le perversioni latenti parte 1

le perversioni latenti parte 1

LE PERVERSIONI LATENTI

Capitolo 1
“Mammaaaaa….Francesco rompeeee! Le mani di suo fratello si allungavano sul suo ultimo modello di iphone, cercavano di afferrarlo. “Eddai fammi giocare un po’”!
Questa la solita, fastidiosa risposta di suo fratello, un poppante con la bocca sporca ancora di latte, non lo sopportava, da quando era nato, 8 anni fa, era per lei un vero inferno, non poteva comprare qualcosa che lui si sentiva in diritto di poterne usufruire. “Miriana fallo giocare un po’ su”! Classica risposta da mamma, mai che prenda una posizione, sempre in quell’odiosa via di mezzo, sempre a darla vinta a quel ragazzino. “ Uffaaaaa”! Glielo cedette bruscamente, incrociando poi le braccia, appoggiandole dolcemente sui suoi grossi seni, molte volte le piaceva prendere quella posizione, la trovava comoda. Era una ragazza di 15 anni, mora, sul metro e sessantadue, un viso dolce, la pelle soffice e bianca su quei bei lineamenti simmetrici, occhi scuri molto profondi, quasi a mandorla si direbbe. Eppure era pugliese, una bellezza mediterranea che presto sarebbe sbocciata ancor di più, due labbra a cuore abbastanza grosse scendevano sinuose lungo i suoi zigomi precisi, così soffici e giovani. Sprizzava salute da tutti i pori, la Miriana, era un invidia per i suoi genitori, specie per sua madre, una donna di 37 anni, obesa e bassa, bionda e con lineamenti tutto tranne che femminili, non si direbbe fosse sua figlia; situazione diversa il padre, un uomo alto, moro e scuro di carnagione, 41 anni di età, una coppia all’apparenza incomprensibile, ma scavando più in fondo era chiaro. Mamma Simona era ricca, spaventosamente, il padre era proprietario di un’azienda che produceva cuscinetti per automobili, l’unica di quella zona della puglia. Il padre, Giovanni, non era di certo stupido, era passato da operaio a impiegato di quell’azienda semplicemente sposando la figlia del titolare. Di conseguenza era una famiglia ricca, decisamente, viveva in un bellissimo residence alla periferia di Lecce, uno di quei residence dove il custode c’è mattina e notte, giusto per capirci. Ma morto il nonno non c’era miglior occasione per occupare la sua casa, la nonna è morta tanti anni fa e avvicinarsi al lavoro non poteva che giovare a papà Giovanni. Miriana dal canto suo era d’accordo, avrebbe potuto uscire di più, vedersi con le amiche, fare più tardi la sera, da quelle parti si sa, i pullman passano spesso. Ed ecco perché erano li, in auto, con il camion per i traslochi davanti, con tutte le loro cose dentro, erano le 8 di mattina e avevano dormito il giorno prima a casa degli zii, Francesco aveva rotto tutta la notte perché il divano era scomodo e Miriana era distrutta, non aveva chiuso occhio per quel monellaccio frignone e viziato, ma di certo non viziato quanto lei, Miriana nella sua breve vita aveva avuto tutto ciò che voleva, prima dal nonno e ora dal padre, nulla le era vietato, abiti, borse, cellulari , le bambole poi, ne aveva un infinità ma ora non rappresentavano più il suo passatempo preferito, pensava già che sarebbero finite in quel vecchio sgabuzzino del nonno, sostituite da poster delle nuove boyband con quei bei “fustaccioni” che cantano e ballano con gli addominali scolpiti e i capelli alla spina, che di certo non erano purtroppo come i ragazzi che le facevano il filo, un infinità a scuola, infatti di fidanzatini ne aveva avuti parecchi, storielle brevi, le prime pomiciate, i primi pompini, ditalini e penetrazioni giovanili. Era una giovane donnina che dimostrava più della sua età, molto consapevole della sua bellezza, ne era fiera e la sbandierava a destra e a manca senza alcun problema. Stava già pensando a cosa avrebbe messo quella sera stessa, in cui sarebbe uscita con gli amici per festeggiare il trasloco quando arrivarono alla nuova casa e papà fermò l’auto.
Si trattava di una zona centrale di Lecce, un quartiere molto trafficato, luci e semafori ovunque, con ingorghi sempre frequenti e clacson rumorosi, il nonno aveva avuto l’accortezza di prender casa in una traversa un po’ più tranquilla, con un piccolo giardino con nel mezzo una fontana e due panche dove i piccoli leccesi giocavano a calcio, davanti al giardino una piccola salumeria, situata proprio ad angolo con alla destra un circolo: “partito democristiano italiano”, classico luogo dove ci si ritrovano i vecchietti per bere birra e giocare a carte, fingendo di dare un senso alla loro pensione, Miriana guardava quel posto incuriosita, non conoscendo ancora l’utilità di quest’ultimo, relegandolo a un ennesimo e noiosissimo circolo di politica. Alla sinistra della salumeria, proprio dopo l’angolo ecco il portone della nuova casa di Miriana, quella che sarebbe stata l’inizio della sua nuova vita, per non parlare dell’inizio del suo definitivo abbandono della vita di ragazza.

Capitolo 2
“Tette…..! Dio quanto sono grosse queste tette”! Questo ripeteva in mente Pino, detto Pinuccio dagli amici mentre era intento nella sua attività preferita, masturbarsi su internet. Viveva in un bilocale al terzo piano, un palazzo molto vecchio che stonava un po’ con il resto del quartiere, ma tutto sommato per lui andava bene, insomma, un uomo di 72 anni, single da sempre, in pensione, aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, una piccola e comoda cucina, una scrivania con una piccola tv e un modello di pc piuttosto arretrato, ma ancora in grado di poter mostrargli ciò che gli piaceva di più…tette, un divano a due piazze marroncino chiaro uscito direttamente da una mostra d’arte anni 40, tutto questo in una piccola stanza, accanto alla cucina c’era un piccolo box con un bagno e una doccia, non tenuti nella maniera migliore, dall’altro lato la camera da letto, sprovvista di tv ma con un comodo letto a due piazze, con la sua stazza Pinuccio ci stava alla grande. Era un uomo piuttosto corpulento, braccia molto corte e flaccide, ma che nascondevano una forza non da poco, ottenuta in quei 60 anni di lavoro come fabbro, una testa quasi completamente glabra, con dei ciuffi di pelo che gli formavano una corona dalla nuca alle orecchie, di colore nero, per poi seguire degli occhi azzurri molto intensi, ma che stranamente con le donne non avevano mai avuto molto successo. Si perché Pinuccio era vergine, attenzione, non vergine nel senso che non abbia mai fatto sesso, ma nel senso che non ha mai fatto sesso consensuale con una donna desiderosa di lui. Aveva solo pagato per ottenere sesso, prostitute incontrate nella periferia di lecce, la zona industriale, eppure anche loro lasciavano intendere un minimo di repulsione nei confronti del nostro. Eppure Pinuccio era un tipo simpatico, di amici ne aveva sempre avuti, ne ha tutt’ora, le sue giornate infatti le passa tra una sega su internet a qualche birra nel circolo vicino casa sua, dove gioca anche a carte con i suoi amici di vecchia data, tutti sposati con mogli e nipoti. “Mmmm ma tu guarda che gnocca, come lo prende bene!” Pensava questo mentre la sua mano destra smanettava il suo pene in su e giù, un pene di grosse dimensioni, nonostante la mole della pancia che lo ricopriva. Sudava Pino, e ansimava, torturando letteralmente il suo cazzo violaceo per tutto il sangue concentrato, mentre la ragazza nel video montava uno stallone muscoloso, ma lui, Pino, non si soffermava mai sull’uomo, immaginava sempre lui li, perché ogni sguardo al maschio di turno causava in lui un complesso di inferiorità ancora adesso, dopo tanti anni di vita senza una donna accanto, eppure lui fantasticava, anche sulle ragazze che vedeva su facebook, eppure non aveva mai il coraggio di aggiungerne una, spiava, stalkerava con profili falsi facendo attenzione a non farsi scoprire, guarda quelle ragazze che non aveva mai potuto avere durante l’infanzia, ci si masturbava sopra immaginando tanto, poi scendeva giù con gli amici, un’altra mano di scopa, una sigaretta, 3 o 4 birre e nanna. “Ahhh!” Si lasciò andare ad un piccolo gemito in quella silenziosa casa, mentre lo sperma cominciava a schizzare dal pene sul suo ventre scoperto, attimo di rilassamento e click sulla x sulla pagina. Era sempre equipaggiato con fazzolettini “tempo” sulla scrivania, apposta per l’occasione, si ripulì rapidamente e si alzò per stiracchiarsi. Una brusca frenata dalla strada attirò la sua attenzione, si affacciò alla finestra accanto al pc e vide quello che era un camion dei traslochi, uno di quelli blu molto grandi e rumorosi; questo si fermò proprio all’angolo di fronte casa sua, situata davanti al giardino e di fronte al circolo dove lui passava le sue monotone giornate. Vide scendere due operai della ditta di traslochi vestiti in blu come il camion stesso, uno dei due aveva in mano un blocchetto e ci scriveva qualcosa sopra. Pino afferrò il pacco di sigarette dal taschino del pantalone color sabbia che indossava e si accese una sigaretta, dietro il camion si fermò un’alfa romeo 159, una di quelle molto belle, di color grigio, si sforzò di guardar meglio ma non riusciva a vedere precisamente chi ci fosse dentro, eppure la curiosità era tanta, nuova gente in quel tranquillo quartiere, rimase in attesa che gli individui all’interno uscissero dall’auto; potette notare un uomo che credeva sui 40, che aveva 2 scatoloni in mano e si avvicinava al portone, una donna sulla stessa età che portava invece una busta con chissà cosa al suo interno e poco dopo due ragazzini, così lontani che non riusciva a intravedere bene, di sicuro un maschietto e una femminuccia, che a differenza dei genitori non avevano nulla in mano, anzi, il piccoletto giochicchiava con quello che doveva essere un cellulare pensò Pinuccio. Guardò un altro po’, fin quando vide mamma e ragazzini entrare nel portone mentre il papà parlava e gesticolava con i due operai. Ritornò dentro e si risedette al pc, erano le nove di mattina, troppo presto per andare a far la spesa, troppo presto per andare giù al circolo, eppure notò il suo pene di nuovo in erezione, una cosa che non mancava a Pinuccio di certo era l’appetito sessuale, aprì nuovamente google chrome e digitò youporn.

