Looner 2 Mario e Michela

Looner 2 Mario e Michela

Mario e Michela
Il servizio fotografico
Era una bella giornata di settembre e stavo finendo di sistemare il set di un servizio fotografico per una ditta di intimo che dovevo consegnare entro una settimana. Sono un fotografo free-lance che lavora a Milano e da un po’ di tempo i miei lavori vengono pubblicati in molte riviste di moda, nei cataloghi delle varie ditte che me li commissiona e dai compensi ricevuti capisco che sono molto apprezzati !! Stavo gonfiando con l’elio l’ennesimo pallone per finire dei bouquet e me ne mancavano ancora 6 per terminare l’ultimo quando sentii squillare il campanello dello studio.
Avevo scelto da un “catalogo” fornitomi da una agenzia di modelle, una ragazza che avrebbe fatto al mio caso e contattata telefonicamente le avevo detto di presentarsi per le quattro del pomeriggio ma l’orologio alla parete segnava le tre !!! Che strano, in genere le modelle arrivano sempre in ritardo e se arrivano senza truccarsi, un servizio inizia come minimo un’ora più tardi del previsto! Legato il pallone e fatto fluttuare accanto agli altri 2 andai al citofono: “chi è?” “Michela” “Ti apro, sali con l’ascensore al terzo piano e sei arrivata!” La sua voce di un tono dolce già sentito al telefono, associata alla sua figura dalle curve morbide e da un viso pulito mi aveva già colpito e l’avevo scelta tra le tante modelle che seppur più belle di lei avevano delle voci stridule e antipatiche! Il pavimento del mio studio era coperto di almeno 100 palloni gonfiati usando il compressore e ogni volta che mi muovevo attorno con passo veloce attorno ad essi, si sollevavano, volteggiavano e ricadevano dando l’impressione di trovarsi in un mare colorato! Arrivai alla porta e l’aprii con il cuore che batteva per l’emozione, in quanto ero impaziente di conoscerla di persona. Mi apparve una bella ragazza con i capelli lunghi castano chiaro, due occhi azzurri a forma di cerbiatto, un nasino alla francese e delle labbra truccate con un rossetto rosa tenue, vestita con una maglietta sportiva, una minigonna e delle scarpe con dei tacchi abbastanza alti. Non feci tempo di dire ciao che lei mi abbracciò e mi stampò un bacio sulla bocca. Dopo si staccò ripresi fiato e domandai con voce tremolante: “ci conosciamo? “E lei: “Si, dieci anni fa abitavamo nello stesso quartiere, ero una ragazzina vivace di 9 anni e tu ne avevi 14, le nostre mamme si conoscevano e qualche volta andavano a fare la spesa assieme e siccome la mia non voleva che restassi da sola in casa, quel giorno mi disse che mi potevi fare compagnia. Quando entrai in camera tua stavi gonfiando con la bocca un pallone e il pavimento era coperto di almeno di venti palloni di grandi dimensioni. Mi venne spontaneo dire: “ma non sei troppo grande per giocare ancora coi palloni?” Tu arrossisti e mi dicesti che ti piacevano e mi domandasti se ne volevo gonfiare uno anch’io! Me ne passasti uno di color rosso con stampato un clown che rideva e mi dicesti: “comincia piccolina!” Sarà che non ero tanto esperta e non sapevo che prima di gonfiare un pallone bisognava dargli una stirata, e al terzo tentativo di gonfiarlo ti offristi di aiutarmi.
Lo gonfiasti una metà e poi me lo consegnasti, cominciai allora a soffiare lentamente accanto a te e ogni tanto lo staccavo dalla bocca per guardare il clown e quanto era grosso! La mia paura era che potesse scoppiare da un momento all’altro, ti chiesi se lo potevo legare e tu mi risposi di no, che dovevo continuare e che mi avresti avvisato quando era il momento. Quando il collo del pallone incominciò a gonfiarsi, mi dicesti che potevo bloccarmi, lo sfilai dalla bocca, guardai il clown che aveva un sorriso smagliante, te lo passai e tu lo chiudesti con un elastico riconsegnandomelo. Era enorme e bellissimo tanto che mi venne voglia di baciarlo. Assieme ne gonfiammo degli altri e quando mia mamma ritornò dalle spese ti diedi un bacetto e ritornai a casa con due palloni legati per ogni treccia e altri cinque sgonfi che mi avevi regalato. Ti devo dire che da quel giorno “giocare” con i palloni è rimasta una mia passione!
Dopo questa confessione presi per mano Michela e dal corridoio l’accompagnai nella stanza dove avevo allestito il mio set fotografico ma prima di entrare le chiesi di chiudersi gli occhi per poi riaprirli quando glielo avessi detto. Quando li riaprì fece un ooh di sorpresa, corse lungo la stanza facendo volare i palloni in aria, ne afferrò due, ritornò verso di me mettendomi le braccia al collo, li strofinò sui miei capelli e mi diede un bacio a bocca aperta che durò almeno un minuto. Quando si staccò, guardandomi negli occhi mi disse “adesso sono pronta per il servizio fotografico, il set è stupendo, incominciamo anche subito!” La guardai dolcemente negli occhi e indicando il bouquet con i tre palloni le dissi: “stavo per terminare di completare quel bouquet, quando hai suonato; una volta terminato potremmo iniziare” lei per tutta risposta:” ti aiuto volentieri io!” Ci avvicinammo alla bombola dell’elio, le passai un pallone sgonfio, lo inserii nella valvola e le dissi di dare pressione, avvisandola di interrompere appena si fosse ingrossato il collo. Lei premette forte sulla valvola e il pallone incominciò a gonfiarsi molto velocemente in maniera che raggiunse le dimensioni massime in pochi secondi. Non feci tempo a dire stop che scoppiò con un boato assordante, spargendo pezzi di lattice tutto attorno! Michela si volse verso di me spaventata, mi appoggiò la testa al petto dicendomi “sono la solita imbranata, guarda che ho combinato!” Non ti preoccupare dissi, un incidente del genere succede anche ad una modella esperta, adesso ti insegno io: presi un pallone lo infilai nella valvola misi la mia mano sopra la sua e cominciai a premere lentamente in maniera che il flusso del gas entrasse lentamente, aumentai leggermente la pressione e quando il collo del pallone arrivò a gonfiarsi quasi fino all’imboccatura mi fermai. Le sussurrai: “hai visto quanto è bello grosso? Adesso puoi sfilarlo dalla valvola, dargli qualche giro in maniera da evitare l’uscita del gas. Ti passo un nastro per legarlo e poi procediamo a gonfiarne un altro. Le diedi l’estremità del nastro di quelli che vendevano nei negozi di accessori, infilai l’asola nell’imboccatura tirai il nastro in maniera che si stringesse e lo chiudesse in maniera ermetica e le dissi di lasciarlo andare. Preso il nastro e guardandolo volteggiare nell’aria Michela si avvicinò al bouquet si chinò per legarlo al pesetto che bloccava gli altri 3 e vidi che non portava le mutande. Nel vedere la sua passerina rosa, cominciai ad avere un’erezione e sperai che non se ne accorgesse. Lei guardandomi negli occhi con uno sguardo malizioso mi chiese un altro pallone e sussurrandomi all’orecchio mi disse: “adesso credo di aver imparato, lo gonfierò lentamente e quando sarà di dimensioni giuste lo legherò e lo metterò insieme a quegli altri. Siediti e stai a guardare …”
