Da semplice ragazzo, a troia per maschi alpha

Da semplice ragazzo, a troia per maschi alpha

Sono un ragazzo di 22 anni. Per tutti sono un eterosessuale, ma di nascosto adoro farmi sottomettere da uomini più grandi, farmi scopare come un’inutile troietta e farmi trattare male (anche con violenza).

Conobbi un uomo online qualche mese fa. Il suo nome era Roberto, e aveva 48 anni. Dopo aver chattato per qualche giorno, decidemmo di incontrarci in un bar. Io arrivai per primo e lo aspettai per circa 10 minuti. Quando arrivò notai subito che era un bell’uomo, fisico palestrato ma non molto pompato, barba lunga ma curata e capelli corti. Ci salutammo e ci sedemmo per prendere un caffè. Dopo circa 20 minuti mi disse:

“Ho la macchina qui fuori, andiamo via così ti porto a casa mia e ci divertiamo un po’”.

Io accettai volentieri. Prima di salire in macchina, però, Roberto mi disse una cosa molto strana:

“Togliti i pantaloni e le mutande, e poi potrai salire”.

Io ero molto eccitato dalla cosa, quindi non dissi nulla ed eseguii il suo ordine. Salito in macchina (nudo dalla cinta in giù) mi accorsi subito della natura perversa e dominante di Roberto che subito cominciò, con la mano destra, a toccarmi tra le gambe. Io mi sentivo molto fragile e vulnerabile in quella situazione, ma la cosa mi eccitava. Ad un certo punto mi afferrò le palle alla base, e cominciò a stringere (non troppo, infatti il dolore era veramente minimo). Disse che lo faceva per mettere subito in chiaro una cosa, e cioè che lui da quel momento era il padrone del mio corpo, e io dovevo sentirmi sottomesso alla sua presenza. Così tenne la mano stretta intorno alle mie palle per tutta la durata del viaggio dal bar a casa sua (circa 15 minuti). Arrivati davanti la sua abitazione (una bella villetta su due piani con giardino) lasciò la presa sulle mie parti intime e mi fece scendere dalla macchina, senza ovviamente farmi rimettere i pantaloni e le mutandine. Arrivati davanti la soglia di casa mi disse:

“Togliti anche le scarpe, e rimani a piedi nudi. In casa dovrai camminare sempre in punta di piedi, come se avessi dei tacchi alti”.

Assecondai anche questa sua perversione, ed eseguii l’ordine. Così, in quelle condizioni, entrai in casa. L’arredamento era moderno e di buon gusto, ma non mi fu permesso di visitare l’abitazione. Infatti, appena dopo aver chiuso la porta d’ingresso, Roberto mi disse:

“Sulla tua destra c’è il salone, al centro troverai un cubo bianco. Togliti il resto dei vestiti e salici sopra”.

A questo punto cominciai a sentirmi confuso. Credevo di passare una normale notte di sesso con lui, ma quella sua ultima affermazione mi rese pensieroso. Comunque eseguii di nuovo il suo ordine, e mi tolsi la t-shirt (che era l’ultima cosa che mi era rimasta addosso). Così, completamente nudo, salii su quel cubo bianco, stando attento a rimanere sempre in punta di piedi, come detto da lui in precedenza. Mi sentivo abbastanza carino, dato che avevo comunque un bel fisico, con solo un accenno di pancetta e di tettine, e che la mattina avevo fatto la ceretta su tutto il corpo. Il salone era semi-vuoto, infatti oltre quel cubo c’era solo un lungo divano grigio posto vicino ad esso.