Capitolo 3
La casa era molto grande, luminosa, appena entravi vedevi un gran salotto con due divani disposti ad L davanti all’ingresso, un tavolino di vetro al centro con sopra vecchie foto di famiglia del nonno e della nonna, compresa la mamma da piccola, che nulla aveva a che fare con lei, pensò Miriana mentre si guardava attorno, subito oltre i due divani c’era il balcone, che permetteva di vedere per strada, si fiondò su quel balcone per guardare fuori ed ebbe una gran vista sulla zona, sul giardino, sui vari negozi, bimbi che giocano a calcio, vecchietti che portano a spasso il cane, per non parlare poi di papà, che dirigeva le operazioni degli operai, indicando loro come distribuire le cose quando sarebbero saliti a casa. “ Miriana vieni qui”! Gridò mamma con tono autoritario. “Dimmi maa”! A Miri non piaceva eseguire ordini, faceva sempre tutto di testa sua e quando era costretta a far qualcosa si innervosiva terribilmente; “Vieni qui che devi sistemare le tue cose”! Rientrò in casa, stranamente quell’idea le piaceva, avrebbe adornato e arricchito la sua stanzetta come voleva, per fortuna non doveva condividerla con quel moccioso di suo fratello, anche se le due stanze erano entrambe molto vicine, sulla destra, oltre un corridoio dopo il salotto, a loro volta vicine alla grande stanza da letto dei loro genitori. “Va bene mà dammi i miei scatoloni suu”! Era diventata impaziente, la madre gli dette tutto incredula e la vide allontanarsi di corsa in quella che sarebbe stata la sua stanza, non troppo grande, ma abbastanza accogliente e spaziosa per le sue cose: poster di Justin Bieber, dei One direction e altri gruppi famosi, iphone, tablet, il suo pc portatile, la sua tv a schermo piatto, i suoi peluche di winnie pooh.
Giovanni era ancora giù a preparare tutto, rifletteva su come distribuire le cose, pensava già a quanto sarebbe stato faticoso sistemare tutto sopra. Gli operai per fortuna erano svegli e sapevano fare il loro lavoro, lui provò ad aiutarli un po’ ma presto si stancò e restò giù a far da guardia al camion, in bella vista per i pochi passanti della zona. Ricordava quel quartiere, eccome se lo ricordava, era li che corteggiava Simona parecchi anni fa, sembrava passata un eternità, eppure non era cambiato poi molto, il solito giardinetto, il salumiere, le case popolari dall’altro lato del giardino, e poi l’amato circolo del suocero, quante volte doveva fare attenzione a passar di li per non farsi vedere da questi, lo vide ancora, esattamente come allora, quei vecchi ritrovi dove i vecchiacci si ritrovano a sparlare di tutto, a non fare un cavolo durante tutta la giornata, a bere birra e giocare a carte, ricorda bene quel riccone bastardo del suocero li dentro a giocare a calcio balilla, a ridere e tossire per quella benedettissima broncopneumopatia che l’ha fatto crepare, lentamente, purtroppo. Si avvicinò al circolo, si affacciò per guardar dentro, già aperto alle 10 di mattina, vide tre vecchietti dentro seduti a fare la solita partita a carte, riconobbe due di loro, erano cari amici del suocero, ovviamente invecchiati parecchio dall’ultima volta, fece per tornare indietro quando: “ weee ma guarda un po’ chi c’è”! Disse uno dei due, Giovanni lo riconobbe, era : “Genzino ciao, ti sei ricordato di me, non me l’aspettavo, io bene e tu?”. Genzino era uno dei veterani del circolo, un uomo molto anziano, passati i settanta suppose Giovanni. “Genzì, chi è questo”? Disse l’altro vecchio con poca delicatezza, “Antò questo è il genero di Checco, pace all’anima sua, è un bravo cristiano, ti sei trasferito a casa di Checco eh?” La voce di Genzino lasciava trasparire un insinuazione un po’ indelicata; “ Si si infatti, abbiamo pensato di avvicinarci per….e tu tutt’apposto? Disse Giovanni credendo che non fosse il caso di dover dire per forza i fatti suoi a quel impiccione fastidioso. “ Si si tranquillo, solita vita, ad averla l’età tua mannaggia te, avete figliato tu e Simona si?” Giovanni indietreggiò mentre diceva: “ si..si infatti, bhe ora devo andare carissimo, mi ha fatto piacere”. Si voltò rapidamente e prese la strada di casa cercando di scappare da quella conversazione fastidiosa. “Bhe oh qualche volta vieniti a prendere na birra qua dai, devi raccogliere l’eredità del suocero ahah”! Giovanni fece finta di non sentire e ritornò rapidamente al camion.
“ Me Genzino, vieni che tocca a te qua”! Gridò l’altro vecchio ancora al tavolo. “ Si sto arrivan…..ehhh mi stavo proprio chiedendo a che ora dovevi venire tu oggi”! Genzino si rivolgeva ad un quarto vecchio che stava attraversando il giardino verso di loro, indossava una camicia celeste un po’ umidiccia a causa dell’alta temperatura estiva e un paio di pantaloni color sabbia, era grasso e semi calvo ed aveva l’espressione incuriosita: “Ciao Genzino, dammi una birra che fa un caldo assurdo stamattina”! “ We pinuccio”! Gridarono entrambi i vecchi rimasti dentro. Pino ricambiò con un cenno di saluto e poi si rivolse nuovamente a Genzino: “ Ma chi è quello”? Indicando con un dito Giovanni che nel frattempo era tornato al trasloco. Genzino rispose: “ Quello è il genero di Francesco De Curtis, te lo ricordi”? Certo che lo ricordava, era come un fratello minore per Pino, un amico di vecchia data, si conoscevano da 40 anni, tante serata insieme, risate, birre, fin quando purtroppo le sigarette posero fine alla sua vita. Pinuccio fece cenno di si a Genzino e si accese una sigaretta in attesa della sua birra, mentre continuava a guardare incuriosito Giovanni.

