Sapore mediterraneo in un reparto d’ospedale

Sapore mediterraneo in un reparto d’ospedale

Vi racconto di un episodio che è accaduto quando avevo 32 anni.
Era il mese di agosto e per una sfortunata circostanza mi trovavo ricoverato in ospedale.
Potete immaginare il mio stato d’animo . Nel pieno del periodo estivo proprio quando avrei potuto godermi le ferie al mare con gli amici non solo mi trovavo costretto in città ma anche chiuso in una clinica come paziente.
In aggiunta tutti gli amici erano beati loro partiti per le vacanze , i mie genitori abitavano a 500 chilometri di distanza e le uniche sporadiche visite che ricevevo erano quelle di un paio di colleghi che erano già rientrati dalle ferie e di una mia zia che provvedeva a portarmi i cambi di biancheria e a soddisfare i miei pochi bisogni extra (vedi sigarette ecc.).
Le giornate sembravano interminabili fino al giorno in cui nel reparto in cui ero ricoverato entrò una nuova paziente. Una signora sui 45 anni , mora , penetranti occhi neri , non molto alta , corporatura snella e ben tornita nei punti giusti.
Insomma un piacere per gli occhi in quella desolazione.
Non fu difficile entrare in confidenza date le inesistenti alternative alla noia quotidiana così dopo esserci presentati e aver rotto il ghiaccio abbiamo preso l’abitudine di passare buona parte del tempo a conversare nel piccolo giardino adiacente al nostro reparto.
Nuccia (diminutivo di Nunziata) era originaria di Catania e si era trasferita al nord per seguire il marito carabiniere.
Aveva due figli adolescenti che assieme al consorte la venivano a trovare quotidianamente.
Una bella famiglia con la quale feci presto amicizia e spesso quando venivano a far visita mi univo a loro e si trascorreva qualche momento in allegria.
L’abbigliamento da ospedale penso lo conosciate tutti.
Io data la stagione indossavo un pigiama leggero costituito da pantaloncini di poco sopra al ginocchio e una camicia a mezze maniche.
Nuccia aveva scelto una molto più femminile camicia da notte che copriva con una vestaglietta di seta e scendeva accarezzando il suo corpo armonioso fino alle caviglie.
Era il classico tipo di donna che sarebbe risultata sexy anche in pigiama e pantofole per cui immaginatevi come poteva apparire ora così ai miei occhi.
Una notte che il caldo mi impediva di prendere sonno mi misi a camminare avanti e indietro per il corridoi quando passando davanti alla sua camera vidi Nuccia sveglia e mi affacciai. La sua compagna di stanza dormiva profondamente e Nuccia mi invitò ad entrare.
Mi sedetti accanto al suo letto e non so dirvi come successe ma i nostri sguardi si incontrarono nella penombra e ci trovammo quasi inconsapevolmente a baciarci.
La luce diafana della luna illuminava il suo viso rendendola affascinante mentre un seno si mostrava facendo capolino impudico dalla camicia da notte.
La mia mano scivolò a coprirlo e potei sentire il capezzolo inturgidirsi alle mie carezze
Le nostre bocche assetate d’amore attingevano l’una dall’altra , le lingue serpeggianti e le labbra a giocare a prendersi e lasciarsi.
Staccatomi dalle sue labbra scesi a baciare quel seno pieno e presi in bocca il capezzolo ritto e duro e inizia a succhiare e a mordicchiare fino a che sentii il suo respiro farsi più profondo e quando un gemito le scappo dalle labbra lei mi fermò.
Mi chiese di smettere , la sua compagna avrebbe potuto svegliarsi.
A malincuore ubbidii alla sua richiesta e ci lasciammo con la promessa di riprendere quando le circostanze sarebbero state più favorevoli.
Ci demmo un ultimo bacio ed io me ne tornai in camera mia con una poderosa erezione alla quale decisi di non dare sfogo per tenere acceso il più a lungo possibile quel magico momento.
La giornata seguente fu una tortura per entrambi perché nonostante i nostri sforzi non riuscimmo a trovare il modo di dare sfogo al nostro desiderio.
Ci ritrovammo così come di solito dopo cena nel giardinetto a sussurraci parole dolci e a scambiarci sguardi complici fino a che l’ultimo dei pazienti che si era intrattenuto decise di andare a dormire.
Senza dire nulla Nuccia si infilò sotto il tavolo e senza esitare mi abbassò pigiama e boxer a scoprire il mio uccello che prese a crescere a vista d’occhio sotto il tocco delle sue mani.
Lo sentivo pulsare ad ogni carezza. Le sue labbra si posarono sulle mie palle ed iniziarono con dei baci leggeri poi una sortita della lingua , un altra leccatina e le sentii risucchiate dalla sua bocca.
Mmmmm che sensazione sentire le mie palle giostrare in quella bocca calda con la lingua serpeggiante.
Dopo alcuni intensissimi istanti in cui mi parve di riconoscere il paradiso decise di liberare il gustoso bocconcino e di dedicarsi all’asta che percorse per tutta la sua lunghezza baciandola e leccandola con lappate decise come se assaporasse un gustoso gelato.