Aspettai li sopra per pochi minuti (4 o 5 al massimo), quando vidi entrare nella stanza Roberto seguito da altri 4 uomini. Cominciai a provare una strana sensazione, un misto tra paura, imbarazzo ed eccitazione. Tutti e 5 si sedettero sul divano, quindi ora ero nudo in una stanza, su un cubo bianco, di fronte a 5 uomini che mi guardavano. A turno cominciarono a dirmi cosa dovevo fare, ad esempio:

“Girati e fammi vedere il culo”

“Allarga bene il culo e fammi vedere il buco”

“Girati di lato e mettiti a 90”

Poi si alzarono dal divano e mi vennero vicino. Cominciarono a guardarmi meglio, e a toccarmi ovunque. Uno stringeva forte il mio cazzo e le mie palle, uno massaggiava il sedere dando anche qualche schiaffo, uno strizzava i miei capezzoli, e così via. Vidi Roberto allontanarsi, e tornare dopo circa un minuto con una valigetta. La posò a terra, vicino al cubo, la aprì e disse:

“Qui dentro ci sono cose che adesso indosserai senza fare storie”.

Io annuii. Per prima cosa tirò fuori un nastro nero, che avvolse intorno alla base delle mie palle, stringendo abbastanza da farle risaltare per bene, e lo terminò con un fiocco. Poi prese delle calze autoreggenti nere trasparenti. Le indossai subito senza discutere. In seguito prese delle scarpe con i tacchi molto alti. Erano nere lucide, e indossandole vidi che lasciavano il tallone e le dita scoperte. Infine tirò fuori dalla valigetta un collare nero di cuoio. Lo pose intorno al mio collo stringendo la cinghia fino a farlo aderire bene (ma senza che stringesse troppo). Poi pronunciò le parole:

“Tu ora sei la nostra troietta, questa notte faremo di te ciò che vogliamo e tu non avrai nulla in contrario”.

Mentre lo diceva mi teneva una mano stretta intorno al collo. Quella frase mi spaventò molto, ma ormai non potevo fare più niente, e quindi decisi di stare al gioco. Quell’uomo aveva trasformato me, un normale ragazzo quelunque, in una puttanella da scopare in gruppo.

Ora ero su quel cubo bianco vestito come una troietta. I 5 uomini che mi circondavano si spogliarono completamente, lasciandosi solo gli anfibi neri ai piedi. A giudicare dal loro aspetto, avevano tutti un’età compresa tra i 40 e i 45 anni, ed tutti erano muscolosi (chi più, chi meno), e avevano il petto peloso. Cominciarono a guardarmi e a toccarsi il cazzo, mentre uno di loro mi scattava addirittura delle foto da varie angolazioni. Mi vennero vicino e cominciarono a toccarmi con mano pesante, finché uno di loro mi fece scendere dal cubo e mi fece inginocchiare a terra. Si misero in cerchio intorno a me, e Roberto disse:

“Ora succhierai il cazzo e le palle a tutti, puttana”

Cominciai proprio da lui. Aveva un cazzo bello grosso, ad occhio superava anche i 20 centimetri. Mentre ero impegnato a succhiare, diedi uno sguardo anche agli altri cazzi, e mi resi conto che non solo erano tutti lunghi all’incirca come quello di Roberto, ma che avevano anche un diametro notevole. Durante la successiva mezz’ora mi impegnai a succhiare quei 5 grossi cazzi, ma senza arrivare al punto di farli sborrare.

Al termine di questa mezz’ora uno di loro mi fece capire che dovevamo cambiare stanza, e che mentre loro ci sarebbero andati camminando normalmente, io avrei dovuto andarci a 4 zampe come una cagna. E così feci.

Nell’altra stanza trovai uno strano oggetto, una specie di panca circondata da tubi e corde. Mi fecero sdraiare lì sopra, e uno di loro mi disse:

“Allarga le gambe puttana, e alzale verso l’alto. Ora falle andare dietro la testa il più possibile”.

E così feci. In pratica ero disteso sulla schiena, e le gambe erano in alto, con i piedi che arrivavano dietro la testa. Erano poi bloccati da due corde agganciate a loro volta a due tubi. Il mio culo, in quel modo, era ben esposto e messo in modo comodo per chi avesse dovuto scoparlo. In quella posizione cominciarono a farmi di tutto. Roberto disse:

“Preparati puttana, ora ti sfondo il buco del culo”

Fece entrare il suo enorme cazzo nel mio buco molto lentamente, in modo che potessi sentirlo tutto, e lo fece arrivare fino alla base delle sue palle, in modo che fosse dentro al 100%. Così cominciò a sfondarmi, prima piano, e poi aumentando sempre di più il ritmo, con dei colpi davvero violenti.

