgido e il bottone gonfio del capezzolo.
Angela si accorse che il cameriere la stava scrutando, ma non se ne importò, e nel girarsi per farlo entrare la scollatura si aprì ancor di più a mostrare le sue forme ancora sode, in fondo aveva appena compiuto quaranta anni.
Uscito il cameriere, si sedette sul letto, dove erano ben evidenti le tracce di un rapporto sessuale, cercando di ricordare come mai si trovasse in quella stanza e non nella sua, nel suo letto accanto a suo marito.
Mentre cercava di riordinare le idee, si rese conto che qualcuno era in bagno, sotto la doccia, si affacciò dalla porta e dalla sagoma, dall’uccello che stagliava dritto, si rese conto che si trattava di un uomo.
Chi era?
Si rivesti in fretta e furia, uscì dall’albergo e si infilò nel primo taxi libero.
Nel tragitto verso casa cercò di riordinare le idee.
Si ricordava che la sera precedente aveva incontrato una persona nel locale dove stava bevendo un drink, e ne avevano bevuto qualcuno insieme, forse, anzi sicuramente più di uno.
Doveva averla drogata, sicuramente le aveva messo qualcosa nel bicchiere quando era andata in bagno.
I ricordi si facevano più chiari.
Nel bagno delle donne c’era una coppia che stava scopando, lei era seduta sui lavabi, con la gonna arrotolata alla cintura, lui era in ginocchio davanti a lei, con la faccia immersa nella sua vulva. La donna aveva gli occhi chiusi e stava slinguando il dito che l’uomo le aveva messo in bocca, mentre lui con la lingua entrava e usciva dalla sua vagina. L’uomo, poi, si era alzato e la donna gli aveva slacciato la cintura e con fretta abbassato insieme pantaloni e mutande.
Nello specchio aveva visto il suo membro turgido, la cappella rossa e lucida.
Era entrato dentro di lei senza fatica, e adesso si muoveva velocemente dentro di lei, avevano fretta di raggiungere l’orgasmo.
Angela si accorse che si stava eccitando, stava per infilarsi una mano nella gonna quando i suoi occhi incrociarono nello specchio quelli dell’uomo, che intanto continuava a muoversi dentro la sua compagna, e allora si infilò velocemente nella toilette.
Era poi ritornata al tavolo, ma in bagno aveva sbottonato di un altro bottone della sua camicetta, ora il reggiseno nero si vedeva benissimo ad ogni piccolo movimento, e arrotolata in vita la gonna che adesso superava di almeno quattro dita il ginocchio.
Avevano bevuto ancora qualcosa, poi lui si era offerto di accompagnarla a casa in taxi.
Sedendo nel taxi la gonna era risalita ancora di più, mostrando le cosce ancora abbronzate.
L’estate era passata da poco.
Nel tragitto, l’uomo che era vestito elegante, con le mani ben curate, con un fresco profumo di sandalo e vaniglia, aveva fatto passare la mano destra dietro le spalle della donna e adesso stava scendendo verso il suo seno.
Si era infilato nella scollatura e incominciava a titillarle un capezzolo che subito, in risposta, era diventato un bottone ben dritto.
Angela non ricordava di aver fatto resistenza, nemmeno quando lui con la mano sinistra si era inserito sotto la sua gonna, risalendo lungo l’interno della coscia.
Lentamente sempre più su fino a d arrivare al tessuto delle mutandine che erano ancora impregnate dei suoi umori.
Aveva spostato il tessuto e aveva incominciato a strapparle qualche peletto intorno alle grandi labbra. Poi le aveva inserito nella fica prima il medio e subito dopo anche l’indice. Le due dita erano state risucchiate dentro la vagina ormai abbondantemente lubrificata.
Il tassista dallo specchietto si godeva la scena di quella signora così distinta che dimenava il suo bacino, cercando di soffocare i mugolii di piacere, intorno a quella mano che con le due dita ben piantate dentro con il palmo faceva pressione sul monte di venere.
Si erano fermati davanti a quell’albergo e si erano diretti in camera come se avessero sempre alloggiato li.
Nell’ascensore fu un turbinio di lingue che si incrociavano e mani che si infilavano dappertutto.
La parte superiore del vestito era volata via appena richiusa la porta della camera, ed ora era distesa sul letto con indosso solamente la gonna.
La sua bocca le stava succhiando un capezzolo, mentre con la mano stringeva l’altro, incominciava a scendere lungo il suo ventre lasciando una piccola scia di saliva e mentre con la bocca si concentrava sull’ombelico, con le mani le stava sfilando gonna e mutandine; era completamente nuda, distesa sul letto di una camera d’albergo, nelle mani di uno sconosciuto, ma non aveva paura, voleva solamente essere scopata.
L’uomo la fece girare e le mise un cuscino sotto la pancia, le allargò leggermente le gambe e incominciò a leccarle la fica.
Il cuscino le aveva alzata e ben esposta la vulva dove la lingua del suo misterioso amante entrava ed usciva come un piccolo cazzo.
Il piacere la stava assalendo, sentiva un fuoco che partendo al centro delle sue cosce, risaliva lungo il suo corpo.
Incominciò a sussultare ad ogni colpetto della lingua, non resisteva più e sussurrò all’uomo :” scopami”.

