Vacanze in Sardegna

Vacanze in Sardegna

Vacanze in Sardegna

Siamo una coppia Lombarda, mia moglie Anna 37enne è parecchio carina visto che alcuni colleghi di lavoro e alcuni mariti delle sue amiche ci hanno provato.
Il perché è semplice da spiegare, anche se non fa nulla per farsi notare, ha un corpo che attira gli uomini e come da giovane aveva ammaliato me e ora che ha trentasette anni con il suo corpo e le sue forme è ancora più desiderabile spingendo i maschietti a provarci.
Con l’età è pure diventata un po’ esibizionista, ma giusto quel pizzico che non guasta.
Spesso quando facciamo sesso per farla eccitare le parlo di un mio collega che dopo averla vista in foto non fa che dire quanto gli piaci e di quanto sono fortunato ad averti sposato.
Una sera tornato a casa dopo aver giocato a tennis con lui, le dissi che nello spogliatoio gli avevo visto il cazzo che era grossissimo e che gli arrivava a metà coscia anche da moscio, così le dissi che l’avevo immaginata a letto con lui e a quel pensiero ci eravamo tutti e due eccitati.
Da allora ogni volta che le dico questo mentre scopiamo si eccita e gode da morire. Una sera le raccontai che ero venuto a sapere da una mia collega d’ufficio che un’altra nostra collega sposata aveva avuto una relazione con lui e nonostante fosse madre di due figli pare le avesse detto che dopo essere stata con lui le era sembrato come se l’avesse sverginata un’altra volta tanto l’ha grosso.
Quando Anna sente queste cose va in visibilio, vuole che la scopi e che la tratti come una troia di strada, se poi le dico di immaginare che è lei quella che si fa scopare da lui allora gode come non mai e gridando gode una vacca.
Visto che il collega oltre che libertino è pure separato ho provato più volte a proporle di incontrarlo per farglielo conoscere, ma lei si eccita solo mentre scopiamo, una volta finito non vuole più sentirne parlare, dice che non sono normale e che non farebbe mai una cosa del genere, tantomeno con un mio collega.
Quell’anno per le nostre vacanze di metà Settembre affittammo tramite internet una piccola villetta singola in Sardegna proprio di fronte al mare.
Era molto carina, aveva un giardino che dava su un mare dai tratti verde azzurro, subito sotto c’era un piccolo porticciolo privato adibito esclusivamente alle barche dei villeggianti che affittavano gli appartamenti per le vacanze.
Sui lati invece c’era un’alta siepe di alloro che ci garantivano la privacy. Non che avessimo problemi visto che tutt’intorno c’erano rimasti solo appartamenti vuoti, visto il periodo i vacanzieri avevano già fatto ritorno a casa.
Una volta finito di farci visitare la casa, il proprietario si affacciò dal terrazzo e chiamò un ragazzo giù nel porticciolo e gli fece segno di salire.
Era un giovane di circa vent’anni, si chiamava Samir, lavorava per lui come tutto fare, oltre a curare l’ormeggio faceva dei piccoli lavoretti che si rendevano di volta in volta necessari, aveva la pelle color ambra ed era di origine egiziana col fisico così scolpito da ricordare i bronzi di Riace.
Saltati i convenevoli il padrone di casa ci disse di rivolgerci a lui nel caso avessimo bisogno, ci disse che abitava in una piccola struttura dietro la nostra.
Prima di lasciarlo andare gli disse nel caso fosse andato a pescare di portarne anche a noi.
Il ragazzo salutò e andò via.
Sia io che mia moglie notammo quanto fosse stato taciturno e notammo anche che evitava di guardare mia moglie negli occhi, pensammo che fosse timido e non ne parlammo più.
Una volta sistemato il contenuto delle valige andammo in paese a fare la spesa e quando tornammo facemmo un giro nei dintorni.
La stradina ghiaiata appena fuori dal nostro cancelletto di casa a destra portava sia al parcheggio che al mare mentre a sinistra conduceva alla piccola dimora di Samir.
