Michele, io e… – Capitolo 4

Michele, io e… – Capitolo 4

Capitolo 4

La notte divenne un’orgia completa. Lo facemmo tutti altre due volte prima di addormentarci. Una volta io scopai Michele mentre Cris gli succhiava l’uccello. Quando ci addormentammo eravamo uno nelle braccia dell’altro dopo esserci baciati a lungo.
Un forte boato mi svegliò il mattino seguente. Cris era accanto a me sdraiato su di un fianco che dormiva tranquillamente. Mi girai e guardai verso la finestra. Stava piovendo a catinelle. Mentre guardavo il ruscello di acqua che scendeva sul vetro, un altro forte tuono fece vibrare la casa. Gettai uno sguardo all’orologio sul comodino, erano le otto e mezza.
“’Ngiorno.” Disse tranquillamente Cris con voce piena di sonno.
“Ehi.” Gli sorrisi, mi chinai e lo baciai. Lui rispose al bacio e poi si accoccolò tra le mie braccia.
“Michele si è già alzato.” Mi disse: “Ci prepara la colazione.”
“Wow, non sapevo che fosse in grado di cucinare.”
“Comunque è quello che mi ha detto.”
Rimanemmo silenziosi per alcuni minuti, sdraiati ed abbracciati a guardare la pioggia che cadeva. Dopo un po’ rivolsi lo sguardo a lui, la cui faccia angelica era appoggiata al mio torace.
“Dio, come sei bello!” Bisbigliai.
“Anche tu.” Rispose girandosi per guardarmi: “Sono così felice qui. Non sai quanto tempo ho desiderato qualche cosa così… Oh cavolo, ti sarà sembrato stupido.”
“No, penso che sia una cosa molto dolce, io sento la stessa cosa per te.”
Restammo quieti per un altro paio di minuti fino a che il profumo delizioso della colazione non cominciò a salire i gradini ed entrare nella nostra stanza, stavamo per riaddormentarci ma l’aroma di quello che Michele stava cuocendo ci risvegliò e fece ringhiare i nostri stomachi. Uscimmo dal letto ed andammo in bagno a lavarci i denti. La mattina piovosa era un po’ fresca, così ci mettemmo pantaloncini e t-shirt prima di scendere.
Michele ci raggiunse nella stanza della colazione, indossava un paio boxer di seta di mio zio ed un accappatoio aperto che metteva in mostra il suo torace nudo. Erano indumenti che avrebbero potuto facilmente farlo apparire stupido, ma invece lo rendevano irresistibilmente sexy. Salutò per primo Cris con un bacio breve ma molto caldo prima di tirarmi tra le sue braccia e far scivolare la lingua nella mia bocca che l’accolse con piacere.
Dopo aver finito ci sedemmo a far colazione con la deliziosa omelette che ci aveva preparato. Rimanemmo stupiti per la sua abilità culinaria e lui ci spiegò che a causa dei turni di lavoro dei suoi genitori, tutti in famiglia doveva a turno cucinare. Dopo la colazione Michele suggerì di mostrare a Cris il video che aveva fatto da catalizzatore facendoci trovare insieme a lui ed in un letto per la prima volta.
Approvammo e ci accoccolammo insieme sul grande divano di cuoio nello studio.
Michele aveva il telecomando e fece partire il film. Ebbe un grande impatto su Cris come l’aveva avuto su noi due. Quando giungemmo alla scena in cui l’attore principale (l’unico ragazzo che sessualmente non aveva mostrato di essere bisex) alla fine si prende l’amico super sexy, Cris cominciò a respirare un po’ affannosamente, cominciò a muovere le anche mentre strofinava e spremeva la grossa protuberanza sul davanti dei pantaloncini.
“Ehi, sembra che qualcuno stia diventando un po’ arrapato!” Disse Michele scherzoso, allungando una mano e cominciando a massaggiargli l’inguine: “Perché non aiutarlo a prendersene cura?” Si chiese facendo scivolare le dita su per le gambe dei pantaloncini dell’amico stuzzicandogli il cazzo.
Cris non disse niente, ma arcuò la pelvi alzandola dal divano.
Michele scivolò in ginocchio sul pavimento di fronte a lui e gli tirò giù rapidamente i pantaloncini fino alle caviglie e quindi glieli tolse. Io ero dietro a Cris che si inclinò indietro contro il mio torace. Feci scivolare le braccia davanti a lui e sotto la maglietta a carezzare il suo torace e lo stomaco.