Avevo uno sgabello che mi teneva basso e perciò quando si posizionava per gonfiare potevo vederle la passerina e ogni volta che gonfiava un pallone oscillando col bacino di lato e su e giù in maniera sexy e il mio ‘Lui’ si gonfiava come un pallone ed ero talmente eccitato che temevo che prima o poi se ne sarebbe accorta! Quando ebbe completato di gonfiare l’ultimo dei quattro palloni afferrò il bouquet, mi si avvicinò con un sorriso malizioso, fece una piroetta su se stessa si sedette sulle mie ginocchia a gambe aperte e dandomi il terzo bacio della giornata mi sussurrò all’orecchio: “hai visto quanto sono diventata brava a gonfiare i palloni? E sentendo che il mio pisello era diventato duro, aggiunse ridendo “e anche qualcos’altro !!!”. Arrossendo le dissi: “adesso vado un attimo a rinfrescarmi, poi spostiamo la bombola, ti mostro le lingerie che dovrai indossare e poi inizieremo a scattare le foto. Se hai sete, in fondo alla parete troverai il frigorifero e sopra al lavabo i bicchieri, serviti pure!” Quando andai in bagno mi sciacquai la faccia e bagnai il pisello riportandolo in stato di riposo. Uscito trovai Michela che mi porgeva con un sorriso smagliante un bicchiere di aranciata e nel frattempo aveva spostato alla parete la bombola dell’elio. Le mostrai su un tavolo il primo completo di lingerie che avrebbe indossato per il servizio e le indicai il bagno per andarsi a cambiare. Lei disse: “abbiamo già perso abbastanza tempo, mi cambio qui usando per separé uno dei tuoi grappoli di palloni! “Penso sapesse benissimo che attraverso i palloni potevo vederle sia il seno che era sodo e anche la passerina che lei si era depilata alla perfezione! Quando indossò sia la mutandina che il reggiseno attraverso il bouquet che aveva utilizzato per cambiarsi mi disse :”sono pronta, iniziamo ?” avevo già la mia macchina fotografica pronta, le luci che illuminavano il set posizionate al posto giusto e due telecamere con telecomando che la riprendevano da due diverse posizione ! dissi : “sono pronto adesso tocca a te !” e Lei :”come mi devo muovere ?” io: “sii spontanea sorridente e sensuale, se ti va, usa i bouquet per farti accarezzare i capelli dai palloni, ma sempre in modo che si vedano le lingerie che indossi !” Lei disse: “puoi mettere della musica che possa aiutarmi a fare qualche passo di danza? “Cosa preferisci? “ “Qualcosa di sud-americano come salsa, merengue, samba che per me sono musiche molto sensuali” “appena attaccato il cd lei cominciò a muoversi con grazia passando da un bouquet all’altro, facendo volare qua e la i palloni disseminati per terra e creando un’atmosfera giusta per i miei scatti fotografici. Dopo un quarto d’ora le dissi di bloccarsi e cambiare lingerie cosa che lei fece velocemente e riprese con sempre nuove pose lo “spettacolo” che veniva sempre più gradito dal mio “lui”. Ogni tanto afferrava un pallone con le mani lo avvicinava alla bocca e di profilo faceva finta di gonfiarlo e senza farsi vedere lo pizzicava per farlo scoppiare facendo poi una faccia abbastanza spaventata. Terminato il terzo set di biancheria intima avevo un set che in genere le ragazze indossano all’ultimo dell’anno per buon auspicio: era di un color rosso fiammante e per quel set avevo preparato dei bouquet diversi. Lei non poteva vederli perché erano a lato della stanza separati da un tendaggio, le proposi di andarsi a cambiare nel bagno e iniziai a spostare i bouquet che avevo preparato per il primo set che erano di color pastello e mal si adattavano ad una festa dell’ultimo dell’anno. Quanto a quelli disseminati sul pavimento erano di colore più intenso e si adattavano abbastanza bene al cambiamento di set. Nascosti dal tendaggio avevo preparato tre bouquet con palloni coloratissimi con le facce da clown e con farfalle variopinte. In alto sul soffitto avevo piazzato una rete che poteva scorrere su due corde piazzate all’estremità della stanza riempita sempre di una trentina di palloni che mi serviva per fare il drop dell’ultimo dell’anno. Presi una mascherina di quelle di carnevale un cappellino a forma di cono, un naso rosso da clown, una trombetta, un rossetto rosso, bussai alla porta del bagno e attraverso lo spiraglio glieli passai, dicendole di usarli per il prossimo set e di aspettare almeno 20 minuti prima di uscire. Avevo anch’io qualcosa da indossare per il set: un paio di mutandine e una canottiera di colore nero da urlo! La stessa azienda che mi aveva fornito l’intimo da donna mi aveva dato anche qualcosa da uomo con il desiderio di ottenere degli scatti anche per quelli. Il set che stavo preparando adesso era speciale. Volevo utilizzare un faro come spot per inquadrare l’ingresso di Michela sul set: avevo una bottiglia di champagne e due flute, quattro spara coriandoli e quattro spara stelle filanti e poi un telecomando per aprire la rete e lo sparo delle stelle filanti, un cd registrato con i rumori e le musiche di una festa dell’ultimo dell’anno compreso il drop di palloni per annunciare l’anno nuovo simile a quello che si fa nelle navi da crociera per l’ultimo dell’anno seguito da un sacco di scoppi e dalla felicità dei croceristi che diventano bambini! Le telecamere e la macchina fotografica puntavano alla porta da cui lei sarebbe arrivata. Quando l’avrei chiamata per entrare dovevo spegnere le luci principali, acceso lo spot e inquadrarla mentre lentamente raggiungeva il centro della sala dove l’avrei raggiunta con la bottiglia di champagne e i due flute. Le telecamere erano impostate in automatico e la macchina fotografica scattava una foto ogni 20 secondi. La mia paura era che il telecomando che doveva preparare il finale del set non funzionasse o che durante le riprese partisse improvvisamente la luce, perché sentivo che stava arrivando un bel temporale! Mi avvicinai alla porta del bagno per dare le ultime istruzioni a Michela e poi mi piazzai dietro lo spot per seguirla. Quando entrò in scena era stupenda: si era piazzata il naso da clown, aveva la mascherina sul viso, il cappello era appoggiato al collo, aveva piazzato la trombetta a lato dei suoi slip ed il rossetto rosso spiccava perfettamente sulle sue labbra. Le avevo detto di camminare lentamente in mezzo ai palloni, di guardare verso lo spot e di sembrare sorpresa e un po’ ansiosa perché in quella stanza buia avrebbe incontrato qualcuno che non vedeva da tanto tempo! Durante la camminata vide a lato uno dei bouquet che avevo preparato, vi si avvicinò lo staccò dal gancio immerse la testa fra i palloni e con dolcezza ne baciò alcuni di bianchi lasciando un segno del suo rossetto sulla guancia del clown. Si legò l’estremità del bouquet sul polso sinistro andando in centro della sala in attesa! Io indossata la mascherina, presi la bottiglia di champagne e i due flute, aumentai un po’ le luci dell’ambiente cominciai ad andare verso di lei. Avevo sotto la canottiera nel lato destro il telecomando e misi con lo scotch sulla bottiglia due spilli per far scoppiare un po’ di palloni durante il drop! Mi avvicinai a lei facendo sollevare un po’ di palloni