Scendemmo in spiaggia e constatammo che c’era rimasta solo una coppia con un bimbo piccolo e altre due coppie in età avanzata. Di Samir neanche l’ombra.
Il mattino dopo eravamo appena scesi in spiaggia che lo vedemmo tornare con la barca, la ormeggiò e venne da noi con un secchio dove dentro c’erano due grossi pesci appena pescati per noi.
Vista la loro grandezza Anna lo invitò per quella sera a consumarlo con noi, ma lui timido trovò una scusa e declinando l’offerta.
Anna rimase delusa e ne ebbi conferma quando le chiesi se le dispiaceva che non avesse accettato.
«Si» rispose, «mi avrebbe fatto piacere,vedo che mi evita e volevo capirne il perché, ci resto male per il fatto che mi evita sempre.»
«Ma no» risposi, «fa così perché è timido»
«Sarà anche timido, ma stamattina mentre facevo la doccia in giardino ho sentito i suoi passi sulla ghiaia e si è fermato dietro la siepe, sono quasi certa che mi stesse spiando.»
«Eri nuda? » domandai.
«Si, e mi è piaciuto pensare che si fosse eccitato.»
«Bè » dissi io, «Se pensi che gli piaci tanto da spiarti un modo per scoprirlo c’è.»
«Quale? » rispose lei.
«Questo pomeriggio vai in giardino e ti metti nuda a prendere il sole, e quando lo senti passare trovi una scusa e lo chiami. »
«Scusa? Che scusa.»
«Ora svito il tubo della doccia, tu lo chiami e gli dici che non arriva più acqua.»
«E poi?»
«E poi! E poi vediamo che succede!. » risposi.
« Si si» disse lei, «lo so cos’hai in mente, vuoi vedere che effetto gli fa vedermi nuda, sei un depravato, e se mi salta addosso?
«Ma dai, e comunque ci sarò anch’io anche se nascosto, non devi preoccuparti.» «Mi piace l’ide e mi sa che questa volta ti accontento.»
«Ok, allora siamo d’accordo» risposi.
«Tu però non devi farti vedere sennò è tutto inutile»disse lei.
«Non preoccuparti» risposi, non mi vedrà.
Al solo pensiero m’era venuto duro, le dissi che sarei salito sul terrazzo da dove avrei potuto vederli senza essere visto.
Mentre le parlavo le misi la mano in mezzo alle cosce e la sentii umida, lei con la faccia da birbante la allontanò dicendo: «Peccato sia solo un ragazzino, sennò mi sa che stavolta sarebbe anche potuta essere la volta giusta. »
«Ragazzino un corno» risposi, «da come riempie il bermuda non si direbbe tanto ragazzino, se tanto mi da tanto quello deve aver sotto un tarello mica da ridere.»
«Mmmm! Dici?Vedremo di scoprirlo allora.» e rise.
Dopo pranzo salii sul terrazzo per cercare un punto idoneo, lo trovai vicino allo scolmatore dell’acqua, stesi l’asciugamani e mi sdraiai.
Da li potevo vedere tutta la zona dove c’era la sua sdraio e la doccia li vicino senza il pericolo di essere visto.
Poco dopo Anna uscì e si stese nuda in attesa di sentirlo passare.
Il suo corpo già abbronzato dalle lampade fatte prima di partire risaltava sull’asciugamani giallo canarino e dall’espressione attenta si intuiva come fosse in trepida attesa di sentirlo passare per chiamarlo.
Senza dubbio le bruciava che lui fosse così freddo con lei, abituata a schivare gli sguardi mentre con lui era una partita persa e questo non le andava giù.
Sembrava davvero determinata e speravo che da questo potesse scaturirne qualcosa di erotico visto che eravamo in vacanza a chilometri di distanza da casa.
Poco dopo la sentii chiamare: « Samir sei tu?»
«Si signora, ha bisogno?»
«Si Samir, entra ho bisogno di te, non esce più l’acqua dalla doccia.»