Michele aveva imboccato l’uccello palpitante del ragazzo sino alla radice e lo stava facendo lentamente scivolare abilmente dentro e fuori della sua bocca bagnata. Il respiro di Cris era affannoso e si contorceva nelle mie braccia mentre spingeva l’uccello nella gola di Michele. Io lo stringevo con forza e gli coprivo di baci la nuca ed il collo. La testa del mio cazzo era scivolata fuori della cintura dei pantaloncini e stava strofinando deliziosamente contro la carne nuda del sedere del mio amico che lui ruotava. Michele aveva tirato fuori il pene attraverso la patta dei boxer di seta di mio zio e stava facendo scivolare la stoffa sul suo cazzo come se si stesse facendo una sega.
Dopo alcuni minuti Cris cominciò ad agitarsi con più forza, capimmo che quasi c’era.
“Oh… Oh dio! Sto per venire, Michele!” Si lamentò: “Mi stai facendo sborrare!”
Mi sporsi in avanti, tirai si lato la faccia di Cris e feci scivolare la lingua nella sua bocca. Lui emise un uggiolare soffocato e mi baciò con forza mentre la sua sborra calda sgorgava nella bocca di Michele e giù nella sua gola. Abbassai lo sguardo appena in tempo per vedere il pene di Michele contorcersi e spargere il suo carico sul tappeto.
Eravamo tanto eccitati al punto di andare in iperventilazione. Il mio torace era bagnato di sudore e spingeva contro la schiena di Cris. Io non avevo eiaculato, ma veramente non me ne curavo. L’esperienza era stata comunque estremamente calda.
Dopo un po’ salimmo a farci una doccia insieme, lunga e comoda, prendendoci tutto il tempo che volevamo. La pioggia continuò a cadere per tutta la mattina, così ci divertimmo a mostrare a Cris tutte le cose che avevamo scoperto nella casa.
Uno dopo l’altro i nostri genitori chiamarono per assicurarsi che non avessimo problemi col temporale. Tutti avevano da dirci le stesse: cosa fare se mancava la corrente, non uscire se c’erano i lampi, eccetera. Li rassicurammo che stavamo andando alla grande e riattaccammo il più rapidamente possibile. Ridemmo delle loro preoccupazioni ma le loro telefonate ebbero un effetto strano su di noi. Improvvisamente eravamo usciti dal nostro mondo di fantasia, dall’indipendenza ed eravamo ritornati alla realtà; ed il fatto che Michele e Cris sarebbero tornati a casa la mattina dopo stava cominciando ad apparire in lontananza davanti a noi.
Ci sdraiammo sul tappeto morbido della sala di proiezione, ognuno di noi aveva preso una birra nel frigorifero, un sistema non detto per calmare la nostra ansia. Cominciammo a dire cose di poca importanza: quali piani avevamo per il resto dell’estate, che macchine speravamo di guidare, ma non ci volle molto per arrivare a quello di cui volevamo veramente parlare.
Avevamo compreso quanto fosse irreale aspettarsi di restare innamorati dopo essere tornati a casa. Avremmo avuto raramente la possibilità di rimanere insieme da soli ed il pensiero di essere scoperti dai nostri genitori o dai nostri compagni ci terrorizzava. Era il 1987 dopo tutto e la nostra piccola comunità non era un luogo dove gli adolescenti potevano dichiararsi apertamente gay senza grandi rischi per la loro sicurezza. Noi tutti avremmo voluto essere abbastanza coraggiosi per farlo, ma nessuno di noi lo era.
Mentre parlavamo eravamo accoccolati insieme in quello che era una specie di abbraccio. Cris era il più realistico e quello che sapeva parlare meglio del trio. Michele sembrava adirato col mondo e frustrato. Finì la sua birra a grandi sorsi ed io vidi le lacrime ricomparire nei suoi occhi. Io avrei voluto piangere al pensiero di essere separato dai miei due bei ragazzi, ma resistetti. Avevo paura che se avessi pianto, anche Michele l’avrebbe fatto ed un Michele in lacrime era una cosa che non potevo sopportare di vedere.
Cademmo in un silenzio profondo che minacciava di affogare la gioia che avevamo sentito nei due giorni precedenti e proprio allora un lampo cadde a pochi chilometri dalla casa. Il vetro delle finestre vibrò e la pioggia riprese a battere con forza rinnovata.