che colpì con la mano facendoli volare più in alto e quando le fui davanti dissi: Madamoiselle posso avere l’onore di questo ballo? “Si signore, ma come vi chiamate?” “Mario risposi io”. Avevo programmato un bel lento: ‘I will always love you’ in quanto il tema musicale di ‘Guardia del corpo’ mi era rimasto nel cuore e ancor di più Whitney Houston una cantante fantastica di cui rimpiango ancora la sua morte (all’epoca quando lo seppi piansi per un minuto ascoltando quel brano)! appoggiai la bottiglia e i flute su una sedia già piazzata sul set, presi le mani di Michela e stando al centro del cono di luce appena iniziò la musica incominciammo a ballare. Lei sentite le prime battute del pezzo accostò la sua bocca al mio orecchio e disse:” senza saperlo hai messo uno dei miei brani preferiti, sembra che ci conosciamo da sempre e che abbiamo gli stessi gusti!” “Anche per i palloni?” risposi io “Soprattutto per quelli! Da quel giorno che venni a casa tua e mi insegnasti a gonfiarli, ogni volta che sono triste e depressa mi distendo sul letto, apro il mio comodino ne prendo uno e comincio a gonfiarlo lentamente! Sento che i seni si inturgidano, la passerina diventa umida così che le mie mani partono a toccarla mentre la mia bocca gonfia sempre di più il pallone ! Spesso quando raggiungo l’orgasmo il pallone scoppia e caccio un gemito di piacere! Sarò malata? Non ridere mi raccomando, sei la prima persona a cui confido tutto questo oltre al fatto che ti sembrerà strano: sono ancora vergine !!!” risposi io: “anch’io ho la tua stessa passione e la trovo abbastanza normale! Sappi che da quando navigo in Internet ho scoperto che migliaia di persone fra uomini e donne si eccitano sessualmente gonfiando dei palloni, ci sono coppie che circondati da palloni fanno all’amore e forse in questo momento alcuni dei nostri “amici”, compagni dei nostri “giochi solitari” stanno scoppiando per farci felici!” Stava per finire il pezzo e vidi che dagli angoli degli occhi di Michela scendevano due lacrime che mi parevano di gioia. Si tolse la mascherina, tolse anche la mia, mi baciò dolcemente e presa la mia mano andammo verso la sedia dove avevo piazzato la bottiglia e mi chiese di aprirla per il brindisi di “Fine d’Anno” mise in testa il cappellino prese la trombetta e cominciò a girarmi attorno con il bouquet di palloni con una faccia che sembrava dirmi: “prendimi, prendimi !” io stavo armeggiando sulla bottiglia di champagne per aprirla e lei gentilmente prendendo la mia mano mi passò qualcosa di appuntito (era uno spillo) sussurrandomi nell’orecchio : “frappoco ci sarà il drop e vorrei che anche tu partecipassi ai botti !” . Mi stampò un bacio sul collo, si allontanò da me fronteggiandomi e vedendo che ero prossimo all’apertura della bottiglia mise le mani sugli orecchi per coprirsi dal rumore che avrebbe fatto il tappo! Iniziò il conteggio che avevo registrato sul nastro e al meno 5 pigiai sul telecomando per far scattare la caduta dei palloni. Partì subito il tappo dello champagne e il vino ci bagnò tutti e due, i palloni scesero lentamente, poi vennero sparati i coriandoli e le stelle filanti. Appena il primo pallone arrivò a portata di Michela fu la sua fine…buum, anch’io non fui da meno, seguirono tanti scoppi che non riuscii a contarli, poi raccolse uno dei palloni del drop e averlo baciato lo fece scoppiare , mi raggiunse, mi buttò le braccia al collo e restammo a baciarci per almeno 10 minuti. Ci sedemmo distrutti a terra accanto alla bottiglia di champagne e presi i due flute versai lo spumante per brindare ma bastò appena per i due bicchieri, in quanto il resto ci si era versato addosso o era sul pavimento ! Brindammo, incrociando le braccia e scambiandoci occhiate languide come se fossimo stati fidanzati da una vita. Michela parlò per prima: “Vorrei, se abbiamo terminato col servizio, fare una doccia e poi mangiare qualcosa, ho una fame da lupi! Anche tu?” “Si anch’io ma resteremo qui a mangiare, nella cucina sia nel forno che nel frigorifero ho preparato qualcosa di buono e ci metterò circa una mezz’ora a preparare tutto, il tempo che tu faccia la doccia!” Lei rise di gusto ed esclamò: “ma io a fare la doccia ci metto sempre mezz’ora e tu quanto c’impieghi? “Beh circa 15 minuti!” “Allora vuol dire che la faremo assieme e cercheremo d’impiegarci venti minuti. Tu laverai me ed io te, ti va? ““Si “risposi io, “ti confesso che non l’ho mai fatto con nessuna delle ragazze che hanno partecipato ai miei set fotografici, e se ti può far felice, quando prima mi hai confessato di essere ancora vergine ti devo dire che anch’io lo sono…”. Sorrise di gusto, staccò dal suo braccio il grappolo di palloni, lo legò alla sedia, mi prese per mano, e ci avviammo al bagno portandoci dietro un ricambio di intimo scegliendoli tra quelli che la ditta ci aveva dato per il set fotografico! Entrati in bagno lei volle che le togliessi il naso da clown, le slacciassi da dietro il reggiseno e le abbassassi le mutandine che scalciò mandandole a finire dritte dentro alla cesta del bucato! Poi fu il suo turno; avrebbe voluto farlo guardandomi negli occhi ma io le dissi di no, anche noi maschietti abbiamo la nostra dose di pudore! Cercai anch’io di centrare con le mutande la cesta del bucato, ma non ci riuscii. Lei rise di gusto e avvinghiata alle mie spalle mi disse: “lascia perdere, entriamo in doccia!” Era una doccia abbastanza spaziosa per due persone, aprii l’acqua, aspettai che diventasse calda e con lei a cavalluccio mi misi sotto il getto. Le dissi di sganciarsi e con la spugna incominciai ad insaponarla tutta, iniziando dalla faccia per passare alle spalle poi ai seni che erano molto belli con un’aureola marrone. Cercai di non strofinare molto forte, ma lei mi disse di applicare un po’ più di forza e di indugiare nel lavarla almeno 3 minuti. Mentre facevo questa operazione potevo vedere che teneva gli occhi chiusi, la faccia era bagnata dall’acqua che scendeva dal docciatore e stringeva le mani a accanto ai suoi fianchi. Poi passai ad insaponarle ogni braccio fino alle ascelle e quando arrivai lì, incominciò a ridere da matti dicendomi di smettere! Dissi: “soffri di solletico?” “Si le ascelle sono uno dei miei punti deboli, e lascerò a te di scoprire altri punti del mio corpo sensibili alle carezze!” Passai poi a insaponarle la pancia e con delicatezza la passerina e tutto l’inguine, ma quando arrivai alle ginocchia, per qualche centimetro rischiai che mi colpisse il pisello perché ne contrasse una a tutta velocità e sempre ridendo mi disse:” ne hai scoperto un altro!”