Una suocera sorprendente

Una suocera sorprendente

Mi chiamo Franco, lavoro in proprio come trasportatore, sono sposato con Paola, una biondina da sogno, trentenne come me. Lavoro per privati, corrieri e, proprio nelle consegne che stavo eseguendo per un noto corriere in Roma, ne avevo una presso mia suocera. Adriana, mia suocera, ha cinquantadue anni ed è ancora appetitosa come Paola. Alta 1,70, bionda prosperosissima, culo da infarto, cosce da sogno e … e Paola è chiaramente più “bbona” di sua madre. Adriana mi aveva sempre considerato come un suo secondo figlio e mai mi era passato per la mente immaginarla a scopare con me ma nella vita tutto può verificarsi … .
Arrivo a casa sua dove, trovandosi in campagna, non ho problemi di parcheggio, perciò suono alla porta e Adriana mi apre subito, indossando una vestaglietta semi trasparente e slacciata, tanto da permettermi di osservare un seno ed un paio di cosce da dimenticare perchè ero da lei. Notando i miei occhi spalancarsi, chiude subito la vestaglia e sorride maliziosamente. Le faccio vedere la bolla di consegna per la merce da lei richiesta ed entriamo in casa dove lei firma il documento. Devo lasciarle due casse di vino pregiato, così lei mi indica dove metterle ed io provvedo a sistemare il tutto. Rientro in casa e, dato il caldo di Agosto, mi offre una birra fresca. Mentre bevo osservo il suo sinuoso corpo e lei, accorgendosene, apre appositamente le gambe, permettendomi di vedere una mutandina bianca ma bagnatissima di umori. Mi sorride ed io rispondo con un ghigno da eccitato pieno come un uovo. Chiaramente “mangio la foglia” e mi alzo per avvicinarmi a lei che si alza in piedi e mi abbraccia ai fianchi, infilandomi poi la lingua in bocca ed io le agguanto le sode natiche, provocandomi un’erezione da paura che ha ventotto di lunghezza e dodici di diametro: niente male, eh, il mio batacchio? Tra baci e morsetti sul collo entrambi, ci ritroviamo senza sapere come, sul suo letto matrimoniale dove io sapevo che Sandro, mio suocero, ci ballava poco e lei quel giorno rivelò una fame di sesso arretratissima che io dovetti soddisfare con più rapporti carnali. La mettevo a gambe spalancate, leccandole la figa e ciucciandole il clitoride, poi salivo ai seni e roteavo la lingua vorticosamente, poi andavo a slinguarle le orecchie facendola vibrare di piacere. Scendevo di nuovo a baciarle le cosce e, verificata la mia erezione sempre notevole, le avvicinavo il cazzo alle labbra della sua fighina, dandole dopo un colpetto infilandoglielo in parte, poi affonavo con vigore da farla urlare di piacere ed in pochi attimi, già schizzava i suoi umori che rendevano ancora più scorrevole il mio su e giu sempre più ritmato, intenso. Arrivammo a godere da pazzi e, dopo che il mio cazzo uscì dalla sua fighina, la feci voltare ed iniziai a leccarle l’ano, grinzoso e stretto da far paura. Quando lei capì che intendevo sodomizzarla, si irrigidì chiedendomi di fermarmi ma io, capito l’antifona, le infilai l’indice in culo e lo feci roteare, e lì la sentii gemere con fiotti che uscivano dalla sua vagina. Presi una sua crema per le mani e le unsi il forellino, passando poi ad ungere anche il mio glande abbondantemente. Le appoggiai la punta all’ano e la penetrai lentamentema, le mie dimensioni penili, le causarono ugualmente dei dolorini che però subito furono mutati in gemiti di piacere: era la prima volta, mi confessò poi, che lo prendeva in culo. Dopo che le innondai di sperma il suo bel culo, uscii da lì e rimanemmo abbracciati sul lettone, baciandoci con tenerezza. Poi mi richiamò il senso del dovere e, rivestitomi con amarezza, dovetto salutarla ed andarmene a continuare il lavoro. Da quel giorno non ci furono altro che telefonate di Adriana a casa mia, dove chiedeva se potevo andare da lei, con scuse ben programmate tipo” Non ho più l’acqua, potresti venire?”, “Mi si è bruciato un filo elettrico …!” E mia moglie che non distingueva un fischio da un fiasco, abboccava alle richieste di mammina e così “Franco, mammina ha bisogno di aiuto, ci puoi andare?” Ed io a malincuore lasciavo la mia comoda poltrona, “sacrificandomi” per mia suocera! Ma non finisce qui!

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