Ci alzammo, andammo alla finestra e tentammo di guardare fuori. La pioggia era diventata una tenda spessa che oscurava quasi completamente la nostra visuale. Io suggerii di andare nella piscina e guardare il temporale da là.
Le pareti della sala da gioco erano costituite da larghe finestre. La stanza era illuminata da una serie di piccoli candelieri di cristallo che tintinnavano leggermente ad ogni tuono. L’aria era lentamente diventata incredibilmente fredda per essere in luglio. Facemmo ognuno per conto nostro un lento giro della stanza dando un’occhiata alla grigia distesa di acqua che il mondo era diventato.
Con un’esplosione assordante, la stanza per un istante fu riempita da una luce bianca ed accecante quando una folgore cadde a meno di un chilometro.
I candelieri lampeggiarono per un momento e poi si spensero. Fummo immersi nell’oscurità, il tuono che rumoreggiava ed il tintinnare dei cristalli coprivano il nostro respirare affannoso.
Stavo quasi per proporre di tornare nella casa quando Michele all’improvviso si allontanò dalla finestra e si tuffò nell’acqua calda.
Cris ed io lo guardammo in silenzio mentre lui nuotava sul grande materassino gonfiabile al centro del lato profondo. Si issò sopra il materassino con un po’ di sforzo e fece una breve pausa prima di farci cenno di raggiungerlo. Senza dire una parola ci tuffammo ed andammo il più rapidamente possibile al materassino. Cris fu il primo a salire.
“Vieni qui.” Gli disse Michele con voce roca, appena un po’ più di un bisbiglio.
Cris si chinò in avanti ed immediatamente fu tirato in un bacio profondo e bagnato. Salii subito dopo di lui e senza esitazione mi accoccolai accanto a Michele avvolgendolo con le mie braccia, baciandogli il collo e stringendogli le spalle con le anche intorno al suo fianco. I nostri cazzi erano diventati immediatamente duri e pulsanti. Ci accarezzavamo e cercavamo l’un l’altro con furioso abbandono, il nostro desiderio era galvanizzato dal temporale e dalla nostra frustrazione.
Michele si girò e cominciò a baciarmi, le nostre mani scivolarono sul torace e la faccia dell’altro. Anche Cris si era girato e stava alternativamente menando e succhiando prima il cazzo di Michele e poi il mio. I suoi genitali penzolavano alla nostra portata e noi li palpavamo e ci chinavamo in avanti a leccargli le palle ogni qualvolta interrompevamo il nostro bacio. Dopo un po’ Cris cominciò a far scivolare il medio bagnato dentro e fuori del mio buco del culo, carezzandomi la prostata mentre succhiava profondamente il mio uccello nella sua gola. La sensazione era elettrica ed in breve con un ululato eruttai tutto lo sperma che avevo accumulato, nella bocca di Cris. Lui continuò a succhiare finché non mi contorsi e mi lamentai, il mio cazzo era dolorante per la sensazione erotica. Cris strisciò sul materassino e si unì al nostro bacio. Michele ed io eravamo con le lingue in fuori, le punte che leccavano quella dell’altro. Cris unì la sua lingua alle nostre. Quando le lingue si incontrarono, un ruscello del mio sperma che Cris aveva tenuto in bocca cominciò a correre sopra le nostre facce e nelle nostre bocche. Io ero scioccato, ma gustai il sapore salato della mia sborra.
Le mie dita erano avvolte intorno al grosso pene di Michele ed ero appena consapevole che stava diventando più duro nel mio pugno che lo pompava finché lui non cominciò a lamentarsi rumorosamente e spingere con forza nel mio fianco. Il materassino era bagnato e l’acqua ci bagnava ad ogni spinta mentre Michele sparava il suo carico sulla mia coscia, il mio cespuglio ed il mio stomaco. Un po’ schizzò contro l’uccello e le gambe di Cris mentre Michele tremava ed si scuoteva.
Continuammo contorcerci furiosamente l’uno contro l’altro dimenandoci pericolosamente sul materassino. Michele strisciò sopra di noi e spinse il suo cazzo ancora duro contro il mio inguine, poi ero io sopra, il cazzo di Cris scorreva giù nella mia gola mentre Michele penetrava con un dito il mio culo. Mentre ci agitavamo al chiarore dei lampi, altra acqua saliva sul materassino, ogni tanto accecandoci o riempendo le nostre bocche, facendoci tossire e schizzandoci prima di tornare a tuffarci sopra un cazzo o in un bacio.
