Racconti di una ragazzina perbene

Racconti di una ragazzina perbene

Racconti di una ragazzina perbene

Racconti di una ragazzina perbene

È la prima volta che mi ritrovo a scrivere delle mie esperienze intime. È una sensazione strana ed insolita ma, tutto sommato, piacevole.

Mi chiamo Laura e sono una di quelle che si potrebbe definire come una ragazzina per bene. Vengo da una famiglia dove entrambi i miei genitori sono dei professori; due perbenisti molto attenti alla morale della società e della religione. Per questo fin da piccola sono stata educata a essere ligia a questi ideali, e quando sono diventata adolescente, sono sempre stata una ragazzina  molto attenta a non deludere le aspettative dei miei, sia nella scuola, sia nella vita sociale di tutti i giorni. Frequentavo la chiesa, uscivo poco, non avevo un ragazzo, anche se segretamente non ero più vergine, e  infine non avevo mai peccato di nessun tipo di stravaganza giovanile. Per questo i miei genitori, sono stati sempre molto fieri e orgogliosi di me, anche se non nego, che tutto questo perbenismo quasi asfissiante, abbia soffocato molti aspetti del mio carattere e tra questi anche la mia sessualità.

Fisicamente ho un viso che definirei innocente, capelli castani a caschetto ed occhi color nocciola, un fisico abbastanza snello, con un seno prosperoso che fa fatica a non essere notato, cerco perciò di avere sempre un abbigliamento sobrio, che non lo faccia risaltare troppo. Nonostante questo spesso, mi sento squadrata da molti uomini che mi fissano proprio all’altezza del seno, e non posso negare che questo in qualche modo mi provochi imbarazzo da un lato, ma mi dia anche una certa soddisfazione dall’altro. Per il resto posso dire che per il tipo di persona che ero fino a quel giorno, mai nessuno, neanche io stessa, mi sarei immaginata di essere capace di una avventura così forte e proibita come quella che sto per raccontare.

Stavo frequentando l’ultimo anno delle superiori ed a fine estate mi fu proposto di fare uno stage presso un’azienda che si occupava di pubblicità. Il lavoro e l’ambiente mi piacevano molto, anche se ero ridotta a fare semplici lavoretti che non richiedevano particolare competenza.

Quel giorno, si stava facendo sera ed ero rimasta sola nello stabile con Sara, la responsabile dell’azienda che mi seguiva tra l’altro durante lo stage, aveva bisogno di una mano nel suo ufficio per fare diverse fotocopie, ecc. Era una bella donna, di 42 anni, molto giovanile. A prima vista le si potevano dare sì e no 34- 35 anni.
Era sempre molto gentile e sorridente con me, sempre ben vestita, pettinata e truccata. Era una di quelle donne che tengono molto alla propria immagine.

Una volta entrata nel suo ufficio mi ha spiegato quale lavoro dovevamo svolgere e si è messa ad aiutarmi.

Mentre lavoravamo, lei mi faceva delle domande generiche, su di me, sulla mia vita, per passare il tempo più velocemente.

Dopo un po’ che conversavamo mi chiese:

  • “ Quanti anni hai?” 

io le risposi:

  • “18”.

E lei: 

  • “Credevo fossi più giovane…allora sei grande. A 18 anni si fanno cose da grandi, la vita cambia totalmente…non è così?”

Senza neanche darmi il tempo di rispondere mi prende la mano e mi dice: 

  • “ Vieni con me!”

Mi fa sedere su un piccolo divano che si trovava di fronte alla scrivania, mi sorride dolcemente e  chiude la porta dando due giri di chiave. Non so perché ma mi sentivo molto imbarazzata e a disagio. Non riuscivo a capire cosa volesse fare, e perché avesse chiuso la porta a chiave….

Mentre la mia mente si arrovellava in mille domande, Sara si era avvicinata al divano e si era seduta accanto a me. Mi fissava insistentemente ed io mi sentivo arrossire come il fuoco. Lei che si era accorta del mio forte imbarazzo, così mi disse con voce dolce e pacata:

“ Stai tranquilla, non ti faccio nulla, non devi avere paura, né vergognarti di me…”

intanto mi passava una mano fra i capelli.

  • “ Sono molto morbidi, che shampoo usi?”

Si avvicinata a me nell’atto di annusarli e, in questo modo, si spinge fino al mio collo iniziando a darmi dei baci leggeri e molto sensuali.


Mi sentivo imbarazzata e tesa, non sapevo come comportarmi; non mi ero mai trovata in una situazione analoga prima di allora.

Mentre io ero lì ferma, come un pezzo di legno, Sara pian piano salì con la sua morbida bocca, fino alle mie labbra e cominciò a baciarle…Ero come paralizzata, non riuscivo a reagire ma, al tempo stesso, non volevo respingerla. Quella situazione mi piaceva.

