Quando fummo soli….

Quando fummo soli….

Non avrei mai pensato potesse accadere… Non a me… Io, così casta, timida, senza alcuna idea di cosa volesse dire il sesso. Io che vedevo l’accoppiamento tra uomo e donna solo l’apoteosi dell’amore. Mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione così impensabile! E invece, ogni mia convinzione e principio si sgretolarono quella sera di Novembre, all’alba delle 21.30, quando mi ritrovai sola con lui.

Grandi progetti mi si prospettavano in un imminente futuro e la mia carriera stava per decollare. Lavoravo a quel progetto da così tanto tempo che ormai vedevo il traguardo, ma per poterlo realizzare veramente, l’azienda mi diede la possibilità di affiancarmi ad un collega in gamba, del quale avevo sentito grandi cose! Spesso pensavo PECCATO LAVORI TANTO LONTANO… UNA RISORSA IN GAMBA COME LUI FAREBBE COMODO QUI DA NOI. Era dislocato in una sede piuttosto lontana ma accettó di aiutarci, anzi… aiutarmi affinchè potessi contribuire alla crescita dell’azienda.

Lavorammo tutto il giorno praticamente ininterrottamente, calcoli, confronti, telefonate. Un continuo via vai di gente che entrava, lasciava il segno e se ne andava. Finchè non arrivò il momento del vai. Piano piano se ne andarono tutti, così in fretta che nemmeno ce ne accorgemmo.

Mi resi conto di quanto il silenzio divenne assordante e in quel momento mi ritrovai lì, a fianco a quel ragazzo, che fino a quel momento avevo guardato a malapena, e d’un tratto mi resi conto di quanto bello fosse. Capelli scuri, leggermente mossi, occhi verdi, labbra ben definite, un velo di barba che contornava un volto praticamente perfetto. eravamo vicini, tanto, troppo vicini, così vicini che si accorse che lo stavo guardando. Girò il viso verso il mio e rimasi a guardarlo, imbambolata. Non riuscii nemmeno a distogliere lo sguardo. Le parole mi uscirono così, di getto, senza filtro BACIAMI, TI PREGO. Solo quando pronunciai quei suoni mi resi conto della gravità del mio gesto. Mi alzai di scatto, paonazza dalla vergogna. Volevo scappare, ma ero pietrificata dall’umiliazione autoinflittami, ma lui si alzo a sua volta. Io rivolta dalla parte opposta, quasi in lacrime. Lui dietro, mi accarezzò piano piano le braccia, dalle spalle, morbido, fino alle mani. Mi sussuró nell’orecchio, con voce calda, morbida, flebile GIRATI. Ancora morente di vergogna obbedii. I nostri sguardi si incorciarono nuovamente, ma un senso di eccitazione ed eccitamento prese il posto della della timidezza. Mi sentii avvampare e lui se ne rese conto tant’è che senza alcun indugio mi prese il volto tra le mani e mi baciò, prima con delicatezza, piccoli baci, poi sempre più avidi, sempre più possessivi, al limite del brutale. La sua lingua mi cercava, mi mangiava e la mia mente fino ad allora così razionale si annebbiò e l’unica cosa che sentivo era la voglia di essere sua. Così mi concessi totalmente e un fremito mi prevase. Lo volevo, lì, ora su quella scrivania. Lui sembrava capire ogni mio pensiero, infatti cominciò a baciarmi sul collo, scendendo, toccandomi. Mi stavo bagnando. E la mia mano incontrollabile volle sentire quanto lui mi bramasse e a giudicare dal gonfiore mi voleva… Lì, ora…

SCOPAMI!

NO, NON ANCORA…

Mi slacciava la camicia sempre baciandomi. Per poco no la strappò via! Feci lo stesso con lui e vidi il suo petto, il suo corpo seminudo davanti a me e non resistetti più. Guardandolo dritto negli occhi scesi, inginocchiandomi davanti a lui, sempre fissandolo. Gli slacciai frettolosamente la cintura, sbottonai i pantaloni, tirai giù la zip e gli scendere i calzoni alle caviglie. Lui mi accarezzava i capelli, poi la delicatezza delle carezze lascio il posto alla brutalità. PRENDILO IN BOCCA, LECCALO, VOGLIO SENTIRE LA TUA LINGUA. in un’altra situazione mi sarei sentita così umiliata, ma non lì, non con lui. ubbidii, tirai giù le mutande e dopo averlo guardato, presi con una mano il suo cazzo e cominciai prima a baciarlo, poi con la punta della lingua, leccai la sua punta mentre lo fissavo. Lo vedevo godere e mentre lo prendevo in bocca fino in gola, lo sentivo gonfiarsi fino a sentirlo duro. premevo con la lingua sul suo cazzo mentre piano piano andavo avanti e indietro e a labbra serrata lo succhiavo, facendoli contemporaneamente una sega con una mano e con l’altra toccandogli le palle BASTA, SALI. Mi fece girare, mi fece mettere le mani sulla scrivania, cominciò ad alzarmi la gonna e inginocchiandosi dietro me, mi sfilò le mutandine, ovviamente normalissime dal momento che la mia serata doveva essere sdraiata sul divano, nel mondo dei sogni con il gatto sulla pancia.

Lui cominciò baciarmi sulle natiche, con un colpettino di complicitá mi fece aprire le gambe e mentre mi baciava, un suo dito mi si infilò nella mia vagina bagnata fradicia. Anche lui aveva capito quanto lo volevo. Si alzò, da dietro mi massaggiava il seno e mi baciava la schiena. Fu in quel momenti che una mano si staccò da me, poi, senza quasi preavviso mi cacciò giù, con la testa e il busto sdraiati sulla scrivania e OOHHH!!! Me lo spinse dentro… Così, senza alcun indugio. Cominciò a spingere, prima a colpi, e io ad ogni colpo godevo, ed era un brivido lungo la schiena. Dai colpi passò ad dentro e fuori, in quella vagina così bagnata che si poteva sentire lo schiaf schiaf del suo cazzo, colpi sempre più veloci e potenti! BASTA!!!! non riuscii a resistere e mi godei un orgasmo così intenso, vero e inaspettato che mi veniva da piangere dall’emozione! E lui poco dopo con un grido mozzato di godimento venne, schizzandomi sulla vagina già bagnata! sentii il suo sperma caldo e tanto! Poi si accasciò delicatamente, senza peso, su di me.

Non mi disse nulla, GRAZIE… PER AVER ESAUDITO IL SOGNO DI TUTTA LA GIORNATA.

Dopo quel giorno, non ci vedemmo più, non ci sentimmo più, ma tutt’oggi, a distanza di 8 anni, ricordo quel giorno come il più bello della mia vita. E il giorno in cui un uomo riuscí a far uscire la donna che era in me, lasciando da parte la santa che mi aveva per anni mi aveva soggiogata.

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