Lui aprì il cancelletto e entrò chiudendoselo alle spalle e quando la vide nuda stesa al sole si bloccò.
Era sdraiata a pancia appoggiata sui gomiti, lo salutò come se fosse la cosa più naturale del mondo e gli disse: « Samir per favore puoi dare un’occhiata alla doccia, non esce più acqua e mio marito non c’è perché e andato in paese.»
Mentre lui andava verso la doccia ò a controllare, lei si alzò e lo seguì.
Lui si accorse subito del tubo svitato, lo riavvitò e le disse che aveva sistemato, lei lo ringraziò e gli offrì di sedersi che gli avrebbe portato con lei un bicchiere di tè freddo.
Per tutta risposta lui la ringraziò e avviandosi verso il cancelletto le disse che aveva da fare.
Lei fu velocissima, lo trattenne per un braccio e gli disse che si sarebbe offesa se non avesse accettato di bere un tè con lei, lo fece sedere sulla sdraio e andando verso casa gli disse di non muoversi che sarebbe tornata subito e sculettando si allontanò da lui sentendo finalmente lo sguardo di lui su di lei.
Tornò con due bicchieri colmi di tè freddo, gliene porse uno e gli si sedette accanto.
Iniziò a parlargli facendogli delle domande tipo da quanto tempo fosse li, se aveva amici, se aveva la ragazza ecc…
Imbarazzato e con gli occhi bassi le rispose di non avere amici ne una ragazza perché il suo lavoro iniziava presto e finiva a tarda sera fino a che rientrassero tutte le barche che uscivano in mare.
Gli mise una mano sulla gamba e gli disse che ora di barche da aspettare non ce n’erano più e che ci avrebbe fatto piacere se fosse venuto a cena da noi perchè quella sera avremmo arrostito i pesci che ci aveva portato.
Samir guardando la mano di lei posata sulla sua coscia le rispose che sarebbe venuto.
«Che caldo fa oggi» disse lei contenta e si alzò. «Guarda un po’ come sei sudato» e prendendolo per mano lo fece alzare e se lo tirò dietro fin sotto la doccia, aprì l’acqua e lo tirò accanto a se sotto getto.
Gli teneva la mano per non farlo allontanare, con l’altra prese il bagno schiuma e gliene versò un po’ addosso mettendone anche su di lei e cominciò a spalmarselo sul corpo in maniera sensuale, e mentre lui s’insaponava il petto lei gli andò dietro e si mise a lavargli la schiena.
Quando sentì le mani di lei addosso ebbe un sussulto ma rimase fermo e la lasciò continuare.
Dall’alto però notai che il bermuda nella zona pelvica iniziava a gonfiarsi. “Avevo ragione quindi, quello che all’inizio pareva un gonfiore man mano diventava sempre più grosso a confermava che non avevo sbagliato pensando che doveva avere una bella dotazione.”
Anche Anna se ne accorse appena gli fu di fronte, e facendo finta di niente prese ancora del bagno schiuma e glielo passò e giratosi di schiena gli disse di mettergliene un po’ sulle spalle.
Lui impacciato le mise il bagno schiuma sulla schiena e si mise a insaponarla.
Era eccitante vedere come lo manipolava e vedere poi l’erezione di lui mentre la toccava mi fece venir voglia di menarmelo da tanto mi arrapava quella situazione.
Il bermuda nel frattempo era teso al massimo, sembrava che dovesse scucirsi da un momento all’altro per liberare la bestia costretta.
Anna restando con la schiena rivolta a lui si abbassò appoggiando le mani sulle ginocchia e mostrandogli il sedere gli disse di insaponarla.
Una volta finito gli si mise di fronte e poté rendersi conto di quanto fosse potente l’erezione, per non fare che scappasse dalla vergogna fece finta di niente e gli cosparse il torace di bagnoschiuma, se ne mise un po’ anche lei sulle tette, poi gli prese le mani e se le mise sul seno e disse: «fai come faccio io.» e si mise a lavargli il petto.