. Si scusò con un bacio stringendomi al suo corpo in maniera tale che il mio pisello aderì alla sua passerina e siccome stava per penetrarla lei lo afferrò e si distaccò dicendo: “è ancora presto, più tardi penserò anche a te e al tuo padrone, ho un’idea niente male per farvi contenti! Adesso Mario insaponami la schiena “Obbedii e incominciai dalle spalle per passare alla schiena, poi al fondoschiena e per finire le gambe. Presi poi lo shampoo e incominciai a massaggiarle i capelli dando anche qualche carezza ai lobi delle orecchie accorgendomi che veniva gradito al pari del massaggio che le praticavo sul collo! Quando ebbi finito lei disse “tocca a me !” incominciò prima a baciarmi sulle labbra e poi presa la spugna mi insaponò il viso, le spalle, le braccia per passare al petto, alla pancia e quando raggiunse il mio Lui che continuava imperterrito a stare rigido mi arrivò dritta al cervello una scarica di adrenalina, perché dopo averlo ben insaponato e sciacquato col docciatore e la mano aperta sulle palle ci diede un veloce bacio sulla punta per poi avvilupparlo velocemente con la bocca e sfilarlo facendo schioccare la bocca con un colpo secco. Alzando la testa e guardandomi dritto negli occhi disse: ”questo è solo un acconto!” finimmo velocemente di lavarci e usciti dalla doccia indossammo degli accappatoi, lei si avvolse un asciugamano sulla testa e poi preso il phon prima mi asciugò i capelli dandomi una bella pettinata poi asciugò i suoi e quando ebbe finito prese dall’armadietto nel bagno un profumo per me ed uno per lei: versò qualche goccia di chanel n° 5 sul suo collo e io feci altrettanto col mio. Poi avvicinandosi incominciò ad annusarmi baciandomi sul collo, io cercai di fare altrettanto ma quando la baciai, per l’ennesima volta incominciò a ridere dicendomi: “adesso hai scoperto il mio terzo punto debole!” Indossammo poi i nostri intimi: lei scelse un bel completo nero ed io una canotta senza maniche con un boxer che le impediva di vedere che il mio Lui era ancora dritto. Usciti dal bagno ci mettemmo a camminare a piedi nudi in mezzo ai palloni per arrivare all’armadio guardaroba da dove tirai fuori alcuni abiti per lei. Rimasi sorpreso quando lei scelse una felpa con stampato un clown che stava gonfiando un pallone e il paio di calzoncini stampati da me con le siluette di altri palloni! Erano i miei preferiti e li indossavo quando disteso in letto praticavo sesso solitario gonfiando uno dei palloni che mi ero fatto inviare da un sito di “looners” estero! Mi guardò sorpresa percependo dalla mia faccia che mi aveva fatto uno sgarbo ed esclamò “sono per caso i tuoi?” “Si” risposi io ed aggiunsi:” non ti preoccupare, se guardi bene nell’armadio ne ho altre paia con dei colori differenti che mi piacciono altrettanto!” Li prese e mi aiutò ad infilarli finendo per baciarmi con una dolcezza superiore alle volte precedenti. Disse: “quando cerco di riposarmi dopo una giornata passata a truccarmi e a sfilare, parto sparata a casa abbandonando con una scusa qualunque il party programmato, mi metto in libertà vestendo il mio pigiama preferito, mi distendo in letto, apro il cassetto del comodino prendo tre palloni di diverso colore, ci inserisco ad ognuno una valvola di plastica di quelle che permettono di gonfiare con facilità e a turno li gonfio mentre con le mani mi accarezzo il corpo indugiando sulla passerina. Quando sono tutti della dimensione giusta li lego e mettendoli a contatto col mio corpo caldo finisco per addormentarmi per ritrovarmi il giorno dopo in loro compagnia piazzati sotto le lenzuola! Ecco perché adesso che sono con te rilassata desidero vestirmi comoda! “Mi prese per mano, raccolse il grappolo di palloni che aveva legato alla sedia e mi disse: “andiamo a mangiare, cosa mi hai preparato di buono?” io di rimando:” in frigorifero c’è altro champagne, delle ostriche sgusciate insieme a tartufi di mare, Ti piace il pesce? “– “si, e dicono che le ostriche siano afrodisiache …sarà vero? E poi cos’altro? Dentro in forno a scaldare ci sono degli antipasti sempre di pesce: “una capa santa a testa, del baccalà mantecato, dei gamberoni e se ti va anche un bel branzino che mangeremo in due, pensi di farcela a mangiare tutto?” “Si, sempre che tu mi dia una mano a reggere le posate, sono stanca morta! “Avevo già apparecchiato la tavola mettendo piatti e posate. Al centro erano piazzate due candele che avrei provveduto ad accendere appena portato il cibo a tavola, le dissi di accomodarsi e quando ritornai al tavolo con lo champagne e il vassoio delle ostriche vidi che Michela aveva già acceso le candele, piazzato un bouquet di palloni su tutte due le sedie spostandole in maniera tale che la mia mano destra potesse toccare la sua sinistra e cosa strana mi accorsi che il cavalletto con la mia telecamera ci riprendeva lateralmente, appoggiai il vassoio al centro della tavola, tirai fuori la bottiglia dal secchiello del ghiaccio e incominciai ad armeggiare sul tappo puntando il collo della bottiglia contro di lei. “Mi vuoi colpire un occhio?” “No risposi io, se guardi bene sto mirando ad uno dei palloni del tuo bouquet” “come ti permetti di fare scoppiare uno dei miei bei palloni, piuttosto fanne scoppiare uno dei tuoi “disse ridendo. “Ok adesso prendi la bottiglia, mira bene e poi stiamo attenti all’uscita dello champagne perché non vorrei sprecarlo come quell’altro “Passai la bottiglia a Michela che accarezzò dolcemente la mia mano, la inclinò mirando al mio bouquet, spinse dolcemente il tappo e incominciò a contare “5– 4 – 3- 2 -1 – 0” all’ultimo numero il tappo partì con uno scoppio simile a quello di un pallone, seguito subito dopo da altri due scoppi di palloni colpiti a tutta velocità dal tappo! Pensavo che lo champagne avrebbe inondato tutto il tavolo ma ciò non avvenne. Michela avvicinò la bottiglia al mio bicchiere e versò lentamente lo champagne per poi versarne altro per se. Alzando il bicchiere mi invitò ad un brindisi dicendo con tono allegro e canzonatorio “buon anno a te Mario e a tutti i palloncini che ci circondano! “Facemmo cin cin bevemmo in contemporanea un sorso e poi appoggiato il bicchiere sul tavolo raccolsi un’ostrica, ci spremetti una fetta di limone ci misi un po’ di pepe e l’allungai a Michela che apri la bocca e guidando la mia mano la risucchiò e la masticò con evidente gioia. Non potevo staccarle gli occhi di dosso e quando finì di mangiarla ne prese una dal piatto e me la offrì. Io le presi la mano con dolcezza aspirai con la bocca l’ostrica, e accostandomi al suo collo le stampai un bacio dolcissimo. Quando mi sedetti mi guardò perplessa e disse: “possibile che facciano un così veloce effetto? Da come mi hai baciato e da come mi guardi sembra che da un momento all’altro tu mi voglia saltare addosso e farmi tua sul pavimento!” “No è che ti volevo ringraziare per tutta quella felicità che mi stai facendo provare, nell’ultima settimana sono stato un po’ depresso e averti qui vicino mi sta riportando il buonumore che avevo perso” Mi guardò un po’ stupita e mi disse:” dimentichiamoci i nostri problemi per stasera, facciamoci del bene l’uno con l’altra e godiamo di questo momento di serenità”. Continuammo il rito del cibo come l’avevamo iniziato, imboccandoci a vicenda e facendo ogni tanto delle pause per bere lo champagne e per guardarci con dolcezza negli occhi. L’ambiente era magico e le candele illuminavano i nostri volti come i due bouquet di palloni che stavano legati alle nostre sedie.