Capitolo 4
Fu facile abituarsi alla nuova casa, più autobus per la scuola, possibilità di uscire a piedi e tornare un po’ più tardi la sera, andare a casa di amiche per studiare. Tutto ora era più semplice per Miri, quel giorno poi era particolarmente felice di tornare a casa per poter mettere le nuove foto sul suo fornitissimo profilo facebook. Mangiò molto rapidamente e si fiondò in stanzetta al pc, collegò il suo cellulare e passò tutte le nuove foto fatte a scuola con le amiche. Quel profilo era pieno di album, “estate 2015”, “ vacanze di natale”, “ amiche per sempre”, “la mia pazza famiglia” e ovviamente non potevano mancare le “immagini del profilo”: Miri si divertiva a posare in tutti i modi possibili e immaginabili, aveva già inaugurato il bagno di casa nuova con tante fiammanti foto in pose provocanti, quanto adorava avere i “Mi piace”! Per lei era diventata quasi una droga, non si accontentava fin quando non raggiungeva almeno i 500, e di ammiratori ne aveva parecchi, stare su facebook era come un lavoro a tempo pieno, ogni giorno accettare centinaia di richieste di amicizia, NON rispondere ai numerosi ragazzi che la contattavano, leggere i loro commenti da fessacchiotti, tutto ciò accresceva il suo ego in una maniera spropositata, si sentiva padrona di quel sito, anche se le rimaneva un ultimo dubbio: “Come foto profilo meglio quella con il top nero e le poppe in bella vista o quella al mare di spalle sulla sabbia”?
Incredibile pensare come ci si può abituare a tutto, pensare che pochi giorni prima Giovanni odiava quel circolo, ma ora gli sembrava fosse diventata una seconda casa, era diventato naturale, dopo il lavoro e prima di cena, passare i pomeriggi a scolare birra e giocare a carte con quei quattro bifolchi, che tutto sto male non erano, specie in un ambiente come quello dove le amicizie erano rimaste comunque lontane e il tempo, in qualche modo, bisogna pur perderlo. Non era un padre molto presente Giovanni, in effetti ricorda quando in gioventù pensava che non avrebbe voluto figli, non era per lui, ma come potersi opporre a Simona, la sua chiave d’accesso ai soldi, doveva accontentarla, bisognava prenderla in questo modo: meglio i figli con i soldi che scapolo squattrinato. “Giovà tocca a te”. Disse Genzino spazientito. “ A che stai a pensare alle vacche”? “ No no hai ragione, scusate. Prese e scartò l’asso di bastoni senza rendersi conto che poteva servirgli. “ Bhe Gianni”, continuò Genzino, “ come ti stai trovando nella casa nuova?”. “ Bene bene, alla fine mi è comodo per il lavoro, poi stare così vicino al centro è troppo bello, i ragazzi pure sono contenti, Simona può andare a fare la spesa a piedi, insomma non potrebbe andar meglio”.” Me mi fa piacere “ rispose Genzino sempre tanto loquace. Pinuccio era li che guardava le notizie sportive alla tv, un po’ in disparte con la birra in mano e seduto sulla sedia, oggi si sentiva più triste del solito, il lecce aveva perso in casa, il calcio era una delle poche cose ancora in grado di fargli provare sentimenti positivi, oltre a internet naturalmente. “ Sono giovani i figli tuoi Giovanni?” Chiese un compagno di briscola al tavolo. “ Si giovanissimi, ho il piccolino, Francesco di 8 anni che è una vera peste, urla e frigna tutto il giorno e litiga sempre con la sorella, Miriana, che invece ne ha 15, na bimbetta che si sente già na donna, non sapete quanti soldi in vestiti mi fa spendere”. Pinuccio drizzò le orecchie, “bimbetta che si sente già donna”… gli ricordava la frase che disse tantissimi anni fa, quando era un bimbetto anche lui, ad una ragazzina di cui era innamorato, aveva perso completamente la testa per questa ragazzina, era bionda con gli occhi blu e già a 15 anni aveva due tette così grosse che non passavano inosservate, Pino le ricordava ancora e al solo pensiero la patta dei pantaloni cominciò a gonfiarsi. Era tanto bella quanto crudele, lo sfruttava per piccoli favori, si faceva accompagnare col motorino, si faceva pagare da mangiare, regalini ecc, ma nel momento in cui Pino si dichiarò fu di una cattiveria unica: “ Ma che vuoi da me…sei un mostro!” Quelle parole lo distrussero, per diversi giorni non uscì di casa, non mangiava, non beveva, non andava a lavoro. Si può dire che quell’esperienza condizionò molto la sua vita, si chiuse in se stesso, provarci con le ragazze divenne sempre più difficile, si sentiva a disagio con loro, cominciò a comprare piccole riviste erotiche, ricorda ancora il primo numero di Playboy nascosto sotto il letto di casa, Milo Manara letto a sbafo nel giornalaio, e poi ricorda ancora quel giorno in cui il figlio di suo fratello gli insegnò ad utilizzare internet, fu una vera svolta, finalmente poteva avere tutto lo svago che voleva comodamente da casa; non era di certo molto portato per il pc, ma andare sui siti porno e l’utilizzo di facebook e altri social diventarono sue specialità. Cominciò a esplorare mondi trasgressivi di cui non sapeva manco l’esistenza, donne anziane con ragazzini, viceversa, donne con cani e cavalli, donne con il cazzo, tutto gli sembrava così nuovo ed eccitante. Diventò dipendente dalla pornografia, non riusciva più a liberarsene, anche le prostitute passarono in secondo piano ora che poteva vedere e immaginare tutto ciò che voleva. Era perso completamente nei suoi pensieri, quando ad un certo punto una voce lo riportò alla realtà: “Scusate…è qui mio padre?”

Capitolo 5
Miriana era affamata, era da sempre stata una gran mangiona e odiava tantissimo aspettare troppo per dover mangiare, di conseguenza appena mamma Simona aveva chiesto di andare a chiamare papà da quel suo nuovo “parco giochi” aveva acconsentito, avrebbe fatto di tutto per poter mangiare quei buonissimi bucatini alla matriciana che preparava mamma. Di certo però non si aspettava di vedere papà seduto ad un tavolo in una piccola stanza con nuvole di fumo dappertutto, una birra accanto al suo braccio e almeno 4 o 5 vecchietti che dopo la sua domanda la stavano fissando come imbambolati. Era abituata a non passare inosservata, ma mai si sarebbe aspettata un silenzio così conturbante, eppure indossava una semplice maglia hard rock bianca e un paio di jeans, i suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una coda e il trucco era ai minimi termini, dato che quella sera non sarebbe neanche uscita, era per giunta scesa in ciabattine di winne pooh, quelle che metteva da quando aveva 10 anni.
In tutto ciò anche Pino vide quella ragazzina, il suo viso arrossì immediatamente di fronte a così tanta freschezza, l’espressione di questa lasciava intendere una spigliatezza e una sicurezza fuori dal comune, quel bel visino innocente e privo di rughe e segni del tempo, un collo sinuoso e delicato che scendeva su quelle piccole spalle arrotondate che finivano su delle braccia tonde e piccole; il suo sguardo cadde sul rigonfiamento sullo stemma della sua maglietta: hard rock. Questo era così lontano dal collo e dalla clavicola, una protuberanza davvero invidiabile, Pino era esperto nel capire la grandezza dei seni delle donne, ne aveva guardati e spiati a iosa nella sua insulsa vita. Sotto quei grossi seni la maglia tornava ad attaccarsi su un pancino piatto e su due fianchi belli tondi appena accennati, per poi arrivare a due belle gambe raccolte in un jeans fin troppo stretto, quanto avrebbe voluto ammirarle il culetto, ma dentro di sé sapeva di dover distogliere lo sguardo tenuto fin troppo a lungo su quella graziosa ragazzina.
Giovanni si girò e vide la figlia che lo guardava con sguardo imperturbabile: “oh tesoro cosa c’è è ora di cena?” “Direi proprio di si papà, finito di ingozzarti di birra”? A quel commento seguirono risate generali di tutti: “ Massì basta giocare Gianni vatti a fare na mangiata che tua figlia ti aspetta”! “ Aho Giovà ci vediamo domani, vai a mangiare ora”. Questi i commenti che aleggiavano adesso, Miriana dal canto suo sorrideva per aver prodotto la risata, con lo sguardo fisso sul padre che si alzò di colpo sentendosi vittima della situazione. “ Andiamo andiamo”. Disse frettolosamente uscendo dalla stanza senza degnare nessuno di uno sguardo, era anche arrabbiato, non era certo posto per una bambina, il suo viso lasciava intravedere amarezza mentre varcava la porta, “Andiamo Mirià”. E cominciò a camminare verso casa. Miriana guardo ancora dentro, aveva ancora gli occhi di tutti addosso, un ultimo sorriso: “Buonasera”. Disse. “ Buonasera” , risposero tutti ancora con lo sguardo fisso su di lei che si girò ed uscì seguendo il padre.
Nessuno disse nulla per qualche secondo, una sola parola sbagliata sarebbe stata troppo imbarazzante, ma tutti in realtà stavano pensando la stessa cosa, era difficile rimanere obiettivamente impassibili davanti ad una bellezza del genere, una ragazza così sexy, così dannatamente desiderabile, una faccia così perfetta, un taglio di occhi così profondo, un espressione così invitante. Genzino interruppe il silenzio: “ Me chi prende il posto di Gianni”? Nel circolo si riprese a giocare, tutti ripresero a parlare del più e del meno ma ancora tutti avevano in mente lei, un frutto proibito dalla società, proibito dall’età, un pensiero che andava immediatamente soppresso, tutti ci riuscirono, tranne lui.

