Lucy – Il bungalow del sesso – sabato

Lucy – Il bungalow del sesso – sabato

Sabato.

La vacanza volgeva al termine, e secondo le leggi non scritte della Sfiga, eravamo riusciti a convincere le tre austriache ad uscire con noi giusto per la loro ultima sera lì. Io ne ero comunque contento; Annika, Larissa e Stefanie erano senza dubbio tre belle ragazze, e il fatto di essere in loro compagnia mi metteva comunque al riparo dal dover tornare sul discorso della sera precedente e dei miei incontri col tizio del Camping.
Larissa era di gran lunga la più bella e fine delle tre, e le avevo messo gli occhi addosso fin dal primo minuto. Stefanie e Annika erano il giorno e la notte. Entrambe belle, ma riservatissima la prima, mora corvina amante dei morigerati costumi interi, e sfrontata la seconda, rossa mogano con una collezione di tanga che avrebbero indotto al peccato di Sodoma anche un monaco buddista.
La serata sembrava avviata su ottimi binari. Le coppie si erano costituite quasi automaticamente, e quando come per magia Annika e Marco sparirono misteriosamente, mi dissi che tutto pareva procedere per il meglio.
Anche io (con Larissa) e Lele (con Stefanie) ci separammo. Camminavo sul lungomare allacciato per la vita alla mia bellissima e diafana bionda, e quando la condussi al molo mi seguì senza batter ciglio.
Dal buio in cui ci trovavamo, le luci della città sembravano un immenso Luna Park, mentre dalla parte opposta mare e cielo si fondevano circondandoci in un nero infinito, quasi come se ci trovassimo su una piattaforma persa nello spazio.
La presi tra le braccia e la baciai.
Larissa era combattuta, come indecisa se rifiutare o accettare il bacio, ma poi sembrò lasciarsi andare rispondendo alle mie labbra che si intrecciavano alle sue.
Sembrò – appunto. Improvvisamente mi allontanò da sé dicendomi nel suo inglese perfetto: “Scusami… perdonami, ma non posso…”
Mentre la accompagnavo al suo albergo, mi spiegò la storia che avevo già intuito. Che ero un bravo ragazzo, che le piacevo, ma che in Austria aveva un ragazzo e non se la sentiva di fargli questo, e bla bla bla. Invidiai quel mangia patate che aveva la fortuna di avere una ragazza così, e che magari proprio in questo momento si stava trombando qualche maiala in un’altra località di vacanza.
Purtroppo le cose stavano così e non potevo farci molto. Mi augurai che almeno ai miei amici fosse andata meglio.
Arrivammo all’albergo. Aprì la porta di servizio con la chiave data agli ospiti e fino al’ultimo pregai tutte le divinità possibili che avesse avuto un ripensamento e mi invitasse a seguirla su in camera, ma purtroppo non fu così. Mi diede un tenero e casto bacio sulle labbra e mi salutò. “Goodbye, Luca…”
Tornando al Camping, altra brutta sorpresa. Quello seduto sulla panchina vicino al cancello era… Lele!
Serata buca anche per lui, insomma. Austria batte Italia 2 a 0. Non ci restava che sperare che l’orgoglio nazionale fosse tenuto su almeno da Marco, segnando il “goal della bandiera” con Annika.
Arrivando al bungalow vidi la luce accesa nella camera matrimoniale e iniziai a pensare che, forse, almeno uno di noi non era andato in bianco. Fortunatamente la porta non era chiusa a chiave (temevo già di dover passare la notte all’addiaccio) e, una volta entrati, una voce femminile da dietro la porta della “mia” camera mi confermò che almeno Marco era andato a segno.
Io e Lele ci sedemmo sul divanetto accendendo la televisione, ma di tanto in tanto ci arrivava qualche urletto di Annika che ci ricordava la fortuna di Marco e la nostra sfiga.
“Beato lui… lui di là con l’austriaca e noi qua soli come due fessi!” disse Lele.
“Beh, sì… ci è andata male. Però non siamo proprio soli…” risposi io, mettendo la mia mano sulla sua.
Lele mi guardò. “Mi aspetti di là?” gli chiesi, e lui, sorridendo, mi rispose di sì.
Avvenuta la consueta trasformazione in Lucy, entrai nella cameretta col letto a castello.
Lele mi abbracciò e avvicinò le sue labbra alle mie. Per una frazione di secondo apparve nella mia mente l’immagine degli occhi azzurro cielo di Larissa che si chiudevano in attesa di un bacio rovente, ma la scacciai subito e ci baciammo appassionatamente mentre lui, con entrambe le mani, mi palpava avidamente le natiche.
Lo aiutai a spogliarsi, e quando mi inginocchiai davanti a lui e abbassai i suoi boxer mi trovai davanti al viso il suo bel cazzo già ritto; lo baciai, lo leccai e presi a succhiarlo infilandomelo in gola fino ad avere il naso tra i peli del suo pube, poi lo estrassi dalla bocca lasciandogli sopra un lungo filo di bava.
Fu proprio in quel momento che la porta della cameretta si aprì.