Stavamo per terminare il dolce, avevo portato una bottiglia di limoncello a tavola e sentivo che la caffettiera elettrica ci avvisava con un beep che il caffè era pronto. Glielo portai, lo sorseggiammo assieme e appena finito si alzò dalla sedia per andare a prendere la borsa che aveva lasciato nel corridoio di accesso al set. Mi si avvicinò con passo felpato e disse: “adesso per concludere bene la serata ci vorrebbero i fuochi d’artificio!”. Estrasse dalla borsa un pacchetto di sigarette, ma quando ci guardò all’interno e si accorse che non ce n’era nemmeno una esclamò: “porca vacca, sapevo che dovevo fermarmi dal tabaccaio per comprarle, ma per la fretta di venire da te me ne sono dimenticata! “ Mi guardò dritto negli occhi e quando estrassi da un cassetto un pacchetto di sigarette mi stampò un altro bacio sulla bocca e mi disse: “sei il mio salvatore, a fine pasto se non fumo divento isterica !” ne prese una, la mise in bocca e io gliela accesi mentre lei teneva per alcuni secondi le
sue mani sopra la mia. Espirò il fumo e guardandomi negli occhi disse: “mi fai compagnia?” risposi: “sto cercando di smettere, ma forse più tardi ne fumerò una anch’io.” Diede un’altra boccata, mi guardò con occhi languidi, guardò la punta della sua sigaretta che brillava nella penombra e disse: “sai che cosa ho intenzione di fare con questa, vero?” “Si dissi io, hai intenzione di fare scoppiare un bel po’ di palloni e te l’avrei proposto, perché alla fine avrei dovuto sgombrare il set in quanto in seguito ne dovrò organizzare un altro! Prima d’incominciare, lasciami piazzare una telecamera, mettere un brano che spero ti piacerà e poi potrai andare a ruota libera a fare un po’ di ‘fuochi artificiali’!” Aspirò un’altra boccata, si alzò, mi stampò un bacio sulla bocca, preparai la telecamera e attaccai il pezzo che era tra i miei favoriti: la sigla di “Quelli della Domenica” un programma televisivo vecchissimo e il cui titolo era È Tanto Facile e parlava di palloni. Michela cominciò ad aggirarsi tra i palloni disseminati per terra e calciandoli in aria, li colpiva velocemente con la sua arma incandescente facendoli scoppiare uno ad uno. In pochi minuti potei sentire almeno 20 scoppi. La riprendevo con la telecamera e ascoltando il brano che le avevo messo, potevo accorgermi che seguiva il testo della canzone nelle sue azioni: quando veniva cantato “prendilo come ti capita” ne afferrava uno per terra, poi “gonfialo”, faceva finta di gonfiarlo “e dopo pungilo e lui fa buum buum buum buum bum bum”, lo faceva scoppiare, e siccome era vicinissima ai palloni di un bouquet li faceva scoppiare in sequenza andando al ritmo della musica. Mamma mia, stavo veramente “arrapandomi” e avevo il pisello sempre più duro! Terminato il brano, il pavimento era coperto dai pezzi dei palloni che gli davano un colore rosa, grigio, celeste, in quanto li avevo scelti di un color pastello metallizzato che ben si adattavano alla lingerie che avevo fatto indossare alla mia amica. Michela fatto scoppiare, l’ultimo pallone di un bouquet, guardò nella mia direzione e disse: “Ti ho offerto un bello spettacolo? ““si” risposi io. Si avvicinò al tavolo dove avevamo mangiato, spense la sigaretta nel posacenere, si sedette e mi chiese di raggiungerla. “Ho sete” disse “c’è ancora champagne?” guardai la bottiglia e mi accorsi che era vuota, per fortuna ne avevo un’altra in frigorifero, la presi e incominciai ad aprirla. Michela mi guardò e disse: “adesso è il tuo turno di mirare ai miei palloni per ‘vendicarti’” non me lo feci ripetere due volte e presa la mira riuscii anch’io a farne scoppiare due con il tappo! Versai lo champagne nel suo e nel mio bicchiere e brindammo nuovamente incrociando le braccia, per poi scambiarci un bacio lunghissimo che mi permise di assaporare dalla sua bocca il gusto di tabacco misto a quello del vino. Lei disse:” sono sudata come se avessi fatto una sauna finlandese, che ne diresti di andarci a fare un’altra doccia?” “D’accordo” risposi io. Questa volta eravamo meno imbarazzati e incominciammo a fare del ‘petting’ che sarebbe stato, da come ci guardavamo con intesa, il preliminare di una notte d’amore! Le toccai i seni, la baciai sul collo, passai le mie mani in basso toccandole il clitoride e lei fece altrettanto con il mio pisello, infilandolo nella sua passerina per poi sfilarlo e dirmi: “puoi resistere ancora un po’? Dopo vedrai che sarà bellissimo!”. Uscimmo dalla doccia, ci asciugammo in velocità, indossammo solo calzoncini e felpe uguali a quelli indossati la prima volta che facemmo la doccia e ci dirigemmo verso il tavolo da pranzo, mano nella mano. Durante il tragitto vedemmo scendere dal soffitto due palloni che non erano caduti dalla rete durante il drop. Io ne raccolsi uno e lei l’altro. Erano tutti e due con stampato il viso del clown e lei dopo aver baciato il suo mi disse:” sono uguali a quello che mi hai fatto gonfiare 10 anni fa e che ho cercato più di una volta nei negozi dei giocattoli ma non sono riuscita a trovare, tu come fai ad averne ancora?” Io: “a quell’epoca mio padre aveva un negozio di giocattoli, se n’era procurato una bella scorta ma purtroppo quando è morto 2 anni fa ho rilevato il negozio, sono stato costretto a venderlo perché non si guadagnava più come una volta.
Siccome i palloni erano la mia passione li ho conservati tutti: come quello che hai in mano. Ne ho qualcosa come 20 buste da 100 palloni l’una per un totale di 2000…” Lei: “condoglianze per papà, non lo sapevo perché dieci anni fa se ben ricordi abbiamo fatto trasloco e da quel giorno ho cambiato quartiere e non siamo più rimasti in contatto!”. Poi per farmi passare l’attimo di tristezza nel raccontare di mio padre, disse: “questi palloni sono magnifici, pensa che ritornata a casa quella sera ero andata a dormire tenendoli legati sui codini, il giorno dopo, trovandone uno sgonfio cominciai a gonfiarlo e divenne delle dimensioni doppie di quelle originarie, l’imboccatura si era espansa e solo quando facevo fatica a serrarlo tra le labbra, scoppiò con un botto assordante che mi spaventò parecchio!”. Ridemmo di gusto e ci mettemmo a sedere nuovamente al tavolo da pranzo, eravamo entrambi stanchi ma guardandoci negli occhi ci scambiavamo degli sguardi d’intesa unica: “che ne dici di un altro caffè?” “Si” disse lei “lo preparo al ginseng che dicono sia un ottimo tonificante per riprendere le forze!”. La caffettiera ci mise pochissimo a prepararlo e dopo averlo bevuto tutto d’un fiato, Michela volle fumare ancora, la guardai con un po’ di disgusto e le dissi: “se hai voglia di fare scoppiare ancora un po’ di palloni, non è necessario farlo con una sigaretta, ci sono altri modi più simpatici !