Capitolo 6
Era seduto alla scrivania, aveva il pene in mano ma questa volta non guardava video ne foto porno, era li con la sua immaginazione. Immaginava quella ragazzina sexy, gli si era fissata in testa da quando un’ora prima era venuta a chiamare il papà dal circolo. Quel visino così innocente e pulito, lo riportava all’infanzia, lo faceva sentire vivo, stava immaginando di baciare quella labbra così dolce e soffici, dolcemente pronunciate e piene, mordicchiarle mentre con entrambe le braccia sorreggeva la ragazza per le natiche, sentendole sode e invitanti, affondandoci i polpastrelli dentro, sentendo la sua pelle sulle dita e strizzando forte mentre le braccia di lei si intrecciavano dietro il suo collo stringendolo forte a se, una mano di lui risaliva poi su quelle due protuberanze “hard rock” per massaggiarne una, toccarla avidamente, stringerla come se volesse tirarla via, come se dicesse “ mi appartieni”. Il suo cazzo non era duro così da molto tempo, sentiva un eccitazione diversa dalle altre volte, lui, che non vedeva molta gente, figurarsi ragazzine, per la vita monotona che faceva. Vedere Miriana gli aveva aperto uno squarcio incredibile, inespugnabile, avrebbe voluto rivederla ancora e ancora, squadrarla ancora e ancora, segarsi ancora e ancora. Immaginava la ragazzina in ginocchio davanti a lui a prendersi cura del suo arnese, a farlo roteare sulle sue dolci labbra, a ciucciarlo come un lecca lecca; della saliva gli colava dagli angoli della bocca, ansimava Pinuccio, in preda all’estasi più totale di quei suoi perversi pensieri su quella che poteva essere sua pronipote, ma immaginarla a pecorina a prenderlo tutto era troppo bello, troppo arrapante. Un ultimo sussurro, il suo pene ebbe uno spasmo, ed ecco lo schizzo di sperma fuoriuscire con una violenza inaudita, lo schizzo raggiunse il suo viso, imbrattando tutta la canottiera bianca che indossava in quel momento, dette altri due colpi. “ Ahh”. Rimane immobile cinque minuti perso nei suoi pensieri, l’immagine di lei non voleva uscire dalla sua testa, il suo pene dava ultimi, decisi spasmi di eccitazione, invogliandolo quasi a ricominciare, ma ora l’idea di Pinuccio era solo una: trovare quella ragazzina su facebook, doveva assolutamente vedere altre sue foto, sperando che il suo profilo non fosse privato. L’unico problema era che non sapeva il suo cognome, certo sapeva quello del nonno materno, ma di certo la ragazzina non poteva avere che quello del padre. “Miriana, Miriana…. oddio non ricordo il cognome di quel coglione” penso Pinuccio mentre smanettava al pc, scrivendo Miriana su facebook vedeva tanti risultati, tante donne e ragazza ma nessuna era lei, o magari lo era ma utilizzava foto profilo di altro tipo, come un paesaggio, un attrice o altro, ma lui non pensava fosse così, quella ragazzina così bella deve per forza utilizzare lei stessa come foto profilo. Pino lo aveva capito, Miriana era così sicura di se, così furba, così sbarazzina, così civetta. Il suo sguardo nascondeva una sicurezza di sé e una maturità fuori dal comune, tutto questo lo eccitava, si sentiva vittima di una femme fatale. Erano passate le 2 di notte e Pinuccio era ancora li a cercare, ma niente, non poteva certo setacciare tutto facebook, ad un certo punto però l’idea: bastava scendere per strada, andare al portone della famiglia e leggere il cognome sul citofono. Era così semplice, un ondata di euforia lo pervase, allacciò con fatica i pantaloni, si alzò prese le chiavi e scese senza rendersi conto che la canotta era macchiata di sborra, scese le rampe di scale a 4 a 4 ed eccolo giù per strada. Si guardò intorno con furtività, non poteva di certo farsi notare, si accese una sigaretta e attraversò la strada lungo il giardinetto a passi rapidi e decisi, si fermò più o meno vicino al circolo, fece una breve sosta, intorno non camminava nessuno, riprese a camminare lentamente, girò l’angolo, in quel momento cominciò a fare dei pensieri assurdi: e se ora Giovanni scendesse? Se lo vedesse li? Che scusa avrebbe potuto trovare? “Ehm no Giovanni, volevo vedere se il portone era ancora come tanti anni fa! Questa risposta gli sembrava così stupida, ma era l’unica che gli veniva in mente in quel momento, non si accorse di esser già davanti al portone, ultima occhiata intorno e cominciò a guardare i vari cognomi, cercava ovviamente quello di Simona, la figlia del suo vecchio amico, avrebbe saputo così che l’altro cognome presente era quello di Giovanni e di conseguenza di quella troietta introvabile. I suoi occhi non più infallibili fecero una rapida ricerca: Cantore! Tornò trionfante a casa, sudato e col cuore a mille, appoggiò le sue enormi natiche sulla sedia ed entrò su facebook, digitò Miriana Cantore ed eccola li: terzo risultato. Era li in tutta la sua bellezza, era una foto a mezzo busto, capelli sciolti, riga al centro che le copriva un po’ la fronte, matita nera sugli occhi per esaltarne la profondità, pelle farcita con un po’ di fondotinta, labbra con un rossetto rosso fuoco che evidenziavano le labbra in maniera spropositata, quelle labbra che in foto lanciavano un bacio, Pinuccio sentiva in quel momento che quel bacio fosse per lui. Indossava un top nero scollato da cui quelle tettone fuoriuscivano in maniera prepotente, la testa era inclinata leggermente verso sinistra con il palmo della mano incaricata di sorreggerla e con sfondo quella che probabilmente è la sua stanzetta. Purtroppo le altre foto non erano accessibili, Pinuccio in quel momento non ci pensò, il suo cazzo stava già spingendo da dentro il pantalone.

Capitolo 7
“Slurp slurp”! Era chinata su di un cazzo e lo stava succhiando avidamente, indossava un abitino da sera rosso molto carino, due spalline che reggevano su il top scollato che scendeva lungo i fianchi e finiva come gonna, sotto aveva scarpe con tacco 12, aperte sul davanti di color nero, da ragazza più grande di lei. Era in una renault clio ultimo modello di colore blu metallizzato, in una stradina di lecce, stava succhiando il pene di un ragazzo che le faceva il filo da molto tempo, uno dei più sexy della scuola e con cui lei aveva giocato un po’, anche se fosse molto carino e avesse 18 anni era per lei un vero cretino, non faceva altro che starle dietro su facebook, what’ap e istangram dalla mattina alla sera, più che altro ci stava uscendo per disperazione, anche se quel cazzo meritava proprio. Lo poteva sentir bene, mentre si gonfiava nella sua bocca, quel sapore amaro che accompagna ogni cappella da lei succhiata fino a quel momento; con una mano segava il cazzo, visto che le dimensioni lo permettevano, con l’altra era appoggiata sulla coscia di lui che sembrava gradire molto, visto che con una mano esplorava i seni di Miriana. Dopo la sua mano destra cominciò ad avventurarsi più giù, sulle cosce di lei, cercando di esplorare quel paradiso che lei aveva in mezzo, poteva sentire il calore già dall’interno coscia, tutto ciò rendeva il suo membro sempre più duro. Ma proprio quando stava per incontrare con le dita quel tesoro prezioso, la mano di Miriana l’ho blocco: “ Angelo non esiste, ero stata chiara!” Disse Miri dopo aver sputato fuori quel cazzo, “ Dai su Mirià non vedi come sto eccitato? Facciamoci na scopata”! A quell’affermazione lei si ritrasse e si rialzò ricomponendosi: “ No è solo il primo appuntamento, anzi…sono già le 22 30 riaccompagnami a casa che devo ancora finire di studiare per domani”, disse inventandosi una scusa. “Ohi bella tu te la tiri troppo, sono mesi che ti sto venendo dietro, non è che si può impazzire così tanto con te”! Angelo mise in moto la macchina e sfrecciò rapidamente. “ Sei tu che sei troppo stressante caro, non è normale ventimila messaggi al giorno, tu mi ossessioni, non mi dai spazi”. La guardò offeso: “ Ma sentila, sai quante ragazze ho io? Non ti montare così tanto”! “ Ah ma no guarda figurati se mi interessa qualcosa”, adesso Miri guardava fuori dal finestrino e non vedeva l’ora di tornare a casa, Angelo le parlava ma lei non sentiva ormai più nulla, vide in lontananza il giardino avvicinarsi, a quel punto disse: “ Senti lasciami scendere qui perché preferisco non farmi vedere da mia madre che scendo dall’auto di un ragazzo che non conosce”. Angelo si fermò inchiodando senza dir nulla aspettando che lei uscisse, capiva che aveva in effetti sbagliato con quella ragazza, ma era troppo orgoglioso e immaturo per chiedere scusa; Miri scese anche lei senza dir nulla, un cenno di saluto e un sollievo per essersi tolto davanti uno scocciatore simile, l’unica cosa positiva che aveva era quel cazzo. Si passò la lingua sulle labbra, poteva ancora sentire quel buon sapore, dopo cominciò a camminare.
Pinuccio aveva passato la notte scorsa a farsi le seghe su quell’unica foto di Miriana, aveva fantasticato tanto, oggi aveva provato in tutti i modi a vedere altre sue foto ma non c’era riuscito, l’unico modo era mandarle una richiesta di amicizia, ma non ci pensava assolutamente, troppo pericoloso, se lo diceva al padre erano cazzi suoi, se lo diceva alla madre idem, peggio ancora se lo segnalava alla polizia postale, insomma era troppo assurda come soluzione. Rifletteva su questo mentre giocava a carte nel solito circolo, quella sera erano in pochi: lui, Genzino e altri due compari, Giovanni era tornato poco fa a casa sua, avrebbe voluto gridargli nelle orecchie che sua figlia è un gran pezzo di figa, ma ovviamente tenne questo pensiero per lui. “ Ohi stasera mi sono proprio rotto le palle”! Disse Genzino gettando le carte sul tavolo, “Ora ci facciamo un’altra birra e sigaretta e chiudiamo che ne dite?” Tutti acconsentirono, era una di quelle serata noiose in cui non succedeva nulla, un anonimo mercoledì sera in cui tutto taceva. Genzino si alzò e prese 4 birre per tutti, se la scolarono allegramente e ancor prima di finirla lui e Pinuccio si accesero una sigaretta sostando all’ingresso del circolo. “Beh Pinuccio, che ne dici del Bari quest’anno? Mai perde quella squadra” “ No ma davvero quei bastardi Baresi mai che scendono in serie c, li prenderei tutto a cazz..” Non riuscì a finire di parlare, sia lui che Genzino rimasero di stucco, Miriana stava passando davanti a loro, splendida, in un vestitino rosso troppo sexy, la guardò avvicinarsi senza parole, guardò quel seno saltellare, quei capelli muoversi ad ogni passo, posarsi dolcemente sulle spalle. “ Ciao Miriana” Disse Genzino con audacia che sorprese anche Pino, che cominciò a guardarlo…” Torni a casa?” Lei rispose sorridendo mentre camminava lentamente, come se nulla fosse, come se fosse normale dialogare a 15 anni con un perfetto sconosciuto che poteva essergli nonno: “ Sisi buonasera!” Accennò mentre continuava a camminare. Pino non riusciva ad aprir bocca, diventò rosso come un pomodoro mentre guardava l’amico che violentava la ragazzina con gli occhi: “ non è che vuoi qualcosa da bere? Una coca cola?” Genzino osò fin troppo, Pino si sentiva in imbarazzo per l’amico, cosa sperava mai di ottenere? “ No no grazie rispose Miriana, buonanotte” Guardò verso pino e sorrise. “Salutami papà”! Rispose Genzino, ma lei non rispose più e torno a casa mentre entrambi gli amici ripresero a parlare, entrambi con un po’ di imbarazzo e con accortezza nello scrutare con la coda dell’occhio il bel culo della ragazzina.
Miri salì a casa, si fece una doccia e infilò il pigiamino rosa che tanto le piaceva, tutti già dormivano a quell’ora e lei potette rilassarsi col suo passatempo preferito. Aprì facebook, 30 nuovi messaggi, 122 notifiche, e 40 richieste di amicizia. Apri la cartella messaggi per selezionare gli amici a cui rispondere, poi aprì le richieste di amicizia. Era sempre così noioso premere ripetutamente “rifiuta”, tutta quella gente, quei maniaci e quei profili fasulli che l’aggiungevano, a volte poteva metterci anche un oretta a pulire la casella, cominciò a cancellare le richieste, fin quando un contatto balzò alla sua attenzione, nella foto il viso era familiare: Pino Campanale.