I capezzoli di lei già eccitati ora svettavano al contatto delle mani del ragazzo e saltavano come molle quando le mani di lui gli passavano sopra.
Il viso di Anna era radioso per quella prima vittoria ottenuta.
Infatti poi prese dello sciampo e ne versò sui capelli di lui che si mise a lavarli, e mentre era a occhi chiusi impegnato a togliersi lo shampoo dalla testa, lei prese i bordi del bermuda e in un sol colpo li abbassò facendoli cadere ai suoi piedi.
«Uhaaauu.» una mossa così non me la sarei aspettata, chi poteva pensare che potesse arrivare a tanto.
Passò qualche secondo prima che Samir si togliesse la schiuma dagli occhi, nel frattempo potei vedere il suo cazzo che svettava turgido sotto il getto dell’acqua con Anna che lo guardava come fosse un alieno e quando lui fece per tirarsi su il costume lei lo fermò: «No, lasciali lì» disse, « sono anch’io nuda e come vedi non c’è niente di male e tra l’altro qui siamo soli e non può vederci nessuno. »
Il ragazzo con la testa china tentava di coprire con le mani la sua nudità, finché lei glie le prese e se le mise sulle tette dicendogli di continuare a lavarla, gli guardò il cazzo e lo prese in manco dicendo: «E’ una vera opera d’arte, deve essere una taglia XXXL, ti è venuto duro per me?»
Il colore scuro della sua pelle nascondeva sicuramente il rossore che doveva avere sul viso, ma per capire il suo stato d’animo non ci voleva tanto, era rimasto a testa bassa senza proferire parola.
Si allungò verso di lui e gli diede un bacetto sussurrandogli qualcosa che non potei sentire, vidi però lui che annuiva con la testa.
Mentre l’acqua scorrendo gli toglieva il residuo di bagnoschiuma di dosso lei non mollava la presa sul cazzo e tenendolo si girò di schiena verso Samir e si appoggiò di schiena sul petto di lui, poi allargò un po’ le gambe e mettendosi in mezzo il cazzo le richiuse.
Era evidente che il ragazzo non ce la faceva a continuare a far finta di niente e tenendola dai fianchi cominciò a muovere il culo avanti e indietro simulando la penetrazione, mentre lei leggermente chinata ne assecondava il movimento.
Quando lui le prese le tette e iniziò a palparle lo lasciò fare, mentre lei con le mani gli accarezzava la porzione di cazzo che le usciva davanti.
Per Samir fu abbastanza, lei si accorse che stava per godere e mise la mano a cucchiaio davanti alla cappella, poi abbassò la testa la vide riempirsi di sborra.
Non resistetti, e quasi senza accorgermene sborrai sul terrazzo liberando finalmente i coglioni che mi scoppiavano.
Anna si sciacquò le mani e preso il cazzo lo lavò sotto il getto, era ancora grosso, le si avvicinò e gli diede un bacetto sussurrandogli ancora qualcosa all’orecchio che non capii, lei lo asciugò si asciugò, gli fece mettere i bermuda e lo lo lasciò andar via.
Attese di sentire i suoi passi allontanarsi, poi saltando di contentezza mi fece cenno di scendere.
Una volta in giardino mi sedetti al suo fianco e disse: «Madonna amore, hai visto che roba c’ha sotto, è incredibile quanto è bello, da non credere.»
Mise la mano nel mio pantaloncino per toccarmelo e si accorse che era bagnato, tirò fuori la mano e la odorò, poi si leccò le dita e disse: « Ma ti sei fatto una sega?»
« E certo!» risposi, «come facevo a resistere, sei talmente troia che vederti col cazzo di quello li in mezzo alle cosce non ho resistito e me lo sono menato.»
« Adesso però ho voglia io.» Disse lei, mi spinse giù, e senza darmi il tempo di lavarmi mi tolse i pantaloncini, me lo prese in bocca e quando lo sentì bello duro mi salì sopra e se lo infilò dentro dicendo: «dai adesso chiavami, fammi godere!»