“ Lei rimise la sigaretta nel pacchetto e io le diedi uno spillo, ci prendemmo per mano, sciogliemmo un grappolo di palloni e lo unimmo all’altro e poi quasi fosse stata telepatia incominciammo a cantare assieme l’intera canzone “E’ tanto facile” e quando arrivai al ritornello “prendilo come ti capita e dopo pungilo e lui fa buum” colpii con il mio spillo un pallone e altrettanto fece lei col suo. I palloni di tutto il bouquet erano 12 e ne facemmo scoppiare 5 a testa e tra uno scoppio e l’altro ci guardavamo negli occhi e ci scambiavamo un bacio. Guardammo i due palloni sopravvissuti ai nostri colpi di spillo, io ne presi uno, lei l’altro, li legammo ai nostri polsi, andammo al tavolo da pranzo, appoggiammo gli spilli, le cinsi i fianchi lei fece altrettanto con i miei e con i palloni che toccavano le nostre guance cominciammo a baciarci per almeno 5 minuti! Quando ci staccammo, lei guardandomi negli occhi disse:” sono parecchio stanca, che ne diresti di andare a ‘dormire’ assieme ai nostri ‘amici’? “E nel dire ciò mi fece l’occhiolino! Raccolsi i palloni del drop, le passai quello suo e lei infilata una mano nei miei slip ed afferrato il pisello che era ancora duro disse:” dov’è la camera da letto?” Gliela indicai e lei incominciò a darmi leggeri strattoni al pisello per indirizzarmi verso la porta. Io un po’ seccato le dissi: “molla l’osso!” Le andai di spalle misi il pallone in bocca e afferrandole i seni da sotto la felpa le dissi: “adesso prima di entrare chiudi gli occhi e quando te lo dirò io riaprili! “Il motivo era semplice: avevo riempito la stanza con almeno un centinaio di palloni di quelli che piacevano a lei e volevo gustarmi l’effetto sorpresa che avrebbero avuto! Entrammo e le nostre gambe strofinarono subito sulla superficie dei palloni facendomi venire dei brividi di piacere che mi pervadevano tutto il corpo. Michela aprì gli occhi, la stanza era illuminata in maniera soffusa da due lampade a piantana posizionate accanto ai comodini ed il letto era ricoperto da almeno una decina di palloni gonfiati quasi al massimo. Lei rimase in silenzio almeno un minuto e poi esclamò:” hai preparato tutto questo per me?” “Si” dissi io “quando vidi le tue foto mi ricordai di quella bambina a cui avevo insegnato a gonfiare i palloni e dato che in una di quelle avevi in mano due palloni, pensai subito che un servizio fotografico come te l’avevo organizzato ti sarebbe piaciuto! Diabolico no?” Lei: “in una sola giornata hai realizzato tutti i miei sogni di bambina! Ti immaginavo attorniato di palloni, che me ne offrivi un bouquet, che mi dicevi parole dolci, mi baciavi all’interno del grappolo, e mi proponevi di fare l’amore. Adesso chiedo io di fare all’amore con te in questa stanza da fiaba!” Si tolse il suo pallone dal braccio, lo legò al letto, fece altrettanto col mio e mi chiese di darle anche l’altro pallone del drop che lanciò insieme al suo al centro del letto. Mi si avvicinò, aiutandomi a togliere la felpa e chiese a me di fare altrettanto con la sua per poi chiedermi di toglierle i calzoncini. Mi abbassai e quando lo sguardo mi cadde sulla sua passerina incominciai a toccarla con un dito e massaggiarla sul clitoride. Lo feci per almeno tre minuti buoni. Poi lei mi mise le mani sulla testa e immersi la mia lingua nelle sue grandi labbra. Passarono altri due minuti, Michela dopo aver emesso un mugolio di piacere e aver aumentato il ritmo del respiro mi staccò e mi fece il gesto di risalire per arrivare a guardarla negli occhi. Lo feci lentamente passando la mia bocca a baciarle l’inguine, l’ombelico, i seni per poi raggiungerle il collo dove sostai un altro minuto per poi baciarla per altri cinque minuti sulla bocca. Quando ci staccammo lei appoggiò la testa sul mio collo, ricambiò il bacio sul collo e sussurrandomi nell’orecchio: “ora tocca a me farti ‘scoppiare’ di piacere” Ci demmo nuovamente un bacio appassionato sulla bocca, scese con la testa ed indugiò a lungo a baciarmi e mordicchiarmi i capezzoli, poi passò all’ombelico infilando la sua lingua e muovendola su e giù ritmicamente. Con le mani, abbassò lentamente i miei calzoncini e quando fu davanti al mio Lui che stava bello dritto alzò la testa e mi disse “adesso cercherò di gonfiarlo come gonfio uno dei miei palloni, però starò molto attenta a non farlo ‘scoppiare’ subito, perché sarai tu a decidere quando farlo, mio ‘master dei palloni’! “E io:” mia ‘balloon queen’ sarò ai tuoi comandi e cercherò di offrirti il meglio di me. Comincia pure!”. Incominciò a soffiare lentamente sul prepuzio, cercando di riscaldarlo mentre con la mano mi accarezzava le palle, ogni tanto gli dava dei bacini leggeri, poi lo avvolgeva tra le sue labbra, lo ingoiava lentamente e altrettanto lentamente lo sfilava. Faceva una pausa lo guardava con dolcezza e canticchiava “prendilo come ti capita, gonfialo e dopo…”. Io stavo impazzendo e lei sentendo i miei mugolii si fermò, gli diede un piccolo morso che mi rallentò l’erezione, risalì con la sua bocca fino alla mia, mi baciò appassionatamente e disse:” che ne dici se ci tuffiamo nel letto e continuiamo li?” “Si” dissi io. Lei prese una breve rincorsa fece un volo d’angelo e piombò sopra tre palloni che scoppiarono con un rumore assordante. Si voltò verso di me, si spostò verso il lato sinistro e fu il mio turno. Presi una breve rincorsa e simile ad un saltatore in alto arrivai sul letto accanto a lei sul lato destro facendo anch’io scoppiare tre palloni. Ci guardammo l’uno con l’altro negli occhi e ci scambiammo un lunghissimo bacio. Eravamo circondati dai nostri ‘amici’ che ci toccavano i capelli e la schiena, ne presi due e incominciai a strofinarglieli sui capezzoli. Michela dopo qualche minuto incominciò a gemere e mi disse “smettila, sto per avere un orgasmo senza penetrazione! Ho bisogno di sentirti dentro di me e stare a contatto col tuo corpo!” “Vuoi che mi metta un preservativo?” dissi io, “non serve, sto prendendo la pillola perché devo regolarizzare il mio flusso mestruale, vai tranquillo”. Entrai dolcemente nel suo corpo e con una facilità enorme da quanto la sua ‘passerina’ era lubrificata. Rimasi a guardarla occhi negli occhi ed incominciai a baciarla, prima sulla bocca e poi sul collo, incominciai a muovermi lentamente dentro di Lei poi mi fermai e le sussurrai nell’orecchio: “voglio vedere come hai imparato a gonfiare bene i palloni con la bocca, perché per tutta la giornata non ne hai gonfiato alcuno” “Ok” disse Michela “passamene uno!” Senza interrompere l’amplesso mi allungai a prendere uno gonfiato ad elio di quelli che erano rimasti del bouquet, tolsi il legaccio e stando attento che non mi sfuggisse di mano prima di darglielo inspirai un po’ dell’elio. Sapevo che una volta inspirato modificava il tono della voce e la rendeva simile a quella di paperino dei fumetti ! dissi : “amoore adeeesso priiima di goonfiarlooo aspiiira ancheee tuuu un pooo’ di eelio e poi paaarlaaa” lei prese un grosso respiro e poi “Coonoosco un tiiipoo grooosssoo e ttoonddo cheee paarlaaa taaantoo perché haaa giraaatoo il mooondo” Avevamo ridotto le dimensioni del pallone quasi della metà e ridevamo come dei pazzi, quando ci calmammo le sussurrai nell’orecchio: “adesso sii più sexy che puoi nel gonfiarlo e posso scommettere che arriveremo entrambi all’orgasmo in breve tempo !” “Si amore, te lo prometto, sono in perfetta forma, prima di venire qui, per scaricare un po’ di tensione nervosa ne avevo gonfiati due distesa nel letto, avevo messo in funzione una telecamera e quando mi ero rivista mi sembravo una pornostar navigata. Non ti preoccupare, osservami e non sarai deluso.” Accostò le labbra al pallone, tirò fuori la lingua e leccò l’imboccatura come aveva leccato il mio pisello, la serrò coi denti e spinse con le mani all’esterno il pallone. Faceva tutto ad occhi chiusi, si tolse il pallone dalle labbra, mi guardò e disse: “adesso incomincerò a gonfiarlo e non mi fermerò fino a quando non me lo dirai tu!”