Alla fine la mia faccia rimase pigiata lateralmente contro la materassino, l’acqua mi copriva e Cris mi teneva in uno stretto abbraccio e spingeva il suo cazzo palpitante contro la carne morbida delle mie natiche e copriva la mia schiena con leccate e baci. Michele si sdraiò davanti a me, tenne la mia faccia con le sue mani e mi baciò profondamente penetrandomi lentamente. Fui appena consapevole del fatto che dalla faccia di Michele grondavano lacrime quando Cris si alzò un po’ e con un lungo gemito coprì con il suo succo i nostri fianchi. Crollò tra di noi e rimanemmo tutti e tre silenziosi, ansimando esauriti.
Era un amore violento e provocante quello che avevamo fatto, pieno di frustrazione ed ira contro la nostra posizione nel mondo. Era il nostro ultimo giorno insieme e noi non volevamo smettere senza lottare.
Io precipitai in un sonno leggero mentre ero ancora sul materassino e mi svegliai spaventato dopo essere rotolato in acqua. Risalii sul materassino e lo portai contro il bordo della piscina. Michele e Cris corsero in mio aiuto mentre io tossivo vomitando acqua sul pavimento.
Il temporale diminuì ma non cessò di scaricare pioggia su di noi tutto il pomeriggio. Non sapendo cos’altro fare, facemmo un lungo pisolino nel letto matrimoniale. Era un’esperienza deliziosamente trasognante scivolare dentro e fuori del sonno nel grigiore fresco della stanza illuminata dal temporale, accoccolato nudo e senza vergogna coi miei due meravigliosi amici.
Quella notte facemmo nelle scorrerie in cucina e con l’aiuto di Michele, preparammo una maldestra festa. Riempimmo la sala da pranzo di candele e imbandimmo la lunga tavola con la tovaglia di lino. La radio sintonizzata sulla musica classica. Poi aprimmo una bottiglia di vino e ne godemmo quanto i nostri palati immaturi potevano valutare. Comunque non ci vestimmo per la cena e cenammo nudi nella sontuosa sala dove le candele accese ci facevano sentire davvero molto decadenti. Il vino ed il cibo ripristinarono i nostri spiriti. Parlammo e ridemmo durante tutto il pasto e ci alzammo anche per ballare un paio di volte. Era bello.
Eravamo stanchi ma volevamo disperatamente stare insieme ancora una volta prima che la notte finisse. Michele era scivolato sotto il tavolo e stava succhiando allegramente il mio cazzo mentre io ero seduto sulla mia sedia. Mi parlava sporco tra le leccate ed io stavo facendo del mio meglio per assecondarlo. Gli dissi che quello che volevo veramente fare era gettarlo sul tavolo e scoparmelo di brutto.
“Oh Dio, come sarebbe eccitante!” Disse Cris sorprendendomi.
“Sì, lo sarebbe!” Disse d’accordo Michele tra le mie gambe.
“Ok, perché no?” Decisi ed il mio cazzo si contorse.
Tutti di noi desideravamo essere i passivi, almeno un po’. Io andai al bagno del pian terreno mentre Michele e Cris andarono in quello disopra. Dopo essermi lavato andai nell’atrio per aspettare gli altri. Michele stava scendendo quando arrivai, aveva in mano una bottiglia di lubrificante.
“Ehi, baby!” Disse con un largo sorriso quando c’incontrammo.
“Ciao.” Dissi e lo baciai.
Ero ancora un po’ brillo per il vino e fu facile per Michele tirarmi giù con lui sopra i larghi gradini tappezzati. Restammo sdraiati languidamente a baciarci ed accarezzarci finché Cris non uscì dal bagno e scese per raggiungerci. Stava per chinarsi su di noi, poi improvvisamente si drizzò ed andò ad una delle finestre.
“Ha smesso di piovere!” Esclamò.
Aprì la porta, uscì e noi lo seguimmo. Da come era asciutto doveva aver smesso da un’ora o due. Eravamo stati così presi dalla cena che non ce n’eravamo accorti. Le nubi si erano aperte rivelando un cielo incredibilmente pieno di brillanti stelle. La temperatura era ritornata normale e l’aria era afosa ma deliziosa.
“Dio, è bello stare fuori!” Esclamò Cris.
“Sì, veramente!” Dissi io. Eravamo stati intrappolati in casa tutto il giorno ed era meraviglioso sentire l’aria fresca.
Michele venne dietro di me e mi circondò la vita. Io gli strinsi le braccia, lui mi baciò sul collo.
“Non preoccuparti.” Disse: “Ci vedremo ancora.”