Così non opposi alcuna resistenza mentre lei mi spinse delicatamente la sua lingua sulle mie labbra. Io mi ero limitata a schiuderle, permettendole di limonarmi appassionatamente.

Come sentii il sapore della sua lingua in bocca, fui presa da un fremito di eccitazione e trasgressione, iniziai quindi lasciarmi andare, sentendo il desiderio che stava pian piano crescendo dentro di me.

Lei, vedendomi accondiscendente e rilassata da quel trattamento, da lì a poco iniziò con le sue mani a risalire dalla mia vita sino al seno, stringendo le mia quarta abbondante con desiderio ed eccitazione…La sentivo davvero arrapata ed ansimante come una belva feroce che sta per azzannare la sua preda.

Le sue mani stringevano le mie tette, mi strizzavano i capezzoli tra l’indice e il pollice e le palpeggiava vogliosa…

A un tratto prese la mia mano e la mise sul suo seno, tenendomi per il polso, mi guidava all’esplorazione delle sue grosse tettone mature, un po’ ciondolanti  a dire il vero ma che mi dettero un gran piacere al tatto.

Cominciavo a sentirmi le mutandine umide. Mi stavo eccitando in quella situazione, anche se era la prima volta che ero così in intimità con una donna. Mentre tastavo le sue tette dall’esterno della camicetta, Sara mi guardò maliziosamente e disse:

  • “ Ti piacciono? Ti va di dare una ciucciata?”

io non risposi ma lei, subito, si slacciò i bottoni della camicetta finché davanti ai miei occhi sono apparse due splendidi seni, contornati solo da un bellissimo reggiseno di pizzo nero a balconcino.

Eccitata, presi timidamente a toccarle. Mi piacevano davvero un casino!

Lei si abbassò quindi le coppi del reggiseno, tirandole fuori del tutto. Aveva dei capezzoli scuri e grandi e la forma delle sue tette a pera ma belle piene, mi fecero perdere completamente la testa.

Avvicinai quindi il mio viso a quello splendore e presi a baciarle, per poi succhiarle i capezzoli fino a sentire che questi divennero duri e tesi dentro la mia bocca, come se fossero dei minuscoli peni in erezione. Lei prese ad ansimare e gemere di piacere, mentre io in quel momento pensavo già ad esplorare la sua figa.

Dopo aver succhiato un po’ le sue mammelle gonfie, mi tolsi la maglietta e, a mia volta, abbassai le coppe del reggiseno, in modo che anche lei potesse vedere le mie belle tette anch’esse grande ed i miei capezzoli rosei e già duri dall’eccitazione.

La porcona di Sara me le afferra e subito, inizia a succhiarle e leccarle avidamente dappertutto. Mi sento il clitoride pulsare turgido nelle mutandine che sono sempre più bagnate. Non ce la facevo proprio più!

Sara che probabilmente, si era accorta del mio desiderio ed eccitazione, mi fa stendere sul divano e con un gesto veloce mi sbottona i jeans per poi toglierli, portandomi quindi le mutandine fino alle caviglie e trovandosi di fronte alla mia giovane fighetta, già bagnatissima e pronta. Lei prende a stuzzicarmi maliziosamente il clitoride…. E sapete? Credevo di morire, lei sapeva toccarmi e darmi piacere come neanche io ero capace di fare da sola. Era fantastico!

Poi, anche lei a sua volta si abbassa per sfilarsi le mutandine da sotto la gonna, quindi mi guarda con un’espressione che improvvisamente diventa severa e mi dice:

“ Ora basta giocare, facciamo sul serio.”

Io non la capisco. Cosa voleva dire? Così rimasi seduta a guardarla mentre si avvicinava alla scrivania ed estraeva dal cassetto una sorta di piccole bastone.

Tornando verso il divano, il suo atteggiamento era completamente cambiato: non aveva più quell’aria della lesbicona vogliosa, ma uno sguardo severo e minaccioso, che mi spaventava.

Bruscamente mi dice:

 “ Togliti le scarpe e le mutande!”

io le obbedisco rimanendo completamente nuda. E lei segue ad ordinarmi:

“ Voltati, mettiti a pecorina e con la testa bassa”.

Ancora una volta, obbedii senza esitare e lei a quel punto iniziò accarezzarmi le natiche,  per poi passarmi una mano sulla fighetta sfiorandomi . Ad ogni carezza mi sfiorava il clitoride, poi si avvicinava tra le cosce, risalendo fino al buchetto posteriore. Si alzò quindi nuovamente per tornare alla scrivania.

Sempre dal solito cassetto estrasse un vibratore, un cazzo in lattice ed una corda che sembrava essere piuttosto spessa. Non riuscivo proprio a capire le sue intenzioni. Avevo un po’paura , ma ero anche molto eccitata e sempre più bagnata.