Quattro bocche spalancate, senza fiato, senza parole. Otto occhi strabuzzati, alcuni per la sorpresa, alcuni per la vergogna.
Annika, mezza nuda, era lì, con Marco alle sue spalle. E guardava me, vestito da zoccola, che succhiavo il cazzo di Lele.
“…Oh, scheisse… Excuse me… excuse me…” farfugliava rossa in viso, mentre io ero ancora più rosso di lei e avrei voluto scomparire in un buco nero.
Quando il colore ed il respiro di tutti tornò un po’ più normale, iniziò il momento delle spiegazioni.
Io e Lele raccontammo i nostri “nulla di fatto” e Annika ci disse che invece, avendo sentito dei rumori dall’altra camera in una “pausa” dei loro giochi, era venuta a vedere quale delle sue due amiche “santerelline” avesse deciso di darsi un’inattesa botta di vita.
Mancava ovviamente la seconda parte della spiegazione. Che ci facevo vestito così, con in bocca il cazzo di un mio amico? Per cui vuotai il sacco a nome di tutto il gruppo, raccontando tutta la storia. Durante il racconto, Annika pose la sua mano sulla mia coscia, e mi sembrò che piano piano l’avvicinasse al mio sesso.
“…è così… naughty… così strano… “ disse la nostra ospite, che nel frattempo aveva preso nell’altra mano l’uccello di Marco; e poi mi sorprese. Sempre tenendo in mano il cazzo del suo amante, portò la mano libera sul mio, e mi baciò.
Non ci fu bisogno di parole, le nostre emozioni parlavano un esperanto universale. Ci alzammo tutti e quattro, dirigendoci tutti insieme nell’altra camera.
Sul lettone, abbracciai Annika mentre Lele e Marco si misero dietro di me e lei. Marco la scopava mentre Lele mi inculava, e i loro colpi facevano stringere sempre di più uno all’altro il mio corpo e quello della viennese.
Ad un certo punto Marco mi disse: “Vuoi?” e si sfilò dalla sua fichetta. Cercai con lo sguardo l’assenso di Annika ed entrai in lei, mentre dietro di me Lele continuava a pistonarmi l’ano.
Era calda e fradicia di secrezioni, ma dopo un attimo la sentii irrigidirsi miagolando “No, no…”
Temevo il secondo due di picche della sera, ma poi capii che le implorazioni non erano per me, ma per Marco che stava cercando di incularsela mentre io la prendevo da davanti.
Le presi il viso tra le mani e la guardai negli occhi: “Non aver paura, Annika… lo so, ti farà un po’ male, ma poi vedrai quanto sarà bello…” e la baciai, mentre entravo in lei dalla via canonica fino a toccarle il muso di tinca dell’utero con la cappella.
Marco spinse, e forzò la resistenza dell’ano mentre io soffocavo i lamenti della ragazza nella mia stessa bocca.
Come immaginavo, la lussuria ebbe ragione di ogni sua remora e del dolore, e la bella austriaca si trovò presto a godere di quella prima doppia penetrazione, il tutto mentre Lele continuava ad incularmi da dietro.
Con un urlo Annika raggiunse l’orgasmo e mi sentii bagnare tutto il basso ventre come se stesse orinando. Era una di quelle ragazze che, anche senza avere uno squirting vero e proprio, rilasciano fiotti di secrezioni al raggiungimento dell’orgasmo.
Mi lasciò uscire da lei, i due ragazzi si sfilarono dai nostri culetti arrossati, e riprendemmo fiato.
Prendendo l’iniziativa, mi avvicinai alla ragazza e le baciai il sesso. Dimostrò di gradire, così in un attimo ci ritrovammo io sotto e lei sopra in posizione di 69. Dai lati del letto, a cavallo di un angolo, Lele riprese ad incularmi, e vidi a pochi centimetri dal mio viso il cazzo di Marco che affondava nuovamente in quel culetto appena sverginato.
Gli urletti di Annika erano soffocati dalla mia verga che la ragazza si infilava profondamente in gola, mentre io leccavo il suo miele e i due maschi facevano sfracello dei nostri buchetti.
Marco iniziò ad intensificare i suoi colpi nel culetto della viennese, segno dell’avvicinarsi dell’orgasmo, e io infilai due dita nella sua fighetta per far precipitare la situazione ancora più velocemente.
Quasi contemporaneamente Lele e Marco eiacularono nei nostri culetti affondandovi i loro cazzi quanto più era loro possibile. E quando un attimo dopo la ragazzina mi inondò il viso di secrezioni, io le resi il favore affogandola di sperma, che ingoiò golosa come la cosa più naturale del mondo.
Marco era già pronto per accompagnare Annika, che però prima volle salutare me e Lele con un vizioso bacio con la lingua, dicendo: “E’ un vero peccato che domani devo partire”.
Non potevamo essere più d’accordo.
Poi, avvicinandosi al mio orecchio, mi sussurrò nel suo inglese scolastico: “Non racconterò niente di tutto questo a Larissa. Sai… tu le piaci… le piaci davvero tanto, ma è fatta così. Magari un giorno rimpiangerà quello che si è fatta scappare…”

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