. Iniziò a inspirare col naso per poi scaricare l’aria nel pallone in maniera da non doverlo staccare dalla bocca. Io incominciai prima piano e poi sempre più veloce a muovermi dentro di lei. Man mano che procedevo Michela seguiva il mio ritmo col respiro e il pallone si gonfiava sempre di più. All’inizio facevo movimenti lenti e lei respiri ampi. Il pallone ad ogni suo respiro si espandeva sempre di più, il collo si era riempito quasi fino all’estremità e ogni volta che ci soffiava dentro faceva sempre più fatica a trattenerlo con le labbra! Era da parecchio tempo che non vedevo uno dei miei palloni raggiungere quelle dimensioni e rimasi incantato nel vedere che la testa del clown era quasi uguale a quella mia, iniziai a percepire l’inizio dell’orgasmo, stavo per venire e accostai la mia bocca al suo orecchio e le sussurrai “sto per scoppiare ancora una spinta e poi …” Lei non staccò la bocca dal pallone, fece un cenno col capo e quando mi sollevai per arrivare all’orgasmo spingendo più veloce e sempre più a fondo lei diede tre ultimi soffi nel pallone. Al terzo ‘venni’ e anche il pallone lo fece: scoppiò con un bang assordante che fece rimbombare tutta la stanza, spargendo in alto piccolissimi frammenti di lattice che mi ricaddero addosso umidi dal suo fiato e a lei rimase in bocca solo l’imboccatura del pallone. La sputò, mi cinse il collo, mi baciò a lungo e durante il bacio potei sentire il gusto del lattice del pallone. Continuai ancora a muovermi dentro di lei, molto lentamente e quando poggiai la testa sfinito sul suo petto e poi sulla sua spalla la sentii ansimare. Raggiunse il suo orgasmo: sentii i muscoli della sua passerina contrarsi attorno al mio pisello spingendolo ritmicamente verso l’interno. Il suo orgasmo durò a lungo e mi offrì il suo collo da baciare e poi la sua bocca e i suoi seni e quando alla fine potei uscire dal suo corpo si accoccolò al mio petto ed incominciammo a parlarci dolcemente “ti è piaciuto? “ dissi io, e lei “è stato stupendo per essere stata la mia prima volta e per te? “Anche per me è stato bellissimo e la tensione che mi ha dato quel pallone diventato enorme è stata da brivido, l’hai preso tra le labbra come se avessi dovuto farmi un pompino, l’hai gonfiato in mio onore al massimo, e immagino avrai avuto un bel po’ di paura quando aveva raggiunto le dimensioni massime perché sapevi che da un momento all’altro poteva scoppiare!” Michela ridendo:” più che altro, lo scoppio che ha fatto mi ha reso sorda per almeno un minuto… a te è successo lo stesso?” “Si, anche a me, ma è stato favoloso!”. Continuammo ancora a parlare scambiandoci parole affettuose e stringendosi l’uno con l’altro fino a che spente le luci presi sonno. Mi risvegliai forse verso le 5 di mattina perché nel dormiveglia mi sentivo accarezzare il pisello. Aprii gli occhi e vidi Michela guardarmi amorevolmente, doveva essersi fatta una doccia, aveva raccolto i capelli in due codini, vi aveva legato ad ognuno un pallone con la faccia da clown e mandatomi un bacio con la mano mi disse:” dormito bene tesoro? Hai fatto dei bei sogni? Ho preparato un po’ di colazione sia per me che per te e se guardi al tuo lato troverai il vassoio che ho preparato”. “Sei una perfetta ‘mogliettina’, lasciati baciare e poi faremo colazione” Le misi le mani sulle guance e ci baciammo, appoggiai la schiena alla spalliera del letto, lei posizionò il vassoio all’altezza della mia pancia, prese la teiera con dentro il latte, lo versò nella mia e nella sua tazza, poi ci versò sopra il caffè, prese due fette biscottate, ci fece colare sopra del miele, me ne allungò una e presa la sua mi invitò ad addentarla. Lei lo fece in una maniera talmente sensuale che il mio Lui ancora in posizione di semi-riposo, si risvegliò improvvisamente. Ero convinto che lo facesse apposta, perché vidi che il suo sguardo fu catturato dal mio pisello eretto che osservava di sottecchi sorseggiando la tazza di caffè-latte. Ogni tanto immergeva la fetta biscottata nella tazza e la mordicchiava sempre in maniera sexy. Quando l’ebbe finita, gliene allungai un’altra sempre spalmata di miele che lei divorò velocemente. Terminammo anche la seconda e passammo alla terza, Michela sembrò considerare che era cosparsa di poco miele, prese il cucchiaino fece per farlo colare sulla fetta ma intenzionalmente una buona parte del miele cadde sul mio pisello. Senza scomporsi finì di bere il suo latte, mi disse di darle la mia tazza spostò il vassoio della colazione a lato del letto ed esclamò: “che peccato sprecare così il miele, adesso rimedio…” Io feci il gesto di obbiettare ma lei “sta buono e calmo e se proprio vuoi fare qualcosa, prendi un pallone da gonfiare, ieri sera l’ho fatto io, stamattina tocca a te.” Non mi feci pregare due volte, mi allungai verso il cassetto del comodino, ne presi uno dei miei preferiti, lo misi in bocca, incrociai le mani dietro il collo e la lasciai fare…” Michela si avvicinò furtiva a gattoni al mio pisello mettendosi in maniera tale che potevo vedere la sua patatina, passò la sua lingua lungo tutta la superficie sporca di miele del pisello e iniziò a leccarlo. Io presi un grosso respiro ed incominciai a gonfiare il pallone restando sempre ad ammirare le sue grandi labbra rosate. Le dissi di abbassarsi, in maniera che con la mia lingua potessi leccarle e lo fece. Affondai la mia faccia e cominciai a muovere lentamente la lingua assaporando un gusto che mi era familiare: ‘sapeva di miele’ lei evidentemente prima di svegliarmi e di portarmi a letto la colazione se l’era spalmata dentro. Tra una leccata e l’altra non smettevo di gonfiare il pallone e Michela aprendo la bocca aveva avvolto interamente il mio Lui. Quando lo prendeva interamente in bocca, si allontanava da me ed io gonfiavo il pallone, poi quando lo sfilava mi staccavo il pallone e la leccavo di gusto afferrandole dolcemente il clitoride. Andammo avanti per parecchie volte, ormai il mio pallone era diventato abbastanza grosso per poter scoppiare, ma volevo attendere ancora un po’. Leccare la sua patatina mi piaceva un sacco e capivo che anche lei apprezzava il mio pisello. Sentivo che stavo per venire, allora accelerai i miei respiri per gonfiare il pallone. Il collo si espanse fino a portare l’imboccatura a contatto ermetico con le mie labbra ma per quanto mi sforzassi di gonfiare, quel pallone non ne voleva sapere di scoppiare! Che rabbia, stavo per ‘venirle’ in bocca e quel ‘bastardo’ non collaborava. Mi ricordai però che appuntato su un cuscino avevo nascosto uno spillo che a suo tempo avevo tolto da una camicia, lo presi e quando il mio Lui scoppiò nella bocca di Michela assestai al pallone il colpo mortale! Scoppiò con un rumore assordante simile a quello che aveva fatto il suo la notte prima. Lei appoggiò la sua patatina alla mia faccia e iniziai a leccarla molto velocemente mentre Lei estraeva e ingoiava il mio pisello ritmicamente. Continuai a leccarla fino a che anche lei raggiunse il suo orgasmo. Giacemmo stremati per 4 lunghi minuti l’una sopra l’altro, io a guardare la sua patatina e lei a guardare il mio pisello, poi quando si mise accanto a me tenendo una mano sul mio pisello e quell’altra a sorreggersi il capo disse:” ti è piaciuto il buongiorno e la ‘colazione’?” “Si” dissi io “soprattutto la ‘colazione’! La ‘fetta biscottata’ con il miele sopra e un retrogusto salato è stata buonissima e tu che mi puoi dire?”