Mentre mi era sopra e mi scopava le chiesi se voleva farselo il ragazzo e lei con sguardo pieno di lascivia mi rispose di si, che lo voleva, che voleva sentire il suo cazzo dilaniarle la figa fino a sentirsi riempire la figa di sborra .
E dopo aver pronunciato quelle parole tremante raggiunse l’orgasmo liberatorio, poi stremata si accasciò sopra di me.
Lasciai passare qualche minuto e le dissi: « Amore, dicevi sul serio riguardo a quello che hai detto, non farai come le altre volte che poi dici di non volerne più parlare? Perché secondo me è l’occasione giusta, qui non ci conosce nessuno e finite le vacanze finisce tutto, ognuno a casa sua e se perdi quest’occasione difficilmente se ne ripresenterà un’altra così. »
Lei si sollevò e sdraiatosi accanto si mise con le mani dietro la nuca e mi rispose determinata dicendo: « Questa volta vado fino in fondo, è una vita che me lo chiedi e ora è arrivato il momento di farlo e non solo per accontentarti.»
« Brava amore » le dissi abbracciandola e baciandole le guance ancora arrossate.
Da subito iniziai a elaborare un piano per far in modo che la cosa potesse accadere al più presto,e dopo averci pensato su per un po’ le dissi cos’avevo escogitato:
« Secondo me bisognerebbe provarci subito stasera dopo aver finito di cenare, »
Lei sdraiata al mio fianco mi guardò come per spronarmi a proseguire e continuai:
«Stasera durante la cena berrò del vino bianco e con la scusa di aver bevuto troppo me ne andrò a letto e lasciandovi soli, poi toccherà a te cuocerlo a fuoco lento…»
Ci pensò su un attimo e rispose dicendomi che era un’ottima idea.
Era fatta! Non vedevo l’ora che arrivasse sera.
Lui arrivò verso le 20,00 come programmato, profumava di bagnoschiuma, Indossava un bermuda blu e una T-shirt bianca che evidenziava l’abbronzatura del suo corpo atletico, mi diede una mano con la carbonella e quando fu pronta grigliammo il pesce e quando fu cotto a puntino ci sedemmo a tavola.
L’ambiente era ilare, e tra una cazzata e l’altra la serata scorse piacevolmente. Samir ora sembrava un’altra persona, era socievole e spiritoso e ci raccontò un po’ di lui e del lavoro stagionale che svolgeva li. Lo faceva per guadagnarsi i soldi per pagarsi l’università e le mance che riceveva per i piccoli lavoretti fatti giù al porto per i proprietari delle barche incrementavano in maniera sostanziosa lo stipendio.
Per quanto riguardava me, per tutta la serata diedi l’impressione di darci dentro col bere, ma senza farmi accorgere era più quello che versavo nell’erba che quello che bevevo. Anna ne bevve poco, mentre Samir beveva solo coca cola.
Alla seconda bottiglia ormai vuota feci finta di essere brillo, parlavo e ridevo dando l’impressione di non esserci più con la testa, tanto che quando mi alzai da tavola diedi l’impressione di non stare in piedi, così mia moglie chiese a Samir di aiutarla a portarmi a letto per non rischiare che cadessi dallescale.
Mi portarono di sopra e mi misero a letto e mentre uscivano dalla camera sentii lei che gli diceva che adesso non mi avrebbero svegliato neanche le cannonate.
Al buio e con la finestra aperta e nel silenzio più assoluto a parte il rumore della risacca avrei potuto vedere e sentire tutto quanto senza essere visto.
A tavola lui aveva preso il mio posto accanto a lei, Anna gli mise una mano sulla coscia dicendogli che era contenta che avesse accettato di cenare con noi e guardandolo dritto negli occhi gli disse quanto le fosse piaciuto quello che era accaduto tra loro quel pomeriggio, chiedendogli se anche a lui fosse piaciuto.
Lui ancora imbarazzato dal ricordo le rispose si.
«E’ tanto che non vai con una donna » gli chiese lei.