“Sì, lo so, ma non sarà come questi giorni.”
Cris si avvicinò, ci avvolse con le sue braccia, ci strinse per un momento, poi alzò la testa e mi baciò lentamente sulla bocca. Michele inclinò la testa sulla mia spalla e baciò Cris.
“Sapete?” Bisbigliò Cris: “Perché non farlo qui fuori.”
“Sì, mi sembra bello.” Rispose Michele.
Ci pensai per un momento: “Facciamolo.”
Cris mi sorrise col suo bel sorriso e si lasciò cadere lentamente sulle ginocchia.
Il mio cazzo era già duro e scivolò rapidamente nella sua bocca in ansiosa attesa. Io sospirai mentre Michele cominciava a carezzare il mio torace ed a baciare il mio collo. Una brezza gentile si stava alzando e strisciava deliziosamente sui nostri corpi nudi. Io lasciai che le mie ginocchia cedessero e scesi lentamente sopra l’erba bagnata portando Michele con me. Ci sdraiammo sulla terra e ci baciammo a lungo. La nostra pelle divenne rapidamente scivolosa per la pioggia che c’era sul prato e rapidamente cominciò ad essere imbrattata di verde e marrone, anche se noi non ce ne preoccupavamo.
Feci rotolai Michele sulla schiena e gli allargai le natiche, mettendo in mostra il suo buco rosa corrugato. Mi tuffai avidamente in mezzo e cominciai a leccare e sondare il piccolo bocciolo con la lingua. Michele gemeva e spingeva indietro verso di me. Cris rise, si chinò e cominciò a leccarmi per bene.
“Forza, ragazzo!” Mi disse Michele dandomi la bottiglia di lubrificante: “Spingilo dentro.”
Aprii la bottiglia e versai un po’ del contenuto sulla mia mano, ne umettai il mio uccello e lo strofinai nella fessura di Michele. Lui sospirò sentendosi massaggiare il buco e cominciò a strofinare la testa del mio cazzo contro di sé. Nel frattempo, Cris mi aveva allentato a sufficienza da poter inserire il suo dito medio. Mi lamentai e strinsi i muscoli del sedere, questo mi fece spingere in avanti e fece passare la mia cappella attraverso lo sfintere di Michele. Lui ansimò e gridò, ma si spinse indietro sul mio pene. Nello stesso tempo Cris si era lubrificato e cominciò a far scivolare lentamente il suo cazzo nel mio buco stretto. Spingemmo delicatamente ed alla fine fummo tutti e due completamente dentro. Facemmo una pausa per riprendere fiato.
“Michele!” Ansai: “Cris è dentro di me!”
“Veramente?” Ansò Michele in risposta: “Oh figo! Come stai, Cris?”
“Oh, dio!” Si lamentò Cris: “Oh dio, è così bello! È così dannatamente stretto!”
“Umm, ora cosa facciamo?” Ansimai.
Ridemmo a quell’uscita e lentamente cominciammo a scopare. Ci volle qualche minuto ma poi aggiustammo il ritmo. Il mio cazzo scivolava con forza dentro e fuori di Michele che stringeva il culo mentre Cris spingeva col suo pene contro la mia prostata, probabilmente era la sensazione più sorprendente che avessi mai sperimentato. Cominciai a lamentarmi molto rumorosamente. Tentai di trattenermi finché non realizzai che non c’era nessuno per chilometri che potesse sentirci. Allora cominciai a gridare con gioia per il piacere che stavo sperimentando. Anche Michele e Cris stavano facendo molto rumore. I nostri uggiolii d’estasi echeggiarono attraverso i campi.
“Ok!” Ansimò Michele: “Ok, ora dobbiamo cambiare. Devo mettere il mio uccello dentro di voi, ragazzi.”
“Cris non è stato ancora inculato.” Dissi.
“Sì, oh per favore, Michele, scopami!” Implorò Cris facendo scivolare il suo cazzo fuori
di me,
“Ok, baby, qualsiasi cosa tu voglia.” Fu la risposta del mio amico mentre si toglieva da me.
Si avvicinò a Cris e lo spinse con dolcezza sulla schiena. Prese la bottiglia di lubrificante, gli unse il sedere e cominciò a far scivolare l’indice dentro e fuori. Il ragazzo gemette ed ansimò mentre il suo buco veniva invaso per la prima volta. Michele gli mormorò piano di rilassarsi mentre spingeva dentro lentamente il suo pene. Io mi inginocchiai davanti a Cris e lo baciai mentre gli menavo il cazzo.