. “Delizioso il ‘cannolo’ e quando ne ho assaporato la ‘crema’ ho capito come mai una mia amica in pasticceria, quando ne lecca uno sembra che stia in paradiso!”. Ridemmo di gusto per le nostre frasi a doppio senso, Michela poi mi prese i polsi e incominciò a baciarmi intensamente. Sentii un gusto familiare che avevo annusato tante di quelle volte sulle mie mutande dopo che avevo fatto dell’amore solitario. I palloni che aveva legato sui codini ci facevano compagnia e toccavano sia le mie guance che le sue. Lei ad un certo punto disse. “Perché tieni chiusa una mano, che cosa nascondi?” io arrossi, aprii la mano e le mostrai lo spillo che mi era servito a far scoppiare il pallone! Fece una faccia disgustata e poi disse: “sei scorretto, io ci ho messo così tanto fiato a far scoppiare il mio pallone ieri sera e tu sei ricorso a questo ‘mezzuccio’! VERGOGNATI !!!” io arrossi ancora di più e balbettai: “Scusa amore, stavo per ‘venire’, quel bastardo non voleva collaborare e sono ricorso a questo ‘mezzuccio’ “.Michela rise di gusto e poi disse:” anch’io devo confessarti una cosa: anche il mio pallone non voleva scoppiare e senza che tu te ne accorgessi gli ho dato un bel ‘pizzicotto’ pertanto siamo pari! Sono dei palloni eccezionali, sei fortunato ad averne così tanti !!”. “Adesso” dissi io “che ne dici di andarci a fare una bella doccia, e poi rivestirci? ““Si” disse lei “però prima dobbiamo fare qualche pulizia!” mi prese lo spillo che avevo in mano e prima fece scoppiare i palloni che erano piazzati sul letto, poi quelli sul pavimento e quello che era gonfiato ad elio legato sul letto! Rise di gusto, mi baciò a lungo e poi passandomi lo spillo disse: “fai scoppiare quelli che ho sui codini e poi possiamo andare a fare la doccia!” Non mi feci pregare due volte e anche se Michela fece per scappare, con due colpi ben assestati li feci scoppiare tutti e due. Mano nella mano ci dirigemmo verso la doccia, le tolsi dai codini gli elastici a cui erano legati i suoi palloni e li gettai per terra, entrammo nel box e quando l’acqua del docciatore ebbe la temperatura giusta incominciammo ad insaponarci e lavarci a vicenda. Lo facemmo con la massima naturalezza, quasi fossimo stati dei fidanzati che convivevamo da lunga data. Lei mi insaponava il petto e il pisello io la baciavo e le toccavo i seni. Quando finimmo di asciugarci e di rivestirci ci sedemmo al tavolo, prese una sigaretta dal mio pacchetto e me ne offrì un’altra, le accese, restammo a fumare guardandoci negli occhi. Poi venne il momento triste del commiato:” immagino che adesso dovrai andar via, mi piacerebbe trattenerti ancora, ma so che avrai degli impegni…” “Si” rispose lei “oggi a mezzogiorno viene a trovarmi mamma nel residence dove abito, devo preparare da mangiare e poi uscire con lei a fare dello shopping …sai è da più di un mese che non la vedo…” “va bene” dissi io “però prima ti devo dare qualcosa!”. Mi avvicinai alla scrivania dove tenevo carte e oggetti vari che servivano al mio lavoro, presi una busta di carta nella quale avevo inserito le banconote per il suo compenso, una busta dove avevo messo un centinaio dei miei palloni preferiti e glieli misi in mano. La prima cosa che lei fece, fu di guardare tutti quei palloni dicendo: “ce ne sono di diversi da quelli che conosco, li guarderò meglio a casa!”. Subito mi diede un bacio in bocca e mi disse “grazie di tutto! Sei un tesoro!” E io: “non controlli anche l’altra busta?” Quando si accorse che avevo aggiunto 250 euro al suo compenso rimase stupita e disse: “non mi aspettavo questa generosità nei miei confronti…non è che mi hai pagato per le prestazioni sessuali extra offerte nell’arco della giornata?” “Ma cosa vai a pensare Michela amore mio, quei soldi non sono una liquidazione, bensì un giusto compenso ad una modella che ha svolto con professionalità un servizio di moda! Poi fra due giorni ti richiamerò qui per visionare sia le foto che i video che ho fatto, per scegliere quelli che manderò alla ditta che me li ha commissionati. Questo che ci diamo oggi è un arrivederci non certo un addio e poi visto che ci siamo ritrovati dopo tanti anni e ci siamo subito piaciuti, che senso ci sarebbe perdersi di nuovo ??” Lei sorrise, mi baciò nuovamente e sussurrandomi nell’orecchio disse:” sono bastate meno di dodici ore per capire che ti amo e che vorrei trascorrerne di più assieme e spero che sia lo stesso per te; sono entrata qui come una bambina e sono uscita come donna! E’ stata un’esperienza magnifica che ne dici?” “Vero dissi io, anch’io prima d’incontrarti ero un ragazzo e grazie a te sono diventato un uomo, non ti voglio perdere e voglio che tu sia, quando lo decideremmo insieme, la compagna della mia vita.” Glielo dissi in ginocchio e quando Michela mi chiese subito di rialzarmi, vidi ai bordi dei suoi occhi due lacrime di gioia. “E’ la più bella dichiarazione d’amore che abbia mai ricevuto, anche se alla fine non mi hai offerto l’anello è come l’avessi fatto!” Mi mise le mani al collo e ci baciammo con una dolcezza unica da commuoverci, ci guardammo negli occhi, le offrii un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime e con lo stesso asciugai le mie, poi le dissi: “anche se non ho con me l’anello se l’accetti ti offro un pegno del mio amore! “Andai dietro un separé nel quale avevo nascosto un grappolo di dieci palloni e avvicinandomi a lei glielo porsi dicendo:” se vuoi prendilo, se non ti va lasciamelo e se nel portartelo a casa provi vergogna lasciali andare liberi nel cielo! “Grazie amore, li accetto volentieri, penso di portarli fino a casa, abito ad un chilometro da qui, è domenica mattina, sono le otto, e poi chi vuoi faccia caso ad una ragazza che ritorna da una festa con un bouquet di palloni?” Lo legò al braccio, mi diede un altro bacio fece scendere e salire i palloni, prese il mio pacchetto di sigarette dicendo “ne fumerai qualcuna quando saremmo di nuovo insieme”. Fece le scale, uscì dalla porta e quando la vidi dall’altra parte della strada salutarmi, mi accorsi che piovigginava leggermente e sfruttando i suoi bei palloni come un ombrello a passo veloce si allontanava. Presi il cellulare mi fotografai a bocca tesa a darle un bacio, ci scrissi una piccola frase: “ti amo MIKI” e gliela inviai, dopo 20 secondi me ne arrivò una di sua: mi ricambiava il bacio, sullo sfondo dei palloni e mi aveva scritto: “anch’io Mario e soprattutto grazie per avermi regalato questo bell’ombrello!”. Andai a letto mi distesi, notai delle macchie di sangue sul lenzuolo dove avevamo fatto l’amore, le annusai, presi dal cassetto un pallone iniziai a gonfiarlo mentre mi toccavo ! Arrivato quasi a gonfiarlo interamente lo lasciai andare, il mio amore con i palloni non era più lo stesso, mi mancava quel qualcosa in più per renderlo completo: Michela !

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