«Da due settimane.» rispose lui
«Allora ce l’hai la ragazza » disse lei
« No » le rispose, « l’ho fatto con una signora che era in vacanza qui con suo marito e i nipotini. »
«Coi nipotini? Ma quanti anni aveva? »
«Era vecchia » rispose lui, « un giorno il marito era andato via in gita coi bambini e lei mi chiamò per sistemargli una cosa nell’appartamento, quando finii era nuda, mi diede dei soldi dicendomi che se non avessi detto a nessuno me ne avrebbe dati altri, si sdraiò nuda sul divano e cominciò a toccarmi.
«E tu? » chiese lei.
«Non ebbi il coraggio di andarmene perché mi aveva dato tanti soldi, così rimasi.»
« E’ successo solo quella volta? »
«No » rispose lui, «Ogni volta che il marito andava via con i bimbi mi chiamava e mi dava dei soldi perché restassi con lei.»
«Ti piaceva? » gli chiese.
«No » rispose, «Era vecchia, non era bella come te.»
« Allora io ti piaccio? » gli disse lei accarezzandolo, e sentendosi rispondere «Si » lo avvicinò tenendolo per la nuca e lo baciò in bocca, poi si alzò e si sedette a cavalcioni sopra le sue gambe e abbracciandolo se lo limonò tutto.
Quando smise, fu solo per scostarsi da lui quel tanto da permetterle di sfilarsi la canotta liberando le tette che lui guardò rapito, poi gli prese la nuca con le mani e gli mise il viso tra le tette dicendogli di baciarle, cosa che Samir fece senza farsi pregare.
Poi fu una escalation di emozioni, sembravano invasati, lei si spogliò di tutto e prese a spogliare lui, prima gli tolse la maglietta, poi abbassandosi gli sfilò i bermuda.
Stando abbassata si trovava col cazzo a due centimetri dal viso, lo prese con entrambe le mani, lo accarezzò come fosse un idolo e aprendo la bocca si mise a succhiarlo.
Samir al contatto di quelle labbra vogliose che gli avvolsero la cappella alzò il viso al cielo e con le mani le teneva la testa perché non smettesse.
Sapendo quanto fosse brava di bocca potevo immaginare in quale paradiso si trovasse ora il ragazzo che poco dopo le disse di fermarsi perché stava per venire.
Quelle parole non fecero che aumentare la voglia di lei, le piaceva un mondo farsi sborrare in bocca e invece che fermarsi si mise a lappargli il cazzo con frenesia fino ad affondarsi il cazzo in gola, e continuando a menarlo lo sentì indurirsi ancora di più fino a che sentì i getti di sborra inondarle la bocca.
Come suo solito non ne perse una goccia, la bevve tutta spremendogli il cazzo e continuò a leccarlo fino a che lui la prese per le braccia e la fece alzare, la fece sedere sul bordo del tavolo, la fece sdraiare e apertole le gambe iniziò a leccarla.
I gemiti di lei iniziarono a salire di intensità riempiendomi le orecchie, poi vedendo il suo cazzo ancora duro gli disse di metterglielo dentro.
Samir non si fece pregare, insalivò la cappella, lei aprì oscenamente le gambe in un attimo lui le fu dentro.
Quando lo sentì entrare Anna emise un rantolo, e un tripudio di versi iniziarono a uscirle dalla bocca, diceva che era bellissimo, che non aveva mai provato con un cazzo così e lo incitava perché glielo mettesse tutto dentro. « Siiiii., Siiiii., così, cosìiiiii, » gridava, «daaai chiavami, chiavami come una troia, dai dai che così mi fai veniiiiireeeeee siiiiiiiii » e con le gambe strette intorno ai reni di lui godette intensamente, lui andò avanti ancora un po’ e poi venne anche lui.
« Siiiiii » gridò lei nel sentire la sua sborra dentro di lei, «godi amore, godi dentro di me, svuota il to cazzo, riempimi tutta. »
Quando infine lo tirò fuori, lei scese dal tavolo e glie lo prese in bocca per ripulirlo dai residui di sborra, mentre dalla figa le uscivano i rivoli di sborra appena ricevuta.