Capitolo 8
Non aveva resistito, si era già pentito di quello che aveva fatto, ma ormai era troppo tardi, ritirare la richiesta d’amicizia non avrebbe avuto alcun senso. Come spiegare a Giovanni ciò che aveva fatto? La brutta figura anche con gli amici al circolo, non c’era nessun tipo di spiegazione plausibile. Tutti questi pensieri gli si erano fiondati in testa subito dopo aver cliccato su “aggiungi agli amici”. Mai come in questo caso era il suo cazzo a parlare piuttosto che la testa, ed era così duro in quel momento che gli faceva quasi male. Lo teneva stretto nel palmo della mano, la situazione lo preoccupava ed eccitava allo stesso tempo, si sentiva un ragazzino Pinuccio, era rosso in volto e il cuore gli pulsava a mille. Doveva darsi una calmata e il modo migliore era il solito: segarsi pesantemente sulla foto di quella ragazzina.
Miriana era impietrita, mai come in quel caso non sapeva cosa fare, di solito la richiesta di un vecchio pervertito l’avrebbe rifiutata all’istante, uno dei soliti maniaci che provavano a contattarla e conoscerla, o ad averla semplicemente tra gli amici per poter guardare le sue foto. Era abituata a quel tipo di gente, ne aveva conosciuti di tutti i tipi, la sensazione che si prova a sentirsi dire frasi di tutti i generi: “mi fai arrapare, che tette, che culo, che faccia da porca, mi sto toccando su di te”, ne aveva sentite di tutti i colori, un po’ era schifata, un po’ compativa quella gente, ma un po’ ne era lusingata. Tutto ciò infatti gonfiava il suo ego in una maniera spropositata, era così terribilmente soddisfacente mandare a fanculo un uomo che la considerava sexy come nessuna, Miriana si sentiva la regina di facebook. Ma ora era diverso, quel vecchio era un amico di suo padre, non sapeva se rifiutare sarebbe stato da maleducati, forse dirlo a papà sarebbe stata la cosa migliore, ma subito quell’idea fu cancellata dalla sua mente; non aveva mai stretto particolarmente col padre, era sempre stato un uomo così preso dal lavoro, dai soldi, dai suoi svaghi, non si era mai particolarmente interessato al mondo di sua figlia, a ciò che le succedeva, ai ragazzi con cui usciva, francamente pensava che fosse con loro solo per le circostanze, stava diventando abbastanza grande Miriana da capire che il padre stava con la madre, la sua dolce madre solo per i soldi del nonno, non gli importava niente di loro. Quindi perché parlarne con lui, perché tenergli presente che un suo amico, o meglio un suo “vecchio” amico stava aggiungendo la sua primogenita minorenne su facebook. Fu allora che presa dalla rabbia cliccò su “conferma”.
Pino ebbe la notifica, il suo cuore prese a battere più velocemente, sudava dalla sua testa glabra copiosamente, non poteva credere a quello che era successo: lui, Pino Campanale, col suo profilo REALE era riuscito a farsi accettare da una ragazzina sexy, per un attimo fu fiero di lui, l’autostima crebbe dentro di se ma poi ritornò sulla terra, probabilmente Miri aveva accettato la sua richiesta per educazione, pensando che fossi un amico del padre o roba simile. Ma non gli interessava, non era ancora venuto dalla sega e ora aveva tantissimo materiale da guardare. Il profilo di Miriana era stracolmo di foto, scatti di tutti i tipi: a mare, in montagna, con amici, in bianco nero, a scuola; lei poi era splendida e desiderabile in ogni foto, in ogni singola espressione, in ogni singola situazione. Cominciò a salvare le sue foto, le guardava profondamente, ogni particolare, ogni centimetro del suo corpo, guardò il suo percorso di crescita, i tagli di capelli diversi, le tette che in breve tempo erano diventate davvero grosse, quella faccia così sbarazzina, così da porca. Il suo cazzo pulsava pesantemente, si fermò su di una foto a mare in cui Miri era inginocchiata sul bagnasciuga, una mano fra i capelli, lo sguardo rivolto verso l’alto, un costume giallo con pallini blu, quella carnagione scura, quelle poppe contenute a malapena nel reggiseno che si protraevano in avanti invadentemente. Era felice Pino, aveva tanto materiale su cui segarsi, si immaginava mille situazioni diverse, era li con lei, su quel bagnasciuga, era in piedi e le porgeva il suo cazzo duro, lo strofinava sulle sue labbra, lei lo guardava curiosamente, lo toccava con la mano destra mentre la sinistra stimolava il proprio capezzolo, lo stringeva ed avvicinava alla sua boccuccia, lo baciava, lo scappellava mentre i suoi occhi guardavano in quelli di Pino dal basso verso l’alto; lui le teneva la testa, l’incoraggiava a ficcarlo tutto in bocca, premeva, sempre più forte, la costringeva quasi ad accogliere il suo cazzo in bocca, cosa che fece, gemendo leggermente con quella sua vocina innocente e cominciando a ciucciare avidamente; la sua bocca era così calda, il palato molle accarezzava la cappella di Pino mandandolo in estasi, la lingua stimolava il prepuzio, roteava su di esso; l’asta gonfiava la guancia di Miriana,”mmmm”, Pino poteva sentire i suoi gemiti di piacere, “ti piace eh? Piccola porcona quanto mi fai arrapare”, spingeva, accompagnava il movimento della sua testa, sempre più veloce, sempre più forte, ormai assatanato, ormai in preda al godimento cominciò a urlare: “Si Miriana siii, ti voglio, ti voglio, succhiami il cazzo daii”! Fu così che venne abbondantemente nella bocca di Miri, le tenne la testa premuta su di se col cazzo tutto in gola, aspettò che bevette fino all’ultima goccia per tirarlo fuori, si accorse però che sentiva di avere il pancione bagnato, aprì gli occhi e si ritrovò nella sua casa, sulla sedia davanti al pc con la foto di Miriana ingrandita, con le sue mani e la sua pancia coperte di sborra calda e densa.
Capitolo 9
Erano passati dieci giorni, Miriana continuava la sua vita tranquillamente, si era dimenticata addirittura di aver aggiunto un amico del padre su face, ora stava uscendo con un altro ragazzo, un figo assurdo di nome Marco. Marco era un ragazzo di 19 anni, un giovane calciatore che aveva lasciato la scuola per seguire il suo sogno, giocava nelle giovanili del Lecce ed era davvero bravo, Miri andava quando poteva con le amiche a seguire le sue partite e faceva il tifo, aspettando che lui finisse per correre ad abbracciarlo e stare con lui, le piaceva davvero tanto. Quasi non considerava più gli innumerevoli messaggi che riceveva su face, aveva bloccato le richieste di amicizia e si concentrava su Marco. Una cosa però continuava a fare: a pubblicare sue foto, non riusciva a smettere, le piaceva troppo ricevere complimenti e “likes”, le davano una carica che non riusciva a spiegarsi, si potrebbe quasi dire che si eccitava in tutto ciò. Ci stava pensando durante l’ora di matematica, una materia che odiava terribilmente, aveva gli occhi fissi sul cellulare a chattare su what’ap con Marco e qualche amica, l’icona di facebook riportava 150 notifiche, era tempo di dare un’occhiata, aprì il profilo e trovo un messaggio da parte di un uomo anziano: “Ciao”, diceva il messaggio. Stava pensando di ignorarlo quando si ricordò che era un amico del padre, ricordò che lo aveva accettato in un momento di rabbia verso il padre, non poteva adesso rifiutarsi di rispondere, rimpiangeva quasi di aver accettato quella richiesta, cosa poteva mai volere quell’uomo? “Mamma mia è proprio brutto però”, ma ciò non risolveva il problema, lei DOVEVA rispondere, se voleva dirgli qualcosa del padre? E se non avesse risposto? Sarebbe passata per maleducata, magari papà l’avrebbe anche sgridata. Cosa c’è di male a rispondere a un ciao poi? In fin dei conti è un “amico di famiglia”, di solito lei non risponde mai a nessuno ma questa volta era diverso, si sentiva quasi costretta e perché no, incuriosita dalla situazione, si guardò intorno e vide che la sua compagna di banco seguiva la lezione con attenzione: ….Ciao!
Era incredibile, il cuore a mille, il viso e il tronco ricolmi di sudore acido; dopo giorni passati a segarsi, in un momento di impeto, in un momento in cui il suo cazzo era duro come non mai, il cervello non connetteva più e la mano che non era impegnata a tenere il cazzo andò direttamente sulla tastiera, scrisse “Ciao” e lo inviò. Pazzia, voleva rimediare in qualche modo ma non era possibile, il nostro Pino aveva fatto una grossa cazzata e non riusciva a capacitarsene, si alzò in piedi col cazzo che sventolava eretto, le braghe abbassate fino alle caviglie e la canotta arrotolata sul pancione peloso, non sapeva cosa fare, si mise le mani in testa e cercò di calmarsi. A quel punto però notò la risposta, un ciao secco, con il punto esclamativo, come di sorpresa, di stupore. Cosa scrivere ora? Fare finta di nulla? Parlare del più e del meno? Dire di aver sbagliato? Il cuore gli batteva a mille, il cazzo continuava a pulsare, si risedette, prese fiato: “Come va”? Ormai le sue mani si muovevano da sole, non riusciva a non pensare a quella ragazzina, voleva parlarci, anche solo due chiacchiere, vedere il suo “sta scrivendo” gli faceva salire la pressione alle stelle, se non prendeva quel giorno un infarto non lo prendeva più. Ma lei rispondeva, chissà perché, forse gli piaceva il nostro Pinuccio, naah, probabilmente è solo educazione, però lui ne approfittava, insisteva con le domande: “Sei a scuola? Ti annoi? Si sono l’amico di tuo padre, brava persona, conoscevo tuo nonno!” Le chiacchiere procedevano e lei rispondeva, sempre, magari ci metteva un po’ mentre lui era pronto, spaccava il secondo per le sue domande, intanto viaggiava con l’immaginazione mentre chattava, si vedeva con lei ad un bar, a prendere un caffè, a fare di tutto per non fissarle quelle enormi tette nella scollatura, vedeva il suo sorriso innocente, quella pelle vellutata e quelle labbra morbide socchiuse che lo facevano impazzire così tanto. Con una mano scriveva e con l’altra si segava, sembrava che ogni risposta di Miriana lo eccitasse, anche le più semplici, fin quando lo salutò, doveva tornare a casa, lui rimase un po’ deluso ma rispose al saluto: “Posso ricontattarti”? No non lo scrisse, ma avrebbe voluto tanto.