A quel punto ero completamente immerso nel mio ruolo, una troia che viene abusata e sottomessa da 5 uomini superdotati, e la cosa mi piaceva, tanto che cominciai a partecipare al gioco anche verbalmente, con frasi tipo:

“Oh sì, sfondatemi il culo, sono la vostra puttana, la vostra lurida troia. Sono solo un pezzo di carne da scopare, usatemi per svuotarvi i coglioni”.

Mentre Roberto scopava il mio culo, un altro dei 5 salì all’impiedi sulla panca e infilò il suo cazzo enorme nella mia bocca. Non era un pompino, perché la mia testa era ferma, era proprio un uomo che scopava la mia bocca con ferocia, mentre mi teneva la testa bloccata tra le sue mani. Il suo cazzo mi arrivava fin giù nella gola, fino quasi a strozzarmi, e infatti i miei occhi lacrimavano, e dicendo cose tipo:

“Ti scopo la gola, inutile troia. Ti faccio bere la mia sborra finché non hai lo stomaco pieno”.

Gli altri 3 uomini assistevano alla scena segandosi e aspettando il loro turno. Nell’attesa strusciavano i loro cazzi ovunque sul mio corpo, sulle gambe, sulla pancia, sulle mani. Continuarono così per circa 2 ore, alternandosi tra il mio culo e la mia bocca (infatti avevo sempre tutti e due i buchi pieni, senza un attimo di tregua).

Passate queste 2 ore mi slegarono da quella panca. Ero distrutto. La schiena mi faceva male per la posizione in cui ero, la bocca era tutta indolensita, e il buco del mio culo era ormai diventato larghissimo come quello di una puttana. Nonostante ciò, sentivo che quello era il mio ruolo nel mondo.

Sceso dalla panca, Roberto decise di scaraventarmi a terra, e disse:

“Sei proprio una gran puttana. Ora mettiti a 90, con la faccia a terra e il culo in alto ben esposto. Con te non abbiamo ancora finito”.

Io risposi:

“Fatemi ciò che volete. Sono la vostra cagna sottomessa”.

Così, in quella posizione, cominciarono di nuovo a scoparmi il culo a turno. Nell’attesa del proprio turno, qualcuno strusciava il suo cazzo sulla mia faccia o sui miei piedi. Questa cosa andò avanti per quasi un’ora.

Alla fine tutti decisero di svuotarsi i coglioni nel modo in cui preferivano. Roberto continuò a sfondarmi il culo, fino a sborrarmi dentro con un getto abbondante e caldissimo. Due di loro decisero di optare per la mia bocca. A turno cominciarono a scoparmela fino alla gola, finché non vennero dentro dicendo:

“Cagna di merda, adesso ingoi tutto oppure finisci male”.

Spaventato da quelle parole, ubbidii all’ordine e ingoiai tutto il loro caldo sperma. Il penultimo decise di venirmi sui piedi. Li bloccò tra le sue mani e ci infilò il cazzo in mezzo e segandosi praticamente con i miei piedi, fino a sborrare e ricoprirli tutti, insieme alle scarpe con i tacchi alti. L’ultimo si fece semplicemente una sega, e scaricò tutta la sua sborra sulla mia faccia, ricoprendola completamente.

Alla fine ero sfinito e pieno di dolori. Mi tolsi gli indumenti da puttana e mi rivestii. Era notte fonda. Chiamai un taxi per farmi riaccompagnare a casa. Sulla soglia della porta Roberto mi disse, tenendomi la mano stretta intorno al collo:

“Troia, da adesso tu sarai mia hai capito? Quando io e i miei amici avremmo voglia di svuotarci i coglioni, io ti chiamerò e tu verrai qui senza fare un fiato. Hai capito cagna?”

Io risposi:

“Chiamami quando vuoi, d’ora in poi sarò la tua puttanella personale”.

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