Era passata qualche settimana da quella notte, la sua vita trascorreva apparentemente tranquilla, con Paolo tutto filava liscio, qualche scopatina senza grande passione.
Si era ritrovata qualche notte, sveglia a ripensare a quando accaduto in quella camera d’albergo.
“Aveva detto scopami, allora l’uomo si era staccato da lei e liberato dei pantaloni e dei boxer, mostrando il membro duro con la cappella ben in mostra.
Cercò nella tasca e senza fretta infilò il preservativo.
Angela era girata ed osservava la scena.
L’uomo la tirò a se sul bordo del letto, le alzò le gambe fino ad appoggiare i suoi piedi sulle sue spalle, e senza parlare, lentamente entrò dentro di lei.
Angela sistemò sotto di lei dei cuscini così poteva godere fino in fondo di quel cazzo che si muoveva nella sua vagina talmente bagnata che qualche rivolo cominciava a colarle lungo le gambe.
Quando senti che l’uomo stava aumentando il ritmo, cinse le sue gambe dietro i suoi fianchi per farlo penetrate ancora di più e insieme cominciarono a muoversi fino a quando un orgasmo li raggiunse entrambi”.

Una mattina, Paolo era partito per uno dei suoi viaggi di lavoro quando un fattorino le consegnò una scatola, dentro un completo di lingerie molto elegante, non volgare ed un biglietto:
Hotel Il Principe, stanza 316, ore 16,30.
Nessuna firma, non un numero di telefono, nulla che potesse farle capire chi lo avesse mandato, se non un leggero profumo di sandalo e vaniglia.
Il primo pensiero fu di paura, quell’uomo sapeva tutto di lei, doveva aver frugato tra i suoi documenti.
Pensò di buttare via tutto e dimenticare, non voleva rovinare la sua vita con Paolo.
Con l’avvicinarsi dell’orario, l’albergo era a meno di mezz’ora di macchina da casa, un’inquietudine incominciò a prenderla, fino a quando con una decisione improvvisa si buttò sotto la doccia e indossò la parure che le era stata recapitata.
Il reggiseno le stava perfettamente, nonostante il suo seno fosse una terza/quarta e non era semplice ogni volta trovare la misura giusta.
Indossò un vestitino abbastanza anonimo e si diresse verso il luogo dell’appuntamento.
L’albergo era elegante, abbastanza frequentato da poter arrivare alle camere senza molti problemi.
Entrò nell’ascensore e con un tocco di civetteria si diede una spruzzata di profumo dietro l’orecchio e con un po’ di malizia si aggiustò il reggiseno.
Bussò alla stanza 316, con il cuore che incominciava ad andare più veloce, la porta si aprì con uno scatto dall’interno e lei entrò.
Sembrava deserta, ma non era possibile, sul letto una benda e un biglietto: ”mettila”.
Voleva scappare via, ma l’eccitazione aumentava e decise di indossare la benda.
Qualcuno si avvicinò da dietro, le aprì la lampo del vestito che scivolando a terra la lasciò solamente con addosso la parure nera che le era stata regalata.
L’uomo la fece girare qualche volta su se stessa per poterla ammirare, era una bella donna, 1,68 di altezza una terza/quarta di seno, capelli, che le arrivavano alle spalle, castano scuri, gli occhi verde scuro.
L’uomo si mise dietro di lei e Angela sentiva la sua eccitazione che cresceva premere contro i suoi glutei.
Sempre da dietro le infilò le due mani sotto il reggiseno e cominciò a torturarle i capezzoli e a strizzarle le mammelle, mentre il suo cazzo prendeva sempre più vigore.
Poi con una leggera spinta la fece stendere sul letto a faccia in giù e con la bocca le slacciò il reggiseno, e incominciò a baciarla lungo tutta la schiena.
La mente di Angela era confusa tra l’eccitazione della situazione e la paura di essere completamente nelle mani di uno sconosciuto.
L’uomo intanto si era spogliato, l’aveva capito dal contatto con la sua pelle e dal suo membro che libero dalle mutande faceva pressione in mezzo sulle sue cosce cercando un varco per poter entrare.
Allora aprì leggermente le gambe per poterlo accogliere.
Adesso lei era distesa sul letto a pancia in giù, lui era a cavalcioni sopra di lei con il cazzo in mezzo alle sue cosce e spingeva contro il tessuto delle mutandine, con una mano si era intrufolato davanti alla ricerca del clitoride che si era indurito come un piccolo cazzettino.
Era riuscito a stringerlo con il pollice e il dito e medio e cominciava farle muovere come se le stesse facendo una sega.
Un piacere che non ricordava di aver mai provato cominciò a diffondersi lungo il corpo.
Avrebbe voluto che non si fermasse mai.
L’uomo si spostò da lei e senza mai lasciarle il clitoride con l’altra mano indossò il preservativo, si rimise a cavalcioni su di lei e di nuovo cercò spazio tra le sue cosce.
Le spostò il tessuto delle mutandine e con un sol colpo entrò nella sua fica.
Usciva e rientrava sempre con colpi secchi e sempre più profondi, ma la sua fica era così bagnata che lei non aveva nessun problema ad accogliere dentro di se il cazzo del suo misterioso amante.
L’uomo, mentre continuava a muoversi su e giù nella sua vagina, incominciò a farle muovere il bacino intorno al cazzo piantato nelle sue viscere.
Un movimento su e giù ed uno circolare che si sincronizzavano sempre meglio, fino a quando un orgasmo prepotente la fece tremare e per la prima volta gridare per i piacere
Anche il maschio sentì lo sperma risalire lungo i testicoli ed uscire prepotentemente riempiendo il preservativo.

(continua……)

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