Capitolo 10
Quella ragazzina era la sua ossessione, la guardava ogni volta uscire per andare a scuola, tornare a casa, quando usciva con gli amici. Una macchina veniva spesso a prenderla, poteva notare dentro un ragazzo, quanto lo invidiava, la gelosia gli ribolliva fin dentro le vene, ma sapeva che non poteva competere. Immaginava cosa facesse Miriana con quel ragazzo, immaginava il sesso tra loro: così eccitante, così forte e giovane, quanta tristezza si sviluppava in lui, quanta amarezza e malinconia, non che da giovane fosse mai stato carino, ma almeno avrebbe potuto provarci teneramente, anche solo avvicinarla, toccarla, sorriderle senza avere paura delle conseguenza, ma la vita è crudele, almeno per lui. Non riusciva più a contattarla ovviamente, non trovava il coraggio e non sapeva che dire ormai, sarebbe stato troppo invadente e poi aveva paura della reazione del papà, se lo diceva a Gianni sarebbe stato un vero problema, si sarebbe aspettato denunce su denunce, un modo davvero perfetto per concludere quella splendida vita del cazzo, meglio lasciar perdere e continuare a segarsi su quelle foto e sognare. Era li pronto ad aprire il profilo di Miri, a vedere la nuova foto quando l’aggiornamento dello stato di lei lo colpì: ”Voi maschi siete tutti uguali, meglio sole che mal accompagnate”!
Miriana era in lacrime al pc, la lite con Marco era stata molto intensa, spinte, urla e parolacce erano state protagoniste del diverbio, era stata tradita purtroppo, l’aveva scoperto tramite un amica in comune: avevano visto Marco con una ragazza in disco quando lei sapeva che invece non usciva perché era stanco. Per Miri una cosa del genere era imperdonabile, una vigliaccata, non poteva far altro che chiudere la relazione, dentro Miri si nascondeva un insicurezza di fondo, voleva piacere a tutti i costi, era ciò che gonfiava il suo ego più di ogni altra cosa al mondo, ma ogni volta finiva alla stessa maniera: quando stava per innamorarsi arrivava lo stronzo di turno che la tradiva. Stava spiegando la storia ad una sua amica quando venne contatta da quello, si, il vecchio amico del padre, quel tipo strano, grasso e vecchio che la sorprese la volta precedente e con cui aveva chattato un po’, le sembrava tranquillo ma non riusciva a capire perché la contattasse. “ Ciao Miriana tutto bene?”, questa la sua domanda, ma Miri non aveva voglia di rispondere, non sapeva come potesse aiutarla un uomo di quell’età, un tizio del genere, poteva sempre dirlo a suo padre e li si che le botte sarebbero state tanta. Oddio papà non era mai stato così interessato a sua figlia, perché proprio ora doveva cominciare a chiedere? Naaaa era un ipotesi poco realistica. Così gli rispose, in maniera vaga, senza far capire troppo, ma Pino capì cos’era successo, ed era felice, incredibilmente ora si sentiva più vicino a lei, la rincuorava, la tranquillizzava, coccolava, mentre il suo cazzo schizzava dalle mutande per ogni suo smile, per ogni sua risata, per ogni segno di accondiscendenza da parte della piccola ragazzina tettona, prese il cazzo in mano, lo segava velocemente, voleva scriverle “ Mamma mia quanto sei bonaaa”, voleva urlarglielo ma non poteva e si limitava a risponderle e farle compagnia. Miriana arrivò a confidarsi quasi totalmente, era incredibile come quell’omone grande e grosso suscitasse in lei sicurezza, fin quando poi giunse la domanda che proprio non si aspettava: “Ti va di parlarne davanti a un caffè?”.