Una volta tornata da me, che nel mentre ero sempre a pecorina ferma e immobile, aspettando il suo volere, prende a sditalinarmi ancora, e quindi si china a leccarla, aprendomi bene le cosce con le mani e risucchiando il clitoride ormai turgidissimo tra le sue labbra. L’eccitazione a quel punto prende il sopravvento sulla paura ed inizio a gemere dolcemente.

Di lì a poco Sara risale con la lingua fino al mio buco del culo, che bagna abbondantemente e quindi mi sussurra:

“ Cosa ne pensi se ti apro un po’ il culetto?”

Io le dico di no, che sono vergine lì e che non voglio, ma lei con voce severa, mi dice in modo autoritario e realistico che mi avrebbe presa a bastonate se non avessi obbedito. Comprendo che ormai sono nelle sue mani ed anche se la cosa mi spaventa, per l’ennesima volta non oppongo resistenza. Dentro di me ho paura, ma riflettendo fino a quel momento non ho provato altro che piacere e quindi cerco di tranquillizzarmi e fidarmi di Sara.

Ancora a pecorina, mi prende le braccia e le distende dietro la schiena, quindi con la corda che aveva preso prima, mi lega i polsi l’uno affianco all’altro, li sento tirare e mi ritrovo in una posizione piuttosto scomoda, ma quel dolore stranamente mi dà piacere e quindi mi rilasso e cerco solo di concentrarmi sul piacere. Sara si avvicina quindi al mio culetto con le mani, apre le mie chiappe ed inizia a leccarmelo facendo colare la sua saliva giù per il mio culo. La sua saliva scivola lentamente anche nella fighetta, ed ad ogni piccola goccia che scende proprio lì, mi infiamma di piacere.

 A quel punto inizia ad infilarmi poco alla volta un dito nel buchetto e a sditalinarmelo , fin quando non prende il cazzo di gomma. Il mio culetto vergine è molto stretto e fa fatica ad entrare, io urlo per il dolore, ma lei sadicamente seppur con una spinta delicata continua ad infilarlo dentro, fin quando la persistenza di quella lesbicona alla fina ha la meglio: senza quasi rendermene conto mi  sento tutto l’ano penetrato completamente. In quel momento non provo più dolore, sento quel coso dentro il mio giovane culetto e Sara che lo infila su e giù adesso più velocemente, ormai scivola bene, dandomi inaspettatamente piacere anche alla fighetta, che ad ogni affondo sembra essere stimolata all’unisono da quella penetrazione anale.

Sara, mi fa quindi spostare e mi fa mettere ora sempre a pecorina ma inginocchiata con il volto rivolto proprio davanti al divano. Divano che aveva spostato per accostarlo più vicino al muro, in modo che io entrassi a mala pena e sfregassi con il culo a ridosso della parete. Quindi prese l’altro vibratore che aveva tolto prima dal cassetto, lo accese e nel mentre che avevo ancora l’altro dildo nel culo, mi infilò questo tutto nella fighetta. La posizione con il mio culo che sfregava contro la parete, mi permetteva di dimenarmi quei pochi centimetri in modo da poter infilarmi su e giù i due vibratori, che trovavano un punto di pressione nella stessa parete e rimanevano rigidi quindi dentro i miei buchi. Seppur fossi ancora legata ed in una posizione scomodissima da tempo, quella doppia penetrazione mi stava dando un piacere pazzesco.

Sara, si mise in quel momento seduta sul divano, allargò le gambe e mi prese per i capelli per spinger-mi la sua figa in faccia. Iniziò a toccarsi intensamente e ben presto la sua eccitazione divenne sempre più forte, fin quando la sentì gemere e a seguire schizzarmi in faccia della pipì calda, che usciva a fiotti come una grande e abbondante sborrata dalla sua figona. Improvvisamente bagnata dall’orgasmo di Sara e ulteriormente eccitata, mi trovai all’apoteosi del mio piacere, affondai su e giù il mio culo per farmi penetrare ancora da quei due vibratori, e venni anche io in un orgasmo forte e molto intenso.

Finita la nostra prestazione, Sara, mi liberò i polsi dalla corda e mi fece andare nel bagno privato, che aveva in ufficio per darmi una sciacquata. Una volta rivestita e pulita, uscii dal bagno e Sara, mi fece cenno di raggiungerla nel divano. Pensai tra me in quel momento: “chissà cosa mi aspetta adesso. Sara invece una volta seduta, iniziò ad accarezzare i miei capelli dolcemente come una madre fa con la propria figlia, e, quindi prendemmo a baciarci dolcemente per qualche minuto.  

Da quel bellissimo giorno io e Sara abbiamo continuato a frequentarci e sono diventata la sua schiavetta per un periodo. Un periodo molto bello che mi ha fatto scoprire una sessualità diversa che ancora oggi rivendico con orgoglio. Poi le vicissitudine della vita, ci hanno allontanate, ma ancora oggi che sono passati quasi 2 anni, ho ancora uno splendido ricordo di lei e di quel giorno, che resterà per sempre una pietra miliare della mia vita.

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