Finalmente Michele fu dentro completamente. Cris aveva messo le ginocchia sulle sue spalle e stava praticamente gridando di piacere. Io presi Michele per la vita e feci scivolare di nuovo il mio cazzo dentro di lui, poi prendemmo su di nuovo il nostro ritmo.
“Michele!” Gridai.
“Sì?”
“Michele, ti amo!”
“Anch’io ti amo, baby!”
“Io ti amo, Matt!” Aggiunse Cris.
Ci gridammo l’un l’altro il nostro amore, i nostri uggiolii, mescolati ai rumori della nostra passione, rimbalzavano sulla casa e colpivano le nostre orecchie fino a che, con un gemito massiccio, Cris venne ed un colpo di sperma schizzò sul suo mento. Io stavo tentando disperatamente tenere il ritmo mentre il mio cazzo vuotava fiotto dopo fiotto di sborra dentro Michele. Dai suoi occhi stavano gocciolando di nuovo le lacrime mentre il suo corpo tremava e si scuoteva per il suo orgasmo massiccio.

Se ne andarono tutti e due presto la mattina successiva, con il più breve ed indolore saluto che ci potevamo permettere. Come avevamo supposto la nostra bella relazione finì lì. Vennero a trovarmi separatamente due pomeriggi prima che mia zia e mio zio tornassero dalle vacanze, ma solo per poche ore. Nelle settimane e mesi seguenti c’incontrammo ogni volta che potevamo, ma era difficile trovare abbastanza privacy per fare l’amore. Trovammo un’area appartata nei boschi dietro casa mia, ma i venti autunnali ci consigliarono presto di non andarci.
Quando la scuola cominciò naturalmente fui ulteriormente separato da Michele e Cris perché frequentavamo scuole diverse. Riuscimmo a passare insieme un week-end quando i miei genitori erano fuori città e mia sorella da un’amica, ma altrimenti non ci rivedemmo mai.
Apparentemente Cris e Michele ebbero maggiore fortuna, ma qualche cosa d’altro venne a rovinare tutto. Michele cominciò a prendere droghe pesanti e rapidamente divenne un vero tossicodipendente. Non volle avere più niente a che fare con i vecchi amici.
Molti anni dopo mi incontrai con loro due, ma non contemporaneamente.
Vidi Michele in un grande magazzino l’estate dopo il liceo. Dapprima non lo riconobbi. Era ingrassato, gli occhi erano vitrei e ridotti a fessure; aveva occhiaie nere e pesanti. I capelli sembravano grassi e c’era almeno la barba di un giorno sulla sua faccia. Parlava lentamente e con voce spessa. Riuscii a capire dalla nostra strana conversazione che era stato bocciato un paio di volte ed aveva ancora due anni prima di finire il liceo. Poi si chinò verso di me e bisbigliò che doveva chiedermi qualche cosa. Il suo alito sapeva si alcol. Mi chiese se volevo andare nel cesso degli uomini per una sveltina. Declinai l’invito e gli dissi che ero di fretta. Fu l’incontro più triste che avessi mai avuto.
Cris lo incontrai alcuni anni più tardi ad un salone di macchine classiche che era stato organizzato vicino all’università. Stava mostrando orgogliosamente una Corvette anni 70 che aveva ripristinato. Mi abbracciò allegro quando mi vide. Mi disse che dopo l’università si era messo in affari con auto vintage. Mi presentò al suo innamorato che era un giovane molto affascinante e bello. Non potevo essere più felice per lui.

In questi giorni sto cercando di mettere insieme la mia vita come artista e ho un magnifico innamorato con cui sto da anni.
Per molto tempo dopo quello che era successo con Michele e Cris, io quasi mi augurai che non fosse mai successo. Era stata una storia così delicata ed era finita così rapidamente.
Penso che forse quanto successo non mi abbia permesso di esplorare alcune opportunità sessuali di cui probabilmente avrei goduto. Ma ora, ad una distanza di dodici anni, posso guardare quei pochi giorni appassionati in maniera diversa. È dura per me credere che siano accaduti. Penso di aver imparato che gli affari d’amore più appassionati muoiono se non si ha abbastanza coraggio di farli funzionare e che altri non avrebbero potuto funzionare. Ora io ho il coraggio di lottare per la mia felicità col mio innamorato, e sono molto grato a Michele e Cris per avermi aiutato a giungere a questo punto.

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