Capitolo 11
“Dovrebbe andar bene”! Era davanti allo specchio, un paio di jeans e un top nero, non era certo un appuntamento galante quello dove stava per andare, un vecchio amico di suo padre, o meglio ancora un conoscente, un perfetto sconosciuto che però era riuscito con due parole a convincerla, non se ne capacitava ancora, forse l’aveva presa alla sprovvista, forse due parole con una persona neutra l’avrebbero aiutata ma fatto sta che Miri stava per prendere un caffè con Pino. Si erano dati appuntamento qualche isolato più in la, proprio per non farsi vedere dai genitori, chissà come avrebbero potuto prenderla, per fortuna non sono tipi che fanno molte domande, lei aveva sempre avuto tanta, forse troppa libertà e in quel momento non capiva come mai ma il cuore le batteva molto, andare contro i genitori è sempre motivo di eccitazione, il tabù attira, specie una ragazzina viziata e annoiata come lei, pensava a questo mentre rifiniva il trucco….rossetto rosso acceso, un po’ di phard e mascara sulle ciglia. Scese di casa, cominciò a camminare mentre il cuore le batteva forte, si sentiva in un’altra dimensione, tutto attorno a lei era silenzioso. Vide la macchina del vecchio, non poteva ancora crederci mentre alzava il passo, si guardò intorno per rendersi conto che nessuno l’aveva vista, solo pochi passanti, sconosciuti sicuramente e non avrebbero fatto caso alla cosa, almeno così pensava, potevano essere scambiati per nonno e nipote o al limite per zio e nipote, anche se la differenza d’età era notevole; arrivò allo sportello, aprì rapidamente senza guardare dentro e si fiondò in auto, chiuse lo sportello rapidamente, solo allora si girò verso di lui che la stava già guardando: era come se lo ricordava anche se lo aveva visto poche volte e il profilo facebook conteneva solo la foto profilo, un uomo davvero anziano, per quell’occasione sembrava essersi preparato fin troppo bene per uno che vuole solo consolare. Indossava una giacca di lino grigia di dubbio gusto, una camicia bianca i cui bottoni erano messi a dura prova a causa del pancione e un paio di pantaloni gessati neri, non era di certo un bello spettacolo ma nonostante ciò Miri non sembrava disturbata, era solo agitata, il cuore le batteva forte, lui la guardava vistosamente agitato, lei gli accennò un sorriso: “Ciao”!
Pino era palesemente nervoso, non riusciva a sciogliersi mentre il silenzio dominava nella vecchia 206, ogni tanto le lanciava uno sguardo con la coda dell’occhio: era bellissima, era così fresca, così profumata, quelle labbra così morbide e dolci, accompagnate dal rossetto chiaro che le rendeva ancora più invitanti, per non parlare di quei seni, così grossi, quasi “strani” su quel corpo minuto, ma perfettamente sinuosi, gonfiavano il top della ragazzina rendendola così abbondante, così tonda…mmmm stava per avere un erezione nelle mutande mentre sudava dalle tempie; prese coraggio: “Allora, come stai oggi?”
Miriana vedeva il vecchio sudare, lo vedeva nervoso, sentiva il suo odore forte, di stantio, si sentiva osservata, ma la cosa non la disturbava stranamente, rispondeva alle sue domande, parlavano molto e cominciarono a scherzare, lui era sempre un po’ impacciato, ma questo incuriosiva Miriana che non si capacitava di un comportamento del genere da parte di un uomo così anziano, non si era mai affacciata al loro mondo, con il nonno i rapporti erano freddi, con il padre manco a dirlo, ora si sentiva rassicurata e…quello sguardo che cadeva ogni tanto di lui la faceva sentire bene, si sentiva apprezzata, poteva parlare, sfogarsi, vide che il vecchio prese la tangenziale: “Dove andiamo”? Chiese dubbiosa, “ Bhe non possiamo stare dalle nostre perché…” Pino si bloccò, dire che scappava dagli sguardi indiscreti dei suoi amici, di suo padre, era rischioso, lei pensava che quello fosse un incontro amichevole, per lui era un sogno starle solo così accanto, il cazzo nelle mutande esplodeva, faticava a nascondere l’eccitazione mentre guidava, ringraziava se stesso per aver messo la giacca che copriva fortunatamente il pacco, guardò verso la ragazza, non chiese ulteriori spiegazioni sul perché andassero fuori città, anzi, la vide sorridere.
Arrivarono in una località marittima, una bella giornata calda, un bel sole, poca gente e un bel bar discreto, con terrazza sul mare dove mettersi in disparte e ammirare quella figona, gli argomenti principali erano finiti, avevano parlato di scuola, di parenti, di amici, della città precedente di Miriana, ora si stava creando un po’ di silenzio imbarazzante. Pino parcheggiò vicino al bar, uscirono dall’auto, lui la raggiunse e cominciarono a camminare vicini verso il bar in una situazione un po’ paradossale: un vecchio attempato grassone con accanto una ragazzina giovane e sexy, due mondi così diversi che si incontravano, che stranamente erano incuriositi l’uno dall’altro.
La situazione nel bar era imbarazzante, Miri si vergognava un po’ a presentarsi con quell’uomo, qualche cameriere guardava incuriosito ogni tanto mentre i due erano seduti ad un piccolo tavolino nell’angolo, il bar fortunatamente era mezzo vuoto e a parte qualche sguardo si poteva parlare tranquillamente, Miri prese un espressino freddo mentre Pino un caffè ristretto, non ne aveva manco voglia a dire la verità, era troppo concentrato a seguire le labbra di Miriana mentre gli parlava del suo ex, di quanto fosse bastardo, di quanto i maschi siano stronzi. Pino non faceva altro che annuire, non sapeva cosa dire, o meglio, le avrebbe detto tante cose, il solo fatto di esser li con lui lo stava facendo innamorare, era così felice, così tentato di abbracciarla, era seduto alla destra di Miriana, allungò le gambe sotto il tavolo, il suo ginocchio tocco il suo, arrossì, lei se ne accorse, ma non scostò le gambe, il cazzo di Pino cominciò nuovamente a gonfiarsi, lei parlava tranquilla ma lui pensava solo al suo corpo, al suo bellissimo viso mediterraneo, a quello sguardo penetrante e a quella scollatura imponente, i camerieri guardavano Miri ovviamente, impossibile che una ragazza del genere passi inosservata. Lei notava gli sguardi di lui ma non la disturbavano, per lei l’importante era parlare, lui aveva un espressione così genuina, così sincera, il cuore di Miriana batteva forte e non capiva perché, si sentiva a suo agio, si sentiva potente, strinse i gomiti sui seni involontariamente, Pino deglutì, lei lo capì…e sorrise.

Capitolo 12
Uscirono dal bar, ovviamente tutto offerto da Pino, Miri parlava ancora del suo ex, delle sue giornate, si esprimeva come non aveva mai fatto prima in vita sua, quel vecchio le dava sicurezza, le permetteva di parlare di qualsiasi cosa, entrarono in auto, Pino sapeva che accendere la macchina ora significava tornare a casa, far finire il sogno ma lui non voleva, desisteva, temporeggiava, faceva domande, si metteva comodo, il suo cuore era impazzito. Miriana era rivolta verso di lui, schiena appoggiata al finestrino, gli parlava guardandolo negli occhi mentre Pino faceva fatica a mantenere il contatto visivo, sudava, ansimava, l’erezione diventava sempre più imponente, si sentiva un ragazzino, niente gli importava in quell’istante, poteva passare chiunque, lui stava troppo bene, troppo eccitato, troppo estasiato, “Miriana il tuo ex è stato un pazzo, io non tradirei mai una ragazza bellissima come te”! Miri rimase scioccata, non sapeva cosa rispondere, vide lo stato dell’uomo, percepiva la sua eccitazione mentre anche lei cominciò a sudare, i finestrini erano chiusi, il caldo diventava estenuante: “Puoi accendere la macchina che apro il finestrino” disse Miri, ma Pino non rispose, continuò a fissarla provocando in lei un miscuglio incredibile di sensazioni, “Miriana sei troppo bella, io ti voglio!!” Esclamò improvvisamente Pinuccio e si fiondò verso la ragazza, il suo braccio destro prese la nuca della ragazzina e la tirò a se, verso il suo viso, Miri non riuscì a opporre resistenza e si ritrovo con le sue labbra attaccate a quelle del vecchio, che prese a baciarla vogliosamente, il braccio sinistro del vecchio finì sulla sua coscia e stringeva possentemente, le sue labbra mangiavano quasi le labbra della ragazzina, dal canto suo Miri era rimasta con le braccia inerme, gli occhi spalancati dallo stupore, il cuore a mille, non riusciva, non VOLEVA quasi opporsi, lentamente chiuse gli occhi e si lasciò baciare, incapace di ribellarsi a tale passione. Pino assaporava quella labbra con gusto, finalmente, gli sembrava di sognare, sentiva il loro calore, la loro giovinezza e morbidezza, azzardò un po’ di lingua, la fece penetrare nella bocca di lei, cercando la sua, la incontrò, la accarezzò, iniziarono a intrecciarsi, lei ci stava, ormai lo percepiva, la ragazzina non si opponeva, la sua mano sinistra passò dietro il fianco di Miriana, lo strinse, passò sul suo lombare, la cinse e la tirò a se, Miriana non si oppose e in una frazione di secondo si trovò a cavalcioni su quel omone che le insalivava la bocca, poteva sentire il suo pancino premuto contro l’enorme panciona del vecchio, lo sentiva sudare, sentiva il suo odore forte, ma non la disgustava, si sentiva protetta la nostra, il cuore le batteva, sapeva di sbagliare, sapeva che quell’uomo era brutto e vecchio, ma stava bene, lo lasciò fare, le sue braccia ora erano dietro al collo del grassone. Lui aveva il cazzo che premeva da morire, gli faceva male per quanto era duro, le sue mani stringevano le natiche perfette della piccola donna, erano così tonde, così piene e fresche, le avrebbe strappato i jeans se solo avesse potuto, ma si limitò a baciarle il collo, partendo dalla guancia, tanti piccoli bacini, poi lo leccò avidamente scese, arrivò a quel enorme solco tra le montagne, ci infilò la testa dentro e morse avidamente, gli sembrava un tuffo nel paradiso. Miriana gli teneva la testa pelata con la mano destra, stava sudando, sentiva i denti del vecchio sui suoi seni, aveva gli occhi chiusi: “mmm” ansimava leggera e lo lasciava fare, il vecchio con l’indice mise un dito nel solco e abbasso il top scoprendo le tettone coperte da un reggiseno bianco, si fermò senza dir nulla, non guardò Miriana in viso, fissava solo quei seni, sbavava quasi, la sua mano destra afferrò il seno sinistro ancora coperto, cominciò a massaggiarlo, alzò lo sguardo verso di lei, lei lo guardò, stupefatta, con la bocca aperta, lui ritirò la mano, lei si staccò improvvisamente e tornò al suo post, si sistemò il top, aveva tutto il rossetto sparso sul viso, la matita agli occhi si era spalmata sugli zigomi, ansimava, lui guardava davanti, sperando che nessuno avesse visto.