Fu poi il momento della cappella ormai violacea e gonfia che cinse tra le labbra per poi succhiare con forza mentre la punta della lingua cercava di intrufolarsi.
Stavo godendo come non mi succedeva da tempo quando sentii il mio cazzo venire letteralmente ingoiato da quella bocca vorace. Le leccate e il succhio accompagnavano il movimento su e giù della testa. Il suono che ne scaturiva era ulteriore motivo di eccitazione per entrambi.
Dopo diversi minuti sentii che stavo per raggiungere l’estasi , lei se ne accorse dal pulsare del mio cazzo ed aumentò l’intensità fino a che sentii dal profondo giungere una sborrata che la colse impreparata per l’abbondanza del seme e per la forza con cui uscì che per un attimo ebbe un singulto ma recuperò subito inghiottendo golosa ad ogni schizzo fino alla fine quando liberò il mio uccello ancora in tiro e lo ripulì per bene assaporando anche l’ultima goccia.
La vidi rispuntare da sotto il tavolo col viso stravolto e la lingua che raccoglieva un rivolo di sperma che le stava colando dall’angolo della bocca.
Io a mia volta stremato dall’intensità del piacere provato le rivolsi un sorriso che esprimeva tutta la mia gratitudine.
Quella notte neanche il caldo ci impedì di addormentarci in un sonno ristoratore.
Passarono alcuni giorni in cui a volte riuscivamo solo a pomiciare a volte un pompino.
In un paio di occasioni ero riuscito a ricambiare il favore assaporando il suo sesso , un fiore dai petali carnosi e perennemente bagnati di rugiada e grondante nettare che io bevevo avidamente regalandole attimi di gioiosa estasi e lunghi orgasmi a labbra serrate per paura che qualcuno potesse sentire.
Arriva così una domenica mattina ed approfittando del fatto che non c’è il solito giro dei medici , gli impegni terapeutici sono ridotti allo stretto necessario e non è ancora orario di visite decidiamo di andare alla ricerca di un posto dove poterci appartare in totale solitudine.
Dopo aver girato vari corridoi individuiamo una scala che porta al seminterrato e decidiamo di percorrere quella via che scopriamo conduce ad un deposito di cose varie.
Non è certo l’alcova ideale ma il desiderio è forte e il luogo sembra sufficientemente sicuro.
Non perdiamo tempo , l’abbraccio accompagnandola a ridosso della parete , le slaccio la vestaglia che lascio poi cadere a terra e mentre la bacio mi sfilo pigiama e boxer.
Le mie mani scorrono ad esplorare il suo corpo in ogni suo angolo mentre le sue braccia si avvinghiano a me.
Le nostre bocche non smettono di baciarsi.
Mi intrufolo sotto la camicia da notte e raggiunte le mutandine le scosto e tasto il suo sesso che scopro madido di desiderio.
Le prendo saldamente le natiche e la sollevo puntandola contro la parete e una volta guidato il mio cazzo all’ingresso di quella delizia spingo e scivolo dentro senza difficoltà.
A lei scappa un gemito. Io inizio a pompare con ritmo regolare e con spinte profonde mentre ansimo e le rivolgo parole appassionate. Lei risponde con gemiti , cinguettii e risatine di godimento.
I suoi seni sono usciti dalla veste leggera ed ora danzano liberi e armoniosi sotto il mio libidinoso sguardo.
I miei movimenti si fanno via via più intensi e rapidi mano mano che aumenta il piacere e si avvicina l’orgasmo che coglie lei che non riesce a trattenere un urlo liberatorio accompagnato da lunghi gemiti.
Mi sento bagnare del suo orgasmo e a quel magico nettare che mi viene donato vengo anch’io e libero potenti getti di denso fluido spermatico nel suo ventre accogliente.
Rimaniamo per alcuni istanti fermi così , stretti uno nell’altra.
Poi l’accompagno a posare i piedi a terra.
Un rivolo del mio seme misto ai suoi umori le scorre lungo la coscia , mi chino e lo lecco risalendo fino al suo sesso ancora oscenamente aperto e grondante il frutto della nostra passione e succhio e bacio e mi insinuo con la lingua fin dentro tra quelle calde labbra.
Il clitoride sporge sfacciato e io lo pizzico , lo massaggio e lo prendo poi tra le labbra e tiro.
Lei mi regala di nuovo un suo orgasmo che bevo goloso.
Finalmente mi rialzo e restituitole la passera ripulita dagli umori e lucida della mia saliva la bacio condividendo con lei i sapori dei nostri orgasmi.
Siamo esausti ma felici ed appagati.
Ci ricomponiamo e torniamo in reparto.
Durante il nostro ricovero non abbiamo più avuto occasione di avere un rapporto completo in quanto lei dopo due giorni è stata dimessa.
Abbiamo però mantenuto i contatti.
Io in seguito sono diventato amico di famiglia e l’amante di Nuccia che andavo a trovare spesso a casa sua e mentre i figli erano a scuola ed il marito al lavoro noi ci amavamo nel letto coniugale oltre che nei più svariati angoli della casa.

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