Si sdraiarono accaldati sull’erba fresca, lei gli accarezzava il petto, era persa per lui, le piaceva quel ragazzo, poi, curiosa come sempre gli chiese se era vero la diceria riguardo alle usanze della gente Araba che preferiva di più il sesso anale a quello vaginale.
Lui le rispose di si e guardandola le chiese se volesse provare.
La sua risposta mi colse di sorpresa, con me lo faceva ogni morta di Papa perché diceva che le facevo male, mentre a lui era stata lei a proporsi.
Non so se fosse stato il pensiero di metterglielo nel culo o fosse stata la mano di lei che continuava a toccarlo, fatto sta che il cazzo di Samir gli venne di nuovo duro e lei stringendolo contenta gli disse se voleva farlo.
Lui le rispose con un gesto, la prese per un braccio e la girò, lei gli disse di aspettare un attimo, prese l’oliera che era in tavola e si unse l’ano, si penetrò con le dita e unse pure il suo cazzo, poi si appoggiò con gli avambracci sul tavolo e rimase in posizione aspettando che la inculasse.
Lui prese ancora dell’olio e si unse nuovamente la cappella, poi si posizionò dietro e con l’aiuto di lei lo puntò sull’ano.
Gli disse di fare piano e lasciò che gli entrasse dentro.
Soffocò un grido quando sentì il cazzo farsi spazio per entrare, poi quando la cappella le fu dentro tutto il resto la seguì fin che fu dentro tutto.
Minchia!! Non credevo ai miei occhi, in men che non si dica aveva preso quell’enormità nel culo, e non solo, ora si faceva sbattere in una maniera incredibile tanto che temevo che dalla foga potessero rovesciare il tavolo.
Nonostante lei provasse a muovere il culo per assecondare i movimenti di lui, non ce la faceva, tanto era la foga con la quale la inculava.
Si teneva a malapena appoggiata sulle mani con le mammelle che sembravano due campane che suonavano a festa mentre lui la sbatteva tenendola per i fianchi.
Dai versi che faceva non capivo se stesse piangendo o godeva, ma se anche stesse piangendo ora doveva arrivare fino in fondo, era stata lei a volerlo.
Ma un istante dopo quel pensiero mi dovetti ricredere, non erano lamenti di pianto ma bensì versi goduriosi in quanto poco dopo la sentii che lo incitava a sbatterla perché stava venendo.
« Dai dai dai, ooooh siiii daaaaiii daaaaiii che vengo veeeeeeeeengoooo oooooohoo ooooh oooh. »
Vidi lui inarcare la schiena e tenendola per i fianchi fece un grugnito da bestia e le riempì la pancia di sborra.
Quella fu la prima di altre serate che susseguirono fino alla fine delle nostre vacanze, quella notte quando Samir se ne andò Anna gli diede un bacio e salì di sopra, entrò in bagno e si fece una doccia e quando venne a letto non volle essere toccata perché disse che si sentiva uno straccio.
«Hai visto tutto? » mi chiese.
« Certo » risposi, « Sei stata magnifica, » poi vedendola silenziosa e girata di spalle capii che voleva essere lasciata tranquilla.
Il giorno dopo si svegliò alle 14 affamata e mentre le preparavo del cibo si fece la doccia, uscì dal bagno e mi disse di passare in farmacia per comperarle una crema lenitiva perché sotto era tutta arrossata e sentiva bruciore.
Nonostante questo però le sue attenzione fino alla fine della vacanza furono tutte per lui, a me riservava qualche fugace pompino perché diceva che non riusciva a gestire entrambi e che avrebbe pensato a me un volta tornati a casa.
« Va bene » risposi, « ma quando torniamo a casa vorrei invitare il mio collega per una cena, che ne dici? »
« Chi quello con cui giochi a tennis?»
« Si proprio lui, ha una voglia matta di conoscerti »
« Va bene » Rispose, «se proprio ci tiene.»

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