Capitolo 13
Ripresero la tangenziale…il silenzio regnava in auto, Miriana si era risistemata il trucco come poteva, Pino era un pezzo di ghiaccio, rosso in viso e con l’erezione ancora in corso. Quello che era successo prima era stato fantastico, non se ne capacitava ancora mentre ogni tanto spiava Miri con la coda dell’occhio, voleva decifrarla, capire cosa pensava ma non ci riusciva, voleva dire qualcosa ma non sapeva cosa, la mano destra fremeva, sarebbe volentieri passata dal cambio alla coscia della ragazzina ma cercava di resistere. Miriana era ancora sconvolta, non si capacitava con se stessa: aveva pomiciato con un vecchio, un orribile vecchio uomo, sperava che nessuno avesse visto ma la cosa che più la sconvolgeva era che: le era piaciuto, inutile mentire a se stessa, l’umidità sul suo inguine parlava da sola, aveva trovato la cosa eccitante, forse era proprio per questo che era così pensierosa, aveva sempre avuto bei ragazzi nella sua vita, giovani e profumati ma ora si trovava li in macchina con quello che poteva essere suo nonno, doveva capirlo che lui in realtà voleva quello, gli uomini vogliono sempre quello da lei, ma lui sembrava diverso: l’aveva ascoltata, l’aveva capita, l’aveva messa a suo agio, forse per questo si sentiva così eccitata, così protetta, si scambiavano sguardi ripetutamente senza dire una parola. Lei forse si aspettava una qualche tipo di reazione da parte sua, ma prese l’iniziativa: “Forse tornare adesso a casa è un po’ rischioso”! Disse silenziosa guardando in avanti, “Non si preoccupano i tuoi genitori?”, “ Ma figurati, penseranno che sto con le mie amiche, al limite mamma mi manderà un messaggio per chiedere cosa faccio”, “Ho capito”, rispose Pino con freddezza, svoltò con la macchina, prese la complanare, erano le 18 di un pomeriggio afoso e doveva trovare un luogo tranquillo dove poter stare con la sua giovanissima amante, ma la complanare era piena di gente che scendeva verso le spiagge del Salento. Era nervoso Pino, sentiva come se quell’occasione non potesse perderla, cercava e cercava, in un silenzio quasi surreale in quella macchina. Miriana sentiva il suo nervosismo, sentiva la sua eccitazione, anche lei si sentiva così, voleva trovare un posto al più presto, non farsi vedere in giro con lui, poteva esserci qualcuno su quelle spiagge che la conosceva ed era l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto in quel momento, si guardava intorno e fu lei ad avere l’illuminazione, puntò il dito sulla destra: “ Li forse andrebbe bene”. Indicava una strada stretta sterrata, che divideva un acquitrino in due e proseguiva in un piccolo boschetto, Pino non se lo fece ripetere due volte e prese quella strada, la percorse con prudenza addentrandosi sempre più fin quando vide una piccola rientranza nel boschetto, ci si infilò rapidamente: erano all’ombra, erano isolati…ed erano eccitati. Tirò su il freno a mano e si voltò verso di lei che a sua volta si voltò verso di lui, potette vederlo in tutta la sua agitazione, il suo sudore: la camicia era completamente coperta da aloni. Lei allungò le mani e cominciò a sbottonargliela, sentendo i suoi polpastrelli bagnarsi per ogni bottone che toccava. Pinuccio era sorpreso e felice, goffamente abbassò la cerniera del suo pantalone mentre Miri gli sbottonava ancora la camicia, mise la mano destra dentro, scavò nei suoi mutandoni e con difficoltà fece uscire il suo membro fuori, il secondo dopo si sbottonò anche la patta per stare ancora più libero. Miriana si bloccò: non aveva mai visto un cazzo del genere, era abituata a svariati peni, ma mai così, era così diverso, la cappella così viola, grossa e pulsante, le vene così evidenti, i peli bianchi sparsi ovunque, l’odore forte che si diffondeva rapidamente in auto, il suo cuore batteva forte, guardava quel cazzone a bocca aperta, non riusciva a capire quanto fosse lungo, ma di certo era più doppio, più vecchio e volgare di quello dei ragazzi con cui era stata sino a quel momento, la cappella le sembrava grossa come il pomello di una porta e sembrava quasi guardarla dal buco dell’uretra. Pino ormai aveva la faccia di un maniaco, la bocca semi aperta, gli occhi spiritati, ansimava, prese la mano destra di Miriana con la sua sinistra, la strattonò avvicinando la ragazzina verso di lui vicino al cambio e la mise sul suo pene gonfio, con l’altra mano abbassò bruscamente la bretella sulla spalla sinistra del top di Miri facendola arrivare sul fianco scoprendo così la sua tetta sinistra coperta del reggiseno, si fiondò sulla ragazzina oltrepassando il suo sedile e cominciò a leccarle il collo con più sicurezza rispetto a prima. Miri era ancora immobile, Pino la guardò: “ Dai su”!

Capitolo 14
Cominciò a segare piano, prendeva confidenza con quel grosso pene venoso mentre Pino continuava a frugare nel suo piccolo ma formoso corpo. La camicia era tutta sbottonata, il collo era bagnato e la bocca di Pino ciucciava avidamente la tetta sinistra. Lei ormai era eccitata e notò che lo era come mai prima: si sentiva protetta, capita, sicura. Con la mano libera cominciò a massaggiare la testa calva di quell’omone intento a leccarla tutta. Lui aveva il pene viola, le palle gonfie, non riusciva a pensare lucidamente, anni e anni di repressione sessuale svuotati addosso a una ragazzina innocente ma tremendamente arrapante, quel seno era così gustoso, gonfio e grosso. Succhiava con avidità, leccava i capezzoli roteando la lingua, gli occhi erano spalancati per non perdersi un centimetro di quella carne perfetta e invitante. Si staccò dal suo seno e riguardò lei che lo guardava a sua volta, cercavano di leggere i loro rispettivi sguardi ma i capezzoli turgidi di una e il cazzo in completa erezione dell’altro parlavano per entrambi. Pino afferrò la nuca di lei con la mano aperta, la presa era forte, spinse giù violentemente sul suo cazzo, Miri quasi sbattette su quel palo viola maleodorante, ma senza pensarci troppo aprì la bocca e cominciò a fare quel che già sapeva: succhiare un cazzo. Ma quello non era il solito pene giovane di un ragazzo sportivo, era di un uomo veramente vecchio, veramente grasso e veramente diverso da tutti quelli che aveva succhiato prima. Prese confidenza con la cappella facilmente, era grossa e pulsante nella sua piccola bocca che si inarcava per ciucciare come se fosse un biberon. Pino accompagnava con la mano il movimento della testa di lei, cercando di dettare il movimento, ma quasi si stupì di notare come lei fosse autonoma: la sua bocca e la sua lingua sapevano benissimo cosa fare e Pino non poteva fare altro che godersi il tutto, cercando di resistere a un orgasmo che si avvicinava sempre più velocemente, non poteva certo resistere a quel piccolo angelo dal fisico formoso, dal viso perfettamente simmetrico e morbido, a quella pelle liscia e candida. Proprio in quel momento sentì partire l’eiaculazione incontrollata, un primo fiotto invase la bocca della piccola, Miriana lo sentì arrivare diretto nella gola, verso l’epiglottide, tossì e cercò di liberarsi ma la mano di Pino premeva forte sulla sua testa tenendola bloccata, altri 4 lunghissimi fiotti invasero la sua bocca riempendola completamente: “Ahhhhh”! Pino si lasciò andare ad un profondissimo urlo liberatorio, un qualcosa che teneva dentro da troppo tempo che usciva con una violenza inaudita nella bocca di un innocente, o quasi, ragazzina che teneva gli occhi chiusi mentre quella melma calda riempiva la sua boccuccia. A quel punto la mano di Pino perse forza e Miri riuscì ad alzarsi bruscamente: aveva troppo sperma in bocca e non riuscì manco a ingoiarlo tutto. Cominciò a tossire forte, la sborra invase l’auto uscendo dalla sua bocca e precipitando sulle sue poppe e sull’auto di Pino, mentre lui la guardava ansimante appoggiato al sedile. Lei riprese lentamente fiato, aveva dei fazzolettini in borsa e li utilizzò per pulirsi la bocca mentre dal suo seno colava ancora sborra sul sedile: “Mamma mia ma quanto sborri”? Disse quasi sottovoce, ma con chiarezza, lui rimase quasi sorpreso dalla domanda e arrossì terribilmente, non sapeva cosa rispondere. Lei guardò il cell, mille messaggi come al solito tra i quali quelli del suo ex, ignorò tutto, guardò l’orario: 22:00? “Oh cavolo è tardissimo, devo tornare a casa”! Disse mentre cominciò a ricomporsi senza curarsi di avere ancora parecchio sperma sul seno, che di conseguenza macchiò il reggiseno. Pino pure fu come destato da un sogno, sobbalzò e mise in moto l’automobile, guardò ancora una volta verso di lei che stava abbottonando la camicetta per poi mettersi in marcia.
Miri si pulì per bene il viso, scambiava sguardi con Pino, sempre meno imbarazzanti, sempre più complici, lui era felice ma non riusciva a percepire cosa pensava lei. “ Ora a nanna vero?” Disse lui come se fosse il suo nonnino. Lei ricambiò con un semplice sorriso, guardando in avanti verso l’infinito. Pino era compiaciuto, il cuore gli batteva ancora forte ma prese coraggio, allungò il braccio e lo cinse dietro il collo della ragazzina tirandola a se, lei si fece trascinare sulla sua spalla arrossendo, si sentiva protetta, capita. Parlarono ancora come se nulla fosse del più e del meno mentre tornavano a casa in tangenziale, era buio, poche macchine in giro, lui le strinse dolcemente il seno mentre la teneva stretta a se, lei lo lasciò fare mentre alla radio risuonavano le note